mercoledì 8 dicembre 2010

Dopo il referendum del 28 novembre

È esperienza di ciascuno/a di noi essersi trovati, almeno una volta, a confrontarsi con qualcuno che, invece di stare sul terreno del confronto, parla d’altro. Così spesso ci siamo sentiti come Osservatorio Trasformazioni Urbane in questi mesi di dibattito sulla localizzazione del “nuovo ospedale”. Appunto di localizzazione parlavamo come O.T.U., criticando le scelta dell’area di Montenero basso, nel merito e nel metodo adottato per la sua individuazione.
Eravamo e siamo ancora molto preoccupati del fatto che a Livorno si compiano scelte di intervento sul tessuto urbano al di fuori di un chiaro e partecipato disegno urbanistico. Nel caso del “nuovo ospedale” non si tratta soltanto di un intervento “pesante” in una zona delicata del territorio, tra l’altro senza alcuna garanzia di disporre di risorse sufficienti per le infrastrutture viarie, si tratta anche di ipotecare il futuro di aree ed edifici di pregio, come l’area di viale Alfieri e la villa Rodocanacchi, la cui vendita sul mercato è indispensabile per recuperare parte delle risorse necessarie per la costruzione di un nuovo presidio ospedaliero. E si tratta di una vendita di patrimonio pubblico che, per essere appetibile sul mercato, dovrà essere “valorizzato”, cioè avere una destinazione urbanistica che renda l’investimento, per i privati, “conveniente”.
Abbiamo qualche dubbio sul fatto che una operazione di questo tipo possa ascriversi al “..concetto di utilizzare le opere pubbliche come movimentazione dell’economia cittadina” ( A. Cosimi: Intervento sui risultati del referendum).
Di fronte a queste preoccupazioni ci è stato più volte risposto che la posta in gioco è una sanità più moderna ed efficace, come se la qualità delle prestazioni dipendesse quasi esclusivamente dal contenitore entro cui si svolgono e come se chi è contrario alla localizzazione deliberata dalla amministrazione comunale non avesse a cuore la salute ed il benessere degli abitanti di questa città.
Non è così: pensiamo che per rispondere ad una giusta esigenza non ci sia una unica strada, quella individuata dalla Amministrazione e pensiamo anche che quando si assumono scelte caricandole dei caratteri di “emergenza” non si fa mai una operazione di respiro lungo, capace di guardare al di là del qui e ora.
Prendiamo atto con piacere che il Sindaco ha riconosciuto la necessità di individuare nuove forme di partecipazione. E tuttavia, proprio per la difficoltà di comunicazione già registrata, pensiamo si debba anche esplicitare il significato che si attribuisce al termine partecipazione.
Una qualche perplessità ci è sorta quando abbiamo ascoltato dal Sindaco una interpretazione del fenomeno astensione come “mandato di governare il problema all’Amministrazione comunale”: forse sui temi del rapporto governanti/governati, eletti/elettori/ ,democrazia rappresentativa/democrazia reale, affezione/disaffezione al voto sarebbe necessaria una analisi un pochino più raffinata. Ed ancora un’altra perplessità è sorta in noi quando , sempre il Sindaco, parlando dei ventimila cittadini che hanno votato per una diversa localizzazione ha affermato di ritenere “che sia giusto e normale avere un’interlocuzione, cercare di convincere tutti..” della bontà della scelta della Amministrazione.
Ma un confronto fertile non è quello in cui un interlocutore convince l’altro, bensì quello in cui si ha la capacità di individuare una terza via. Questo lo insegnano i veri professionisti della partecipazione, cioè coloro che hanno saperi e competenze per operare come facilitatori dei processi partecipativi.

Osservatorio Trasformazioni Urbane

CHI HA PERSO IL REFERENDUM SULLA LOCALIZZAZIONE

di Leonardo Bertelli

Dobbiamo essere grati ai 28.317 cittadini livornesi (giovani, anziani, stranieri) che il 28 novembre si sono recati nei seggi a votare, superando difficoltà di reperimento dei seggi stessi, notizie contraddittorie dell'ultima ora nonché il maltempo.
Essi costituiscono la base democratica e consapevole della cittadinanza su cui costruire il futuro attivo e partecipativo di una città che si è dimostrata, in larga parte, indifferente e rinunciataria a fronte di problemi di ambiente e assetto territoriale che devono interessare tutti nello stesso modo.
Dobbiamo farci carico noi, che abbiamo sostenuto il referendum, strumento ultimo a cui costretti a rivolgerci, per una mancata discussione e partecipazione in forme diverse, di non essere riusciti a far capire l'importanza dell'occasione referendaria ed i motivi per difendere con il voto le ragioni del si o del no in modo evidente e costruttivo.
Ancora una volta, ed anche questo è preoccupante per le sorti del sistema democratico in cui viviamo, i partiti, i sindacati, le associazioni che si sono schierate da una parte o dall'altra, non hanno avuto alcuna influenza sugli elettori e sono, ritengo, gli unici che escono sconfitti sonoramente dal referendum.
Il Sindaco ed i consiglieri comunali, tutti rappresentanti delle forze politiche che li hanno designati all'incarico, prendano atto della sconfitta, sconfitta della democrazia, e smettano, gli uni, di esaltarsi in una vittoria (?) che non c'è stata gli altri di tentare di giustificare una sconfitta (?) poco onorevole per tutti.
Solo piaggeria e “captazio benevolentiae” (in livornese ruffianeria e leccaculismo) può far dichiarare al Sindaco che sono “normali” coloro che non hanno votato, proprio lui che nel suo programma di governo aveva dichiarato di volere :
“.....superamento di una visione gerarchica..., idea della partecipazione come motore di cambiamento..., i cittadini non più solo destinatari delle azioni di governo, ma essi stessi azioni di governo..., la partecipazione si evolve a strumento per costruire e mantenere i legami sociali, per riaffermare e difendere una visione comunitaria del territorio...., Livorno “città della partecipazione”.
I cittadini che hanno votato, che hanno esercitato la loro sovranità popolare, sono i soli vincitori del confronto referendario, non intendono essere professionisti della partecipazione, compito che lasciano, pro tempore, al Sindaco, ai consiglieri comunali, ai dirigenti sindacali e delle associazioni, e rimangono in vigile attesa delle conseguenze del loro voto e delle successive occasioni di confronto a partire dal nuovo strumento urbanistico della città.

domenica 14 novembre 2010

A proposito di affermazioni infondate e di linguaggio di Daniela Bertelli

A proposito di affermazioni infondate e di linguaggio

Rossana Rossanda parla così del desiderio:” ..desiderio non è sogno, è lucido confronto fra noi e quel che abbiamo davanti, noi e i rapporti che ci sono costruiti attorno, si nutre della volontà di non accettarli, di cambiare.” (Il manifesto, 30 maggio 2010)
Avverto spesso il desiderio di cambiare i rapporti, nella vita quotidiana, nella politica ed è un desiderio che muove soprattutto dalla esigenza di avere confronti improntati sulla autenticità, non appesantiti da sospetti e livori, e fuori dalla logica di rigidi schieramenti. Per questo non mi piace il linguaggio usato dal Comitato del No, per come lo leggo sulle pagine del Tirreno del 13 novembre. Linguaggio “guerriero”, tutto improntato sulla logica della emergenza, sulla ipotesi che chi non è d’accordo sulla localizzazione del nuovo ospedale dia informazioni infondate, e che ci siano avvoltoi (i Piombinesi) pronti ad approfittare delle difficoltà e a “scipparsi” risorse.
Ed a proposito delle risorse, vorrei ricordare che nessuno regala i finanziamenti, e che la Regione si limita ad anticipare una cifra di 130 milioni di euro, che la ASL6 dovrà restituire con la vendita di gran parte del patrimonio, che è pubblico e quindi di tutti/e noi.
“..L'accordo definisce i rapporti e le azioni coordinate fra le parti per garantire la partecipazione di tutti i soggetti interessati al programma di interventi per realizzare il nuovo presidio ospedaliero in località Montenero e le opere infrastrutturali connesse (l'adeguamento della viabilità esistente, la realizzazione di adeguate rotatorie e svincoli, corsie preferenziali, piste cicl abili). Il costo complessivo del nuovo ospedale sarà di 266.892.000 euro, di cui 185.413.000 a carico dell'azienda 6 di Livorno, e 81.479.000 da risorse private (project financing). Il costo dell'adeguamento delle opere infrastrutturali ammonta a 15 milioni di euro..” (dal sito della Regione Toscana)
Gli atti ufficiali degli Enti parlano chiaramente di tale vendita, nessun atto ufficiale parla del loro destino: devono essere “valorizzati”, cioè diventare appetibili per il mercato, così come il mercato dovrà essere sollecitato per investire circa 80 milioni di euro nella gestione dei servizi (avendone, come è naturale, un ritorno economico).
È di questo , e di altro ancora, che più volte, come Osservatorio Trasformazioni Urbane , abbiamo dato informazione, e non mi sembra che siano affermazioni infondate, a meno che non ci si dica che ciò che è scritto nei documenti ufficiali non ha fondamento. Sarebbe grave.
Consiglio, anzi, a chi vuole essere informato, di procurarsi e leggere l’Accordo di programma siglato tra i diversi enti il 24 maggio 2010.
Non abbiamo mai espresso contrarietà alla realizzazione di nuove strutture ospedaliere, abbiamo argomentato le ragioni che ci portavano a dare un giudizio negativo sulla localizzazione del nuovo ospedale, ragioni di natura urbanistica, in primo luogo, di preservazione dei beni comuni, di metodo nella formazione delle scelte. Si può, ovviamente, non essere d’accordo sulle nostre posizioni, ma dove sta il pregiudizio da parte nostra? Penso anche che sollecitare una Amministrazione a programmare interventi importanti all’interno di una seria e partecipata pianificazione urbanistica sia non soltanto opportuno, ma anche doveroso, se il nostro sguardo non si limita al qui e ora.

Daniela Bertelli

13 novembre 2010

lunedì 8 novembre 2010

SI all’ospedale nuovo in Viale Alfieri di Daria Faggi

SI all’ospedale nuovo in Viale Alfieri.

Concordo con il direttore del Tirreno: è vero, ci avviciniamo alla scadenza referendaria in un clima di preoccupante distrazione. Ma anche la stampa cittadina si è distratta più di una volta, visto che tra l’altro, si è lasciata sfuggire l’importate convegno sull’architettura ospedaliera, svoltosi recentemente a Livorno al Lem.
Per l’occasione l’ordine degli architetti di Livorno, ha messo a disposizione della città, relatori davvero competenti e relazioni documentatissime, per spiegare come devono essere progettati i nosocomi.
E stato ribadito più volte che le strutture ospedaliere sono così importati e centrali, per la vita di un territorio, da rendere imprescindibile un attento lavoro di pianificazione, affidato ad architetti e urbanisti.
Sindaco e assessori erano stati invitati, ma si sono defilati.
Eppure il convegno andava considerato come una occasione imperdibile, perché si è misurato con le più interessanti ipotesi e le più importanti realizzazioni di progettisti nazionali ed internazionali: sono state esaminate le più moderne proposte di organizzazione sanitaria, firmate da architetti del calibro di Le Corbusier (ospedale nuovo di Venezia) Renzo Piano ed altri.
E’ stato documentato tutto quello che si sarebbe dovuto fare, (e che a Livorno non è stato fatto!)
Mi permetto a margine di chiarire alcune questioni che temo non siano state ben comprese nella nostra città.
Il nuovo ospedale previsto a Montenero, così come quello che in precedenza era stato progettato per Viale Alfieri (vedi progetto Mariotti) sono stati concepiti come strutture ad alta intensità di cura, che prevede degenze assai brevi. Però in Viale Alfieri a differenza di Montenero era prevista anche una risposta adeguata al problema dell’invecchiamento della popolazione e alle sempre più frequenti malattie croniche ed invalidanti, e non solo il blocco per le malattie acute.
Era infatti previsto un padiglione per la riabilitazione e ben tre per la bassa intensità di cura da ricavare nel vecchio ospedale ristrutturato (con altri 200 posti letto in aggiunta ai 450).
Va inoltre confutato con decisione un equivoco pericoloso sulla presunta miglior fruibilità in assoluto di una struttura periferica.
Come è stato spiegato molto bene nel convegno, ogni delocalizzazione va attuata solo dopo adeguati studi di pianificazione: l’ideale è reperire un’area ben centrata nel territorio comunale e provinciale di utenza, area posta su assi di comunicazione principali aperti in tutte le direzioni.
E’ inoltre necessario avere a disposizione molto terreno in eccedenza per i futuri adeguamenti e ampliamenti.
Appare del tutto evidente anche ai profani che Montenero con corrisponde a queste indicazioni, trattandosi di un’area collinare assolutamente non centrale, mal servita da una rete viaria inadeguata e assai delicata dal punto di vista dei rischi idrogeologici.
A prescindere dal fatto che ci costa il doppio rispetto al previsto ospedale nuovo di Viale Alfieri: molto meglio allora l’attuale destinazione del PRG vigente.
In conclusione ci pare chiaro che il deficit di confronto e partecipazione è prima di tutto colpa dell’amministrazione comunale: apriamo un OPEN SPACE per mettere a confronto le diverse posizioni e smettiamola con questa fastidiosa comunicazione tra sordi, assai poco entusiasmante.

Daria Faggi
Osservatorio territoriale di urbanistica - Livorno

Livorno 5 novembre 2010

SUL REFERENDUM PER L'UBICAZIONE DI UN NUOVO OSPEDALE rompere il silenzio

SUL REFERENDUM PER L'UBICAZIONE DI UN NUOVO OSPEDALE
rompere il silenzio
Dobbiamo innanzitutto ringraziare il Tirreno per aver ricordato il referendum, imminente, quale momento, inusuale ma necessario, di partecipazione dei cittadini.
Non desidero entrare adesso nella polemica sul significato abrogativo o consultivo del quesito referendario, sottolineo solo che la lettera di tale quesito è chiaramente riferita ad un volontà abrogativa ( Vuoi abrogare la deliberazione ….?) , ma desidero sottolineare con forza che il referendum non è in alcun modo diretto a stabilire se sia necessario o meno costruire un ospedale nuovo, qualsiasi tentativo di dare tale senso al referendum è disonesto e del tutto estraneo al dibattito che si è sviluppato ( in modo più o meno “carsico” direbbe il Sindaco ) intorno all'argomento.
La questione oggi aperta è, in sintesi, solo questa : è urbanisticamente corretto e giustificato impegnare e ricoprire di asfalto e cemento circa venti ettari di superficie pedecollinare (Montenero basso) nonché modificare la destinazione d'uso di più di dieci ettari di aree centrali (l'attuale sede ospedaliera) e della maggior parte degli edifici destinati attualmente alle rete territoriale della salute , a cui si aggiungono i preziosi otto ettari della villa Rodocanacchi a Monterotondo, in contrasto con la pianificazione urbanistica vigente ed in assenza di un nuovo strumento urbanistico generale ?
Potremmo, come corollario, aggiungere che la parte migliore della disciplina urbanistica attuale tende a non consumare territorio, a recuperare e qualificare la città esistente, a tentare di soddisfare i fabbisogni di una popolazione in decrescita, a conservare e sviluppare gli spazi pubblici ed i servizi all'interno dell'esistente.
Appare inoltre scorretto trasformare il referendum in uno scontro tra partiti, che pure esiste ma che alla maggior parte dei cittadini livornesi non credo che in questa fase interessi, appiattendo il dibattito sulle dichiarazioni di questo o quel consigliere comunale o dirigente di partito.
Confrontiamoci sui dati e sui documenti.
Nell'accordo firmato da tutti gli enti ed istituzioni interessate si legge “ che per completare il processo di ristrutturazione in modo da raggiungere gli standard previsti dalla normativa di settore statale e regionale ….sarebbe necessario un ulteriore impegno finanziario pari a circa 66 milioni di euro, come si evince dallo specifico Piano Generale degli interventi 2008-2010 predisposto dalla Azienda USL 6 ed approvato con Determinazione del Direttore Generale n°952 del 14/11/2008 “
cioè con il cosiddetto “piano Mariotti” si sarebbe realizzato un nuovo ospedale nella sede attuale senza distruggere le nuove strutture realizzate negli ultimi dieci anni per cui sono stati già spesi circa 70 milioni di euro. Per il nuovo ospedale a Montenero serviranno invece almeno 267 milioni più quindici milioni per la viabilità, più circa venti ettari di terreno pubblico valutato, insufficientemente, 25 milioni di euro, gettando al vento le risorse fino ad oggi impiegate nella struttura esistente. Ci sono questi soldi ? No , per 40 milioni l'usl 6 dovrà contrarre un mutuo, per 137 milioni dovrà vendere gran parte dei propri immobili e terreni e per 81,5 milioni dovrà avvalersi di risorse private che dovranno essere adeguatamente remunerate, il costo del terreno verrà compensato demolendo l'attuale Pascoli e ristrutturando due vecchi padiglioni ospedalieri.
E perché per un un USL che comprende l'intera provincia e per un ospedale di interesse almeno provinciale non sono stati interessati anche gli altri comuni del territorio provinciale e gli oneri accessori sono solo a carico dei cittadini livornesi ? A chi conviene tutto ciò ?
Leonardo Bertelli architetto
Livorno 7 novembre 2010

sabato 6 novembre 2010

SI all’ospedale nuovo in Viale Alfieri di Daria Faggi

OSSERVATORIO TRASFORMAZIONI URBANE LIVORNESE

SI all’ospedale nuovo in Viale Alfieri.

Concordo con il direttore del Tirreno: è vero, ci avviciniamo alla scadenza referendaria in un clima di preoccupante distrazione. Ma anche la stampa cittadina si è distratta più di una volta, visto che tra l’altro, si è lasciata sfuggire l’importate convegno sull’architettura ospedaliera, svoltosi recentemente a Livorno al Lem.
Per l’occasione l’ordine degli architetti di Livorno, ha messo a disposizione della città, relatori davvero competenti e relazioni documentatissime, per spiegare come devono essere progettati i nosocomi.
E stato ribadito più volte che le strutture ospedaliere sono così importati e centrali, per la vita di un territorio, da rendere imprescindibile un attento lavoro di pianificazione, affidato ad architetti e urbanisti.
Sindaco e assessori erano stati invitati, ma si sono defilati.
Eppure il convegno andava considerato come una occasione imperdibile, perché si è misurato con le più interessanti ipotesi e le più importanti realizzazioni di progettisti nazionali ed internazionali: sono state esaminate le più moderne proposte di organizzazione sanitaria, firmate da architetti del calibro di Le Corbusier (ospedale nuovo di Venezia) Renzo Piano ed altri.
E’ stato documentato tutto quello che si sarebbe dovuto fare, (e che a Livorno non è stato fatto!)
Mi permetto a margine di chiarire alcune questioni che temo non siano state ben comprese nella nostra città.
Il nuovo ospedale previsto a Montenero, così come quello che in precedenza era stato progettato per Viale Alfieri (vedi progetto Mariotti) sono stati concepiti come strutture ad alta intensità di cura, che prevede degenze assai brevi. Però in Viale Alfieri a differenza di Montenero era prevista anche una risposta adeguata al problema dell’invecchiamento della popolazione e alle sempre più frequenti malattie croniche ed invalidanti, e non solo il blocco per le malattie acute.
Era infatti previsto un padiglione per la riabilitazione e ben tre per la bassa intensità di cura da ricavare nel vecchio ospedale ristrutturato (con altri 200 posti letto in aggiunta ai 450).
Va inoltre confutato con decisione un equivoco pericoloso sulla presunta miglior fruibilità in assoluto di una struttura periferica.
Come è stato spiegato molto bene nel convegno, ogni delocalizzazione va attuata solo dopo adeguati studi di pianificazione: l’ideale è reperire un’area ben centrata nel territorio comunale e provinciale di utenza, area posta su assi di comunicazione principali aperti in tutte le direzioni.
E’ inoltre necessario avere a disposizione molto terreno in eccedenza per i futuri adeguamenti e ampliamenti.
Appare del tutto evidente anche ai profani che Montenero con corrisponde a queste indicazioni, trattandosi di un’area collinare assolutamente non centrale, mal servita da una rete viaria inadeguata e assai delicata dal punto di vista dei rischi idrogeologici.
A prescindere dal fatto che ci costa il doppio rispetto al previsto ospedale nuovo di Viale Alfieri: molto meglio allora l’attuale destinazione del PRG vigente.
In conclusione ci pare chiaro che il deficit di confronto e partecipazione è prima di tutto colpa dell’amministrazione comunale: apriamo un OPEN SPACE per mettere a confronto le diverse posizioni e smettiamola con questa fastidiosa comunicazione tra sordi, assai poco entusiasmante.

Daria Faggi
Osservatorio territoriale di urbanistica - Livorno

Livorno 5 novembre 2010

lunedì 14 giugno 2010

Intervento Leonardo Bertelli (Osservatorio Trasformazioni Urbane)

LE BUONE INTENZIONI

Da quando, ai primi di ottobre del 2009, è iniziato una sorta di confronto a distanza tra il Sindaco (e alcuni assessori) ed i dissenzienti sulle scelte urbanistiche che hanno condotto alla localizzazione del nuovo ospedale, pur impegnandomi nel cercare di impedire l'infelice scelta, tuttavia avvertivo una specie di scontentezza, di fastidio, a trovarmi su posizioni così radicalmente contrarie a persone con cui avevo condiviso nel passato idee e battaglie, persone che anche recentemente nell'ultima fase elettorale amministrativa mi erano sembrate proporre alcune linee di governo non lontane da ciò che mi pareva desiderabile.
Sono andato quindi a rileggermi ciò che il Sindaco scriveva nel suo programma elettorale :
“insieme per governare il cambiamento...., superamento di una visione gerarchica..., idea della partecipazione come motore di cambiamento..., i cittadini non più solo destinatari delle azioni di governo, ma essi stessi azioni di governo..., la partecipazione si evolve a strumento per costruire e mantenere i legami sociali, per riaffermare e difendere una visione comunitaria del territorio...., Livorno “città della partecipazione”
“è finita l'espansione edilizia della città..., recupero del centro come motore autonomo dello sviluppo di Livorno...,la rinnovata identità non sarà caratterizzata da una sua espansione residenziale in aree non urbanizzate o individuate nei sistemi ambientali e/o agricoli...”
e, nelle dieci righe dedicate al Nuovo Ospedale, non si parla di delocalizzazione o di alienazione tramite valorizzazione della gran parte del patrimonio dedicato alla salute, ma di un Ospedale come nodo terminale di una rete, come una pedina di una rete integrata e coordinata tra i presidi ospedalieri nell'ambito del territorio livornese e dell'Area vasta.
Ma allora, visto l'evolversi degli avvenimenti, quanto enunciato nel programma era solo un elenco di buone intenzioni, non linee di governo su cui orientare la propria azione amministrativa, non una sorta di patto con i propri elettori, ma un contenitore di idee appetibili per i probabili elettori da abbandonare quando non servono più, specchietti per le allodole !
Ma allora i soli difensori del programma elettorale del Sindaco sono coloro che si sono trovati costretti a promuovere e sostenere il referendum contro la localizzazione dell'Ospedale nuovo e che hanno reso vero e perseguibile quanto era contenuto nel programma stesso!
Su tutto ciò dovrebbero riflettere le forze politiche che appoggiano l'azione di questa Amministrazione Comunale, e che rischiano di appiattirsi sui propositi della direttrice generale dell'ASL6, poco interessata agli effetti a catena che tali propositi inducono nell'assetto territoriale livornese , e che, dopo la firma dell'Accordo di Programma, ha dichiarato che il documento “blinda” gli impegni sottoscritti, da cui si deduce la vendita “valorizzata” di tutti gli immobili indicati indipendentemente dalle intenzioni espresse dal Sindaco sull'uso futuro degli edifici dell'attuale sede ospedaliera (poliambulatoriio, padiglioni) o delle strutture territoriali (via del Mare).
Invito il Comune a rendere consultabile l'intero Accordo “blindato” sul proprio sito, nel frattempo leggibile sul sito della Regione Toscana tra le delibere della Giunta (delibera n. 380 del 22/03/2010).

Leonardo Bertelli O.T.U.

Intervento Daniela Bertelli (Osservatorio Trasformazioni Urbane)

LA POSTA IN GIOCO

La vicenda politica ed istituzionale che ha portato alla individuazione dell’area per la costruzione di un nuovo ospedale ed alla firma dell’Accordo di Programma offre molteplici spunti di riflessione, sia sulle scelte, sia sui possibili modi di intendere il governo del territorio e la partecipazione.
Nel già citato Accordo di programma, si fa riferimento ad un documento tecnico ed all’apprezzamento della Giunta Comunale di tale documento tra il Luglio ed il dicembre 2008: ci sarebbero stati, quindi, tutti i tempi per aprirsi ad un confronto con la città e per collegare le scelte alla revisione del Piano strutturale. Così non è stato.
L’indizione del referendum abrogativo della delibera comunale di localizzazione della nuova struttura ospedaliera, il successo ottenuto dalla raccolta di firme sono testimonianza del desiderio dei cittadini e delle cittadine di non essere relegati a mero ruolo di spettatori, ed è un desiderio avvertito e manifestato da uomini e donne di orientamento politico e culturale diverso, che si sottrae alla logica degli schieramenti istituzionali.
Come Osservatorio Trasformazioni Urbane, fin dall’ottobre dello scorso anno, cioè da quando sulla stampa cominciavano a comparire alcune notizie, abbiamo elaborato documenti, rivolto domande, per altro senza ricevere risposte, intorno a tutta la vicenda. La nostra non era e non è opposizione pregiudiziale nei confronti di un nuovo ospedale, ma è in primo luogo critica ad un modo di praticare il “governo” del territorio per “emergenze” successive, senza un piano complessivo, chiaro e discusso apertamente. E siamo molto preoccupati del fatto che per realizzare una opera di interesse pubblico (il nuovo ospedale), si metta a disposizione, attraverso la vendita, del mercato privato una quota grande di patrimonio pubblico (edifici ed aree). Tali edifici e tali aree, per essere appetibili sul mercato privato, appunto, dovranno essere, per usare il termine tecnico “valorizzati”, cioè avere una destinazione economicamente interessante per gli investitori privati, con inevitabili conseguenze non marginali nell’assetto territoriale della nostra città. E di nuovo il mercato privato è chiamato ad intervenire per quasi un terzo del costo complessivo della nuova struttura con la formula del project financing.
E poi, come si articolerà la rete dei servizi socio-sanitari? Quali i costi di una nuova organizzazione? Disponiamo solo di alcune indicazioni emerse nel Consiglio Comunale del marzo 2010 che, in qualche caso, sembrano contraddire ciò che è deliberato nell’accordo di programma. Facciamo alcuni esempi: distretto Zona Sud via del Mare, è nell’elenco degli edifici da vendere e valorizzare nel testo dell’Accordo di programma (delibera Regionale 22/03/2010) , nel Consiglio Comunale, sempre del marzo scorso, è indicato come sede delle future attività distrettuali; distretto della Zona Centro: nelle indicazioni presentate al Consiglio Comunale è localizzato nell’attuale Poliambulatorio, che, tuttavia, nell’accordo di programma viene compreso tra i beni da vendere e valorizzare.

Daniela Bertelli (Osservatorio Trasformazioni Urbane)

sabato 13 marzo 2010

NUOVO OSPEDALE: occorre il rispetto delle regole per questo appoggiamo il referendum.

La ristrutturazione completa della sanità, che prevede nuove destinazioni d’uso e nuova collocazione di strutture di interesse vitale, è una scelta di trasformazione del territorio comunale, che non si può fare in deroga e al di fuori dei piani regolatori; non capirlo è un sintomo dello stravolgimento di senso operato in questi anni, nella percezione delle pianificazioni e del governo del territorio.
Perché allora criticare il sistema Bertolaso- Berlusconi che ha da sempre operato in deroga agli strumenti urbanistici, nel nome della massima efficacia e concretezza?
Al di la dei reati ipotizzati nel merito di alcune operazioni immobiliari, collegati a grandi eventi, a noi sembra inaccettabile in se e per se la licenza di costruire al di fuori e al di sopra delle norme vigenti.
Il fastidio verso le pastoie di regole votate e sottoscritte, per l’uso e la trasformazione della città, è diventato non solo un vizio della pregiata ditta (B.B.) ma di un’ampia schiera di amministratori locali.
Perché perdere l’occasione di localizzare finanziamenti urgenti sul territorio comunale (o provinciale) per seguire le indicazioni del PRG e gli indirizzi di pianificazione urbana? Ben vengano grandi eventi, occasioni economiche da cogliere al volo, come è stato per l’Aula Mariana a Montenero, in occasione del Giubileo, ad opera della vecchia giunta Lamberti: risultato soldi pubblici buttati al vento, l’aula da abbattere per un mancato controllo dello stato idrogeologico che allora veniva dato per sicuro.
Anche la vicenda del nuovo ospedale si configura come una scelta improvvisata e pericolosa fuori dalle regole urbanistiche.
Questo ci sembra assai grave, fuori da ogni altra ipotesi di reato, che del resto in nessun nostro intervento abbiamo ipotizzato.
A fronte di ciò, le esperienze di partecipazione promosse con Cisternino 2020 e su una parte del Pentagono del Buontalenti, suonano come diversivo per accontentare le voglie della cittadinanza attiva.
Pertanto anche se apprezziamo la ricerca da parte dell’amministrazione comunale di una scelta consensuale, attraverso l’ascolto di proposte di cittadini, associazioni e comitati per l’operazione di rinnovo dell’arredo urbano del centro, pensiamo che non si possa confondere la diversa dimensione dei problemi tra scelta dell’illuminazione, pavimentazione etc. dei portici e del mercato e l’operazione urbanistica che rivoluziona l’intera struttura socio sanitaria cittadina.
E’ necessario il riequilibrio di una città troppo costruita, con carenza di servizi e centri civici, mobilità caotica e nessun serio piano di trasporto pubblico integrato, dopo quello non realizzato di Insolera (tranvie dorsali e lungo il mare, e servizi navette di collegamento).
Per questo proponiamo esperienze di urbanistica partecipata: purché ci sia il rispetto delle regole e un reale diritto all’informazione.
Non abbiamo molto da perdere: la città sta diventando un luogo privato, in cui ognuno viene confinato nel proprio recinto, nel carcere mentale di una malintesa idea di sicurezza che ci nega l’avventura dell’incontro tra diverse identità, idee, culture, dove gli unici spazi di aggregazione sono i “non luoghi” dei centri commerciali; stiamo regredendo all’idiotismo della comunità ristretta.
Perduta l’idea stessa di pubblica utilità, ognuno rivendica il diritto di costruire da se e per se (altrimenti come si spiegano migliaia di costruzioni abusive?) e i palazzinari pretendono il diritto di estendere la loro colate di cemento e mattoni su tutta Livorno, al di fuori di ogni utilità sociale e/o collettiva.
Insomma quella della urbanistica partecipata è una sfida ineludibile: a partire dal rilevamento dei problemi, all’esame del risorse, alla discussione delle soluzioni.
Sono necessarie grandi opere all’altezza delle esigenze dei tempi, di messa in sicurezza dell’ambiente costruito (ristrutturazioni antisismiche, raccolta di acque piovane, risparmio idrico e energetico, integrazione e sostituzione del sistema energetico con le energie rinnovabili, raccolta differenziata, sostituzione del trasporto privato con quello collettivo e la restituzione di spazio pubblico ai cittadini per l’incontro e la risocializzazione.
Nel governo della città non si tratta di cogliere l’attimo, ma piuttosto di riflettere seriamente sul futuro. Torniamo al rispetto delle regole decise e sottoscritte: in questo senso ci pare opportuno sostenere il referendum promosso da un comitato cittadino, firmando ai banchetti e partecipando attivamente alla raccolta delle firme.

Livorno 13 marzo 2010

sabato 13 febbraio 2010

La risposta del Sindaco Alessandro Cosimi





Presentazione dell’esposto sul nuovo ospedale di Livorno.

Presentazione dell’esposto sul nuovo ospedale di Livorno.

Nuovo Ospedale e dintorni, radiografia ed alternative ad un progetto nato male.
Il 4 ottobre, con un’intervista al principale quotidiano cittadino, il sindaco informava i Livornesi che il dado era tratto, la città avrebbe avuto un nuovo ospedale e lo avrebbe avuto sulle prime pendici della zona di alto pregio ambientale di Montenero, previa demolizione delle due case protette per anziani, esistenti nel sito, e vendita della maggior parte del patrimonio edilizio sanitario nell'ambito del territorio comunale.
Un approccio mediatico che confonde la partecipazione con il consenso, sostenuto dalla direttrice ASL e dall’Assessore Regionale alla sanità, escludendo il Consiglio Comunale di Livorno, tutti i Comuni della Provincia facenti parte della stessa Asl, gli addetti ai lavori e i cittadini, tutto ciò senza una pianificazione urbanistica generale che preveda e organizzi delocalizzazioni e modifiche di destinazione d'uso legate alla riprogrammazione territoriale della sanità e dei servizi sociali, sul territorio.
Ritenendo giuste e pertinenti le proteste dei comitati di residenti e cittadini espresse e le prese di posizione contrarie dei partiti dell’opposizione sia di destra che di sinistra (che chiedono di tenere aperto uno spazio di confronto, quanto meno sulla delocalizzazione), alcune associazioni e gruppi di lavoro sorti in città per costruire pratiche di partecipazione: APPL, MD, OTU, SENZA SOSTE si sono uniti, per contrastare le nuove scelte di trasformazione urbana, per la poca fondatezza del progetto di nuovo ospedale, assurdo e improvvisato, che porterà dequalificazione ambientale attraverso nuove cementificazioni collinari e un peggioramento sostanziale delle condizioni di vita dei livornesi.
Si verificherà un ulteriore depauperamento delle funzioni vitali della città storica, disagi dell’utenza per le distanze ben superiori rispetto al baricentrico ospedale attuale e la privatizzazione gestionale dei servizi ospedalieri a causa del previsto project financing a copertura di un terzo dei costi. Inoltre l’accollo al Comune di un mutuo di 30 milioni di euro per l’edificazione di tutte le spese di infrastrutture e di nuova sistemazione degli anziani sfrattati, prosciugare le sue risorse per un lungo periodo e causerà un ulteriore depauperamento delle funzioni della città storica, già ferita dalla proliferazione di ipermercati, palazzetti sportivi e cinema multisala in periferia.
Ci si chiede perché il Comune invece di accettare il confronto si è arrampicato in critiche speciose alla struttura dell’ospedale attuale. Ci sembra che sia la filosofia del mattone come volano dell’economia, la vera sirena ammaliatrice del governo locale (in questo non molto diverso dalla destra).
Il programma metterebbe in movimento, infatti, interventi edilizi di tutti i tipi, grandi demolizioni, ingenti volumi di nuove edificazioni (solo per quelle sono preventivati 229 milioni di euro e molti lavori stradali, ed attiverebbe le cosiddette valorizzazioni fondiarie, in quanto buona parte dell’area dell’ospedale attuale sarà destinata a residenze ed uffici, diventando una grande area di trasformazione in aggiunta di quelle previste, e le sedi diffuse sul territorio modificheranno in privata la loro destinazione d'uso senza sapere come e quando verranno sostituite.
L’altra questione è più banalmente elettorale e verte sull’efficacia, per gli amministratori di esibire capacità e dinamismo nel progettare il nuovo, comunque ed ad ogni costo. Siamo alle soglie di una tornata elettorale assai delicata, le elezioni regionali.
Tutto ciò in contrasto con lo strumento urbanistico vigente ed in assenza di una nuova pianificazione generale da tempo annunciata e non ancora predisposta: c’è in ogni caso il grave vulnus alla legislazione urbanistica, al di là di ogni valutazione critica sulle scelte di governo del territorio. E’ stata utilizzata una prassi al di fuori di ogni regola vigente, regole che in ogni caso impongono iter diversi da quelli disinvoltamente adottati.
Si è, infatti, decisa una variante al PRG della città saltando il passaggio obbligato di un’adozione formale, da sottoporre all’approvazione del consiglio comunale e alla verifica del governo regionale dopo i tempi stabiliti dalla legge per le osservazioni dei cittadini. Ribadiamo che nel piano strutturale il distretto ospedaliero insiste nell’area attuale di Viale Alfieri, che invece diviene area di trasformazione.
Il confronto con l’amministrazione comunale sarà incentrato sulla partecipazione democratica, sulla tutela ambientale, su una corretta pianificazione territoriale, su una programmazione sanitaria che privilegi le strutture diffuse di base e cercheremo di coinvolgere altri soggetti portatori di interessi collettivi (associazioni di volontariato, sindacati e associazioni di categoria, organizzazioni politiche, media indipendenti, centri sociali) per definire un modello di sviluppo sostenibile della città, che consegni definitivamente alla storia la politica del mattone ad ogni costo.
Per queste ragioni presenteremo un ESPOSTO
livorno 1o febbraio 2010

Esposto sul Nuovo Ospedale di Livorno 11 febbraio 2010

Al Presidente della Giunta Regionale Toscana Claudio Martini
Al Presidente della Provincia di Livorno Giorgio Kutufa’

p.c.
All’Assessore al Governo del Territorio Riccardo Conti
All’Assessore alla Salute Enrico Rossi
Al Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi
Alla Procura della Repubblica di Livorno.
Al Difensore Civico del Comune di Livorno
Al Garante regionale della comunicazione
Al Garante provinciale della comunicazione
Al Garante comunale della comunicazione


Noi sottoscrittori di questo esposto e l’’osservatorio trasformazione urbane di Livorno composto da professionisti e da altre persone, in vario modo competenti e comunque portatori di esperienze, culture e sensibilità verso le tematiche del governo del territorio della città e della sua evoluzione, convinte tutte/i della necessità di recuperare i valori della pianificazione di interesse pubblico attraverso la più ampia partecipazione ai processi di trasformazione urbana, ritiene inaccettabile nella sostanza, nella prassi e nel metodo, la scelta di delocalizzazione dell’Ospedale di Livorno.
Pertanto intende con questo esposto denuncia verso le autorità preposte chiedere la sospensione degli atti sottoponendo alla Loro attenzione il grave vulnus alla legislazione urbanistica al di là di ogni valutazione critica sulle scelte di governo del territorio.
E’ stata utilizzata una prassi al di fuori di ogni regola vigente, regola che in ogni caso impone iter diversi da quelli disinvoltamente adottati. Si è, infatti, decisa una variante al PRG della città saltando il passaggio obbligato di un’adozione formale che prevede la convocazione di una conferenza dei servizi per verificare la congruità della variante con gli indirizzi territoriali provinciali e regionali, da sottoporre infine all’approvazione del consiglio comunale, dopo i tempi stabiliti dalla legge per le osservazioni dei cittadini. Ribadiamo che nel piano strutturale il distretto ospedaliero insiste nell’area attuale di Viale Alfieri, che invece diviene area di trasformazione e che questa destinazione d’uso deve essere oggetto di apposita variante al PS.
Si evidenzia, a tal proposito, la recente sentenza della Corte Costituzionale (n° 340 del 16 dicembre 2009 che stabilisce che non si possono variare automaticamente i piani urbanistici comunali, né derogare dalle norme dei piani provinciali e regionali, per privatizzare (“alienare” e “valorizzare”) aree ed edifici del patrimonio pubblico.
Per i piani comunali, com’è noto, le leggi urbanistiche regionali stabiliscono contenuti precisi (che cosa i piani devono stabilire, su quali studi devono essere basati, ecc.) e le procedure di garanzia (che consentano tra l’altro pubblicità delle scelte e partecipazione dei cittadini). Ovviamente anche le varianti ai piani devono seguire queste regole. Disporre perciò che l’inclusione di un immobile nel piano delle alienazioni possa costituire variante automatica significa autorizzare scelte non fondate e procedure non trasparenti.
Il vigente strumento urbanistico non contiene alcuna previsione di procedere a una ristrutturazione del servizio sociosanitario né di dismettere l’attuale Ospedale.

Si legge nel materiale di documentazione e proposta per la redazione dell'attuale Piano Strutturale che “ il servizio sociosanitario è assicurato dal presidio ospedaliero, le unità sanitarie locali e i servizi assistenziali”…. E non c’è traccia in tutte le parti del PS e del Regolamento Urbanistico di una mutata intenzione.
Ora nella legge regionale n°1 del 3 gennaio 2005 “norme per il governo del territorio” all’art. 53 si dice che “il piano strutturale definisce le indicazioni strategiche per il territorio comunale” e dunque l’indicazione strategica del PS di Livorno, per quel che riguarda la struttura sanitaria non prevede sostanziali modifiche dell’attuale sistema.
Del resto vale la pena di sottolineare che insiste su un’area di pertinenza che assomma a circa 100.000 mq. (10 ha.), confinante ad est con il viale V. Alfieri per oltre 400 m., a sud con la via A. Gramsci per circa 450 m., a nord con proprietà private (lungo la via dell'Olmo e lungo la via della Meridiana) e con il parco pubblico “Sandro Pertini”, ad ovest per una piccola parte con proprietà private e per lo più con un’area libera destinata a verde pubblico non ancora espropriata. Si tratta di una zona ampia e centrale ben servita dal mezzo pubblico. L’area nello strumento urbanistico vigente è interamente destinata a “servizi esistenti”, assoggettata alle disposizioni dell'art. 37 delle norme del Regolamento Urbanistico.
Ancora nell’art. 53 si dice che il PS è lo strumento urbanistico per “ l’individuazione delle invarianti attraverso le definizioni…... dei criteri e delle discipline…... per la definizione degli assetti territoriali, anche in riferimento a ciascuna delle unità territoriali”.
A questo proposito si fa notare che dal momento che le prescrizioni del PS sono vincolanti, l’indicazione di una loro modifica senza percorrere le procedure di legge evidenzia una grave inadempienza
In effetti, nell’area prevista per il nuovo ospedale, già area a servizi esistenti (residenze per anziani), le previsioni di sostituzione (e trasferimento dove?) delle residenze per anziani con la struttura ospedaliera in progetto, non sono suffragate da dati imprescindibili: infatti, mancano le relazioni che attestano il rispetto delle schede normative e delle disposizioni ( insistenti sull’area di Montenero basso ) del sottosistema insediativo di colline 4D (art 18 NTA Piano strutturale) UTOE D1 Montenero (art. 22 NTA PS). Non ci sono dati dettagliati riguardo il dimensionamento in termini di Slp, per verificare se sono compatibili rispetto al sottosistema 4D.
Ma ancora più grave ci sembra la scelta di parziale cambio di destinazione dell’area di Viale Alfieri che nel piano è area a servizi esistenti, e ricade nell’UTOE 4C4 (Viale Carducci – Stazione) sottosistema 4C insediamento di pianura, che diventerebbe a tutti gli effetti una imprevista area di trasformazione urbana in aggiunta alle 11 unità territoriale organiche previste, ognuna delle quali è normata in modo vincolistico come si evince dall’allegato 2.
Se così non fosse, si configurerebbero all’interno dello strumento urbanistico vigente due aree diverse ambedue destinate a struttura ospedaliera, con un illogico ed ingiustificato sovradimensionamento di tali destinazioni d’uso, né d’altra parte sarebbe possibile variare surrettiziamente la destinazione d’uso del’attuale sede nosocomiale
Questo equivale a un vero tsunami sulle previsione delle norme vincolanti e le invarianti previste nel PS, che tra l’altro definisce gli aumenti possibili di Slp di residenza e servizi e funzioni diverse elencate per quantità assolute e relative.
Facciamo presente che già le 300 abitazioni nel Porto mediceo (non previste) nonché gli aumenti sostanziali di superficie residenziale in progetto nel nuovo centro, hanno fatto saltare i tetti di previsione del piano attualmente in vigore.
Nell’insieme, come si è cercato di dimostrare con studi e interventi critici, e articoli di stampa, la localizzazione per il nuovo ospedale comporta l’intera ristrutturazione dei servizi sociosanitari e assistenziali nonché una catena di interventi di sostituzione (demolizione) ricostruzione interessanti parti rilevanti della città, al punto da costituire un vero terremoto urbanistico. Legge regionale n°1/2005 (art.5 e art 53 comma 1 e 2).
Ci pare del tutto evidente che nessuna seria ricerca e studio è stato fatto sugli effetti, a catena che il nuovo insediamento produce sugli equilibri generali strutturali e infrastrutturali della città, in assoluto contrasto con la
legge regionale n°1/2005 (art.5 e art 53 comma 1 e 2).
Citiamo dal testo della legge regionale n°1, per mettere in evidenza quanto abbiamo fin qui affermato : “ il Piano Strutturale delinea la strategia dello sviluppo territoriale – le dimensioni minime sostenibili degli insediamenti e dei servizi necessari per le unità organiche elementari, sistemi e sub sistemi nel rispetto degli indirizzi provinciali e regionali”. Tutto ciò è messo in discussione dal progetto “ospedale nuovo” e dalle procedure finora adottate. Evidenziamo anche che qualsiasi accordo tra le istituzioni (Comune, Regione, ASL 6) che non preveda il rispetto delle leggi e disposizioni, locali e generali, vigenti è da ritenersi del tutto illegittimo.
Pertanto ribadiamo, quale sostanza dell’esposto, la necessità di adottare, prima di procedere alle scelte di localizzazione del nuovo ospedale, quantomeno una variante al PS e RU seguendo la prassi e le disposizioni dettate dalla legge regionale in vigore.