domenica 24 gennaio 2021

LA VICENDA DEL PARCO URBANO SCAMBIATO PER AREA EDIFICABILE


Articolo di Tommaso Tocchini pubblicato sulla rivista Ecologia Urbana.


La costruzione del nuovo blocco ospedaliero di Livorno, in un’area sottratta al Parco Pubblico prossimo al complesso ospedaliero storico, è l’oggetto dell’accordo sottoscritto il 10 Giugno 2020 da USL6, Regione Toscana, Comune di Livorno e perfino dalla Soprintendenza A.B.A.P. che, si ricorda, è l’organo periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che avrebbe il compito istituzionale di tutelare il patrimonio architettonico, paesaggistico, storico e artistico oltre a cooperare con la Regione e gli enti territoriali per la sua valorizzazione.

Il Parco coinvolto nel progetto, si trova sulla direttrice dell’acquedotto Leopoldino, in prossimità della “Gran Conserva”, ovvero il Cisternone, realizzato come gli altri due capisaldi del sistema di approvvigionamento idrico della città  ( il Cisternino di città e il purgatoio di Pian di Rota )  nella prima metà dell’800 dall’architetto Pasquale Poccianti, lungo il viale e “passeggiata” degli Acquedotti, oggi viale Carducci.  

Il Parco, conosciuto come Parterre, anch’esso progettato da Poccianti, primo esempio di parco pubblico in Europa, fu realizzato a protezione e valorizzazione del Cisternone, come espansione della fascia di verde della passeggiata che usciva dalla città in storica in direzione delle sorgenti; negli anni 80 il parco fu ampliato, ad est, con un’area compresa nei parametri urbanistici per l’intervento residenziale attuato sull’area di demolizione di buona parte degli stabilimenti della ex Pirelli adiacente ad esso; questa zona ceduta al Comune di Livorno, fu naturalizzata ed attrezzata con spazi ludici e l’intero parco rinominato Parco Pertini, secondo il progetto dell’architetto paesaggista Guido Ferrara.

L’area pertanto si connota come zona di particolare pregio urbanistico e culturale ed un bene ambientale per le essenze arboree presenti e per l’architettura del verde del parco, insieme ai fabbricati contemporanei alla realizzazione del viale di epoca ottocentesca.

Le sopracitate considerazioni, ed il dovuto riguardo alla tutela e salvaguardia del parco, e dell’immagine storica presente per tutto lo sviluppo del viale Carducci, compresi gli edifici rimasti dell’opificio Pirelli (complesso tutelato come archeologia industriale), devono indurre a rivedere la collocazione del nuovo ospedale prevista dallo studio di fattibilità.

L’integrità dell’intero Parco Pertini va infatti conservata e mantenuta e con questa tutte le attuali aree permeabili e tutte le essenze arboree presenti, comprensivo dell’area ludica eseguita dal Comune di Livorno sull’area ex Pirelli; ciò e soprattutto in considerazione che esistono all’interno dell’attuale perimetro ospedaliero superfici già asfaltate o edificate da liberare dove inserire il nuovo progetto di struttura.  E ad ulteriore motivazione va considerato che la posizione prevista per una volumetria così importante (il prospetto è di circa 100 m x 16 m), priva totalmente il parco dell’intera parte più recente e delle sue attrezzature, ed essendo posta a ridosso dell’ottocentesca sua parte storica, ne pregiudicherebbe fortemente anche l’apertura visuale e la luminosità, garantita dall’ampio circo di pattinaggio, condizionandone la godibilità e l’uso con la sua presenza incombente.

Il concetto di patrimonio comune e storico coinvolge non solo i monumenti e gli edifici di un territorio ma anche il suo paesaggio naturale o costruito, elementi che sono intrinsecamente connessi nel processo storico che va avanti, ma che di questi valori deve far tesoro specialmente allorquando costituiscano parte rappresentativa di una città e luogo vitale e tradizionale dei suoi abitanti, ed il parco Pertini/Parterre lo è.

Ridurre le aree verdi e ipotizzare nuove edificazioni ci sembra, inoltre,  una scelta incapace di cogliere quel rinnovato e forte interesse per le questioni ambientali, espresso anche e soprattutto dalle giovani generazioni, il cui futuro dovrebbe stare a cuore a chi opera scelte che inevitabilmente si ripercuoteranno lungamente sull’assetto urbano futuro.

In questa vicenda emerge anche l’incapacità o la rinuncia, in fase di progettazione, a confrontarsi con il contesto e ad affrontare un processo più complesso di comprensione attraverso l'osservazione e l'ascolto, a chiedersi cosa rappresenta l’impianto ospedaliero storico e come questa permanenza può dialogare con una nuova fase di ampliamento e ristrutturazione che consenta di stratificare funzionalmente in continuità anche il contrasto di linguaggio tra il patrimonio storicizzato e gli indirizzi funzionali contemporanei della cultura architettonica.

La soluzione scelta, dettata dalla semplificazione e dall’adozione di un modello standard che si cala facendosi spazio in un contesto fragile e prezioso, non prelude certamente a costituire motivo di orgoglio cittadino (come lo fu peraltro per la realizzazione dell’attuale ospedale) ma ribadisce una tendenza locale alla massima convenienza dell’attività edilizia, sia privata che pubblica, lasciando intravedere una prospettiva speculativa nella separazione fisica del nuovo dall’ospedale storico, che al di la delle buone intenzioni ventilate dalle autorità locali per un loro riuso sanitario e sociale, rimarrà una preziosa risorsa immobiliare da convertire in mano ad un soggetto di fatto privato che è l’Azienda USL.

 

Non si affrontano qui gli altri aspetti controversi della questione legati al rispetto degli strumenti urbanistici o la loro corretta gestione, alla giusta interpretazione delle nuove esigenze dell’organizzazione sanitaria, od alla salvaguardia del patrimonio comune e storico rappresentato dal vecchio nosocomio, alle pesanti ripercussioni di questa soluzione sull’assetto viario, cui come Osservatorio abbiamo dedicato numerosi interventi.

È certo che se dovesse realizzarsi questa previsione infausta la città subirebbe una profonda ferita per l’incapacità di leggere il suo tessuto e la sua anima, perseguendo in una gestione urbana e del territorio distratta miope.

TT per  O.T.U.  (Osservatorio delle Trasformazioni Urbane,)


 

TABELLA PARCO PERTINI/PARTERRE

 

superficie totale

mq 40.200

superficie a prato

mq 17.800

piante altofusto

n. 810

Macchia mediterranea

mq 2.630

piante a siepe

mq 810

parcheggio verde

mq 1.265

superfici pavimentate

mq 11.406

principali essenze arboree o arbustive

leccio, pino domestico, bagolaro, magnolia, tiglio, palma delle canarie, pioppo nero, ippocastano, platano, acacia rustica, acacia dealbata, canfora, cipresso, uscus, cotonaster, viburno, corbezzolo, mirto, alloro,  plumbago

tipologia d'uso

ricreativo - culturale

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


 

I dati della tabella sono dello stato attuale dell’intera area del parco Parterre/Pertini.

L’area che verrebbe sottratta al parco corrisponde pressoché all’ampliamento degli anni 80: complessivamente circa 19.550 mq di cui 11.000 mq di superficie pavimentata ( i percorsi e il circo di pattinaggio ) 7.600 mq  aree a verde, sistemate a prato con bordure fiorite e un’ampia fascia a macchia mediterranea e oltre 150 albera