giovedì 29 ottobre 2009

Urbanistica: istruzioni per l’uso

Alla rete cittadina auto regolamentata


Osservatorio Trasformazioni Urbane


Urbanistica: istruzioni per l’uso
SCHEDA

Vi è una difficoltà oggettiva, al di là dei limiti soggettivi, nell’esporre in modo semplice e comprensibile l’urbanistica e l’oggetto dei suoi studi e delle sue applicazioni. Della città non ci si limita ad analizzare caratterizzazioni dei suoli, vocazione territoriale, evoluzione storica dell’abitato o anche le strutture fisiche esistenti, distinte per funzioni, o la morfologia dei quartieri e degli isolati, il tracciato di strade e piazze, il verde, le attrezzature, i servizi etc.; comprendere i sistemi complessi come i luoghi dell’abitare umano significa affrontare la vita associata delle persone, con le loro abitudini consolidate, le relazioni, le attività, i movimenti, ovvero studiare la storia della società che si è insediata nelle città e nei borghi. Ogni trasformazione incide sulla vita degli abitanti modificando le relazioni sociali. La struttura del potere politico-economico fin dagli albori della storia della città ha sempre avocato il diritto di modellare il luogo dell’abitare consegnando la memoria di sé a importanti trasformazioni urbane, oltre che a importanti monumenti architettonici, palazzi e chiese destinati a celebrare dinastie, casati etc. Oggi tali poteri sottomettono le scelte urbanistiche ai loro affari e ai loro mercati e non si accontentano più di insediarsi nel baricentro della città, ma invadono con la speculazione immobiliare tutto il territorio. In mezzo tra il tempo dei granduchi e re ed il tempo della monetizzazione dell’esistente, nel nostro paese c’è stato un breve periodo storico, tra il 1948 ed il 1978, in cui si sono poste le basi anche giuridiche di una urbanistica intesa come disegno e governo pubblico dell’organismo cittadino, secondo il prevalente interesse pubblico. Tempo concluso dalla nuova urbanistica contrattata che ha disintegrato insieme alla rigidità dei vincoli, la nozione stessa di interesse pubblico. Da qui ci muoviamo come osservatorio perché pensiamo che solo una partecipazione cosciente della cittadinanza attiva può consentire il tornare ad una pianificazione ambientale e sociale della città. Per questo poniamo all’attenzione di tutti alcune questioni basilari dell’urbanistica.

Ciclo breve o traffico zero

Una nozione che ci viene mutuata dagli ambientalisti come quella del ciclo breve delle merci (che consente una migliore tracciabilità della filiera produttiva, una riduzione del traffico o dunque di tempo e denaro) può essere applicata all’urbanistica attraverso una generalizzazione del problema; esiste negli spostamenti delle persone in città, per necessità o per svago, una dissipazione di energia psicofisica, combustibile, tempo e denaro insostenibile. Si possono ovviamente studiare modi alternativi degli spostamenti, ma occorre soprattutto lavorare sulla struttura dello spazio, riducendo le distanze, ovvero i percorsi, studiando cicli brevi tra le abitazioni e i servizi essenziali, che devono essere ricondotti alla dimensione del vicinato di quartiere, dove è ragionevole (asili, scuole di base, palestre, uffici postali, servizi sociosanitari di base etc.) e collocare le strutture di servizio a dimensione cittadina lungo percorsi ben serviti con mezzi pubblici e facilmente raggiungibili da ogni parte della città. La raccolta dei rifiuti “porta a porta” differenziata è stata sufficientemente divulgata e compresa nella sua utilità, altrettanto utile, ma per ora per niente praticato, sarebbe il trasporto delle persone verso luoghi di lavoro e di studio mediante un sistema di mezzi collettivi, in dotazione alle aziende e alle scuole, che raccolgono studenti e lavoratori nei loro quartieri per trasportarli nei luoghi di destinazione. Cicli brevi non solo delle merci, ma anche delle persone possono ridurre sensibilmente lì eccessivo traffico privato cittadino.

Crescita zero, ovvero minor consumo di territorio

Rinunciare a estendere la città significa ottenere notevoli risparmi di denaro pubblico in termini di riduzione dei costi di reti elettriche, idriche, di servizi di spazzamento etc Riduzione di percorsi significa ancora una volta risparmio energetico. Anche per quel che riguarda il ciclo dei rifiuti si può ottenere un notevole risparmio se pensiamo al territorio come bene esauribile e dunque selezioniamo insediamenti nuovi. L’impianto di nuove aziende di grande produzione, di grande commercializzazione, di grande consumo dovrebbe essere condizionato non solo dalla possibilità di un buon servizio di trasporto collettivo, assicurato dall’azienda interessata, ma dovrebbe essere verificato anche il ciclo dei rifiuti e lo smaltimento degli imballaggi che non devono gravare sulla collettività. Oggi le città, e Livorno non fa eccezione, hanno all’interno delle zone costruite anche aree ex industriali, ferroviarie, militari etc. che hanno perso la loro funzione originaria e che, se ben utilizzate per pubblico interesse, potrebbero consentire di ridisegnare città a crescita zero e a basso consumo, con una migliore distribuzione dei servizi.

Risocializzazione della città

La città si è desertificata: la rete fittissima di relazioni storicamente stratificate è strappata in più punti e la ricchezza della vita relazionale urbana si è notevolmente ridotta. In questo contesto la paura dell’altro ha sostituito più facilmente il rapporto e il confronto con l’altro. I pochi interventi di rivitalizzazione del sistema commerciale storico con interventi di pedonalizzazione e di animazione di strada cercano di resistere alla marginalizzazione dell’originario centro commerciale distrutto dalla concorrenza degli ipermercati nati ai bordi della città. Ma appena le luci si spengono appare impietosa la verità di centralità destituite del loro ruolo economico e sociale. Anche i parchi cittadini, fatta eccezione per qualche villa urbana, pochi, sconnessi, e mal curati di giorno sono poco frequentati e di notte sono punti di ritrovo marginale dei marginali. Certamente non funzionano quasi più come centri di incontro e socializzazione. Oltre alla pedonalizzazione di strade e di piazze invase dal traffico per restituirle ad un nuovo ruolo di ri-socializzazione, bisogna costruire centri sociali pubblici, centri civici di risocializzazione.

La qualità urbana: passeggiate cittadine
Il concetto di sito di qualità paesaggistica da proteggere e salvaguardare si applica benissimo alla città e non solo alle zone naturalistiche. Passeggiare in un centro storico ben restaurato e dunque vitale è gratificante; percorrere un viale alberato o camminare nel verde cittadino attrezzato, se c’è, è una esperienza piacevole. Passeggiare in piccole vie pedonali, ombreggiate dagli alberi e dalle siepi dei giardini che si intuiscono oltre i muri è emozionante come camminare dentro una architettura di qualità, che non si sostituisce facilmente con qualche lampione e qualche panchina. Proteggere e valorizzare il sistema dei borghi storici, costruire secondo criteri di qualità, trasformare la città mantenendo leggibile il disegno storico urbanistico è importante quanto salvaguardare colline e coste. Aumentare il sistema dei parchi e del verde diffuso è essenziale non solo per la salute, ma anche per il benessere generale dei cittadini.


Livorno 23 marzo 2oo9

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