Variante del Porto di Livorno: una
scelta sbagliata.
Livorno 3 settembre 2014
di Paolo Gangemi
per l’Osservatorio
Trasformazioni Urbane
La variante legata al nuovo piano
portuale rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro urbanistico della
città, e dunque deve costituire un elemento di confronto e discussione per i
cittadini livornesi.
La variante non ci piace per molti
motivi, il primo e più importante dei quali è che è fuori dalla revisione
imminente del piano strutturale, del quale peraltro, dopo l’adozione, si sono
perse le tracce. Poiché è zona d’interesse strategico, meritava un maggior
coinvolgimento della città, mentre il dibattito e rimasto confinato nella
cerchia dei portatori d’interesse diretto.
L'aspetto più grave e però la
concezione della variante, che va in aperta rotta di collisione con il piano
regolatore vigente, di cui modifica radicalmente l'impianto.
Infatti, nell'attuale strumento
urbanistico, la porta a mare rappresenta il cardine per la ricomposizione
dell'ambito urbano con quello portuale (comprende l'ex cantiere, porta a mare e
stazione marittima). Con la cancellazione di questo obiettivo centrale, viene
completamente stravolta la filosofia generale del piano, trasferendo l'area dal
sistema insediativo, al sistema portuale
e delle attività, e come ovvio, il nuovo e diverso inquadramento modifica
prescrizioni e normative. Anche la Bellana passa da area a servizi nel sistema insediativo, all'area portuale. L’insieme di
queste scelte determina modifiche all'intero impianto del PS e RU,
producendo tra l'altro un aumento dei vani totali, da 15300 a 17700 mq.
Salta all'occhio che nella nuova
stazione marittima, che ingloba anche la Fortezza vecchia, nella tipologia
commerciale si passa da 3500 a 12500 mq, mentre il turistico ricettivo aumenta
di poco da 10000 a 11000 mq.
Con la crisi economica che ha messo in
ginocchio la città ci vorrebbero nuove idee, invece l'unica strategia
ricorrente (e perdente) pare sia quella di creare nuovi centri commerciali, con
poca fantasia e lungimiranza. In definitiva le modifiche contenute in variante
che ridefiniscono il territorio cerniera tra il porto e la città, rimettono in
discussione, il vecchio impianto pregiudicando il futuro piano di riassetto
della città. Non sembra una buona idea; anche se i dati numerici sono tutti da
verificare con la nuova l'amministrazione comunale, perché a furia di varianti,
è difficile tenere il conto. La mancata osservanza della normativa del PRG, che
imponeva verifiche annuali dello stato di attuazione, mai fatte dagli uffici di
urbanistica (come è emerso nell’incontro tra OTU e l’assessore all'urbanistica
Grassi, presente il dirigente Chetoni) con il rigore e la puntualità
necessaria, hanno reso ancora più complicato il conteggio delle superfici
realizzate e le quantità residuali in progetto.
Da ultimo una nota merita la questione
della Bellana, progetto lanciato alla fine degli anni 70, giunto
all'approvazione a metà degli anni 80, affondato all'epoca a grande
maggioranza, che riaffiora come un inquietante fantasma, mentre il progetto
porto Mediceo, viene continuamente bloccato e sabotato.
Livorno non possiede architetture
eccellenti, tolte poche eccezioni come la Fortezza del Sangallo, le Terme
liberty qualcosa di neoclassico, il grattacielo di Michelucci, le prime case
popolari della Rosa, e poco altro di memorabile. In Toscana c'e' di meglio.
Tuttavia ha un impianto storico
urbanistico cinquecentesco unico, sopravvissuto a distruzioni belliche e
ricostruzioni. Il sistema di fortezze bastioni fondaci e fossi che collegano il
grande porto Mediceo con il centro attraverso vie d'acqua navigabili, merita di
essere valorizzato e restaurato, per diventare un porto turistico di singolare
bellezza. Che senso ha costruirne un altro ex novo cementificando inutilmente
la costa?
Decisamente a nostro avviso, ci sono
troppi punti controversi da discutere e rivedere. Magari anche alla luce delle
previsioni del nuovo PRG da interfacciare al PRP.
Così come
le buone pratiche dell’urbanistica consiglierebbero e per dare tempo e
finanziamento al progetto di partecipazione dei cittadini livornesi, che hanno
diritto di discutere il piano di trasformazione della loro città.