giovedì 18 marzo 2021

Abbiamo letto,con attenzione e soddisfazione, sul Tirreno del 17 u.s. un articolo sul nuovo ospedale di Leonardo Bertelli per l’OTU


Abbiamo letto,con attenzione e soddisfazione, sul Tirreno del 17 u.s. un articolo sul nuovo ospedale e sul lento iter di  conclusione dell’operazione. Contrariamente ad alcune opinioni, la soddisfazione è data appunto dalla “lentezza” che ci pare possa essere un aiuto alla razionalità ed alla riflessione e, magari, ad un ripensamento .

Cogliamo quindi l’occasione per dare, come Osservatorio sulle Trasformazioni Urbane, un contributo al dibattito e, se possibile, al chiarimento di alcuni aspetti  evidenziati nell’articolo in esame.

Primo elemento : un “accordo di programma” non può costituire una scorciatoia per decisioni che dovranno essere assunte ma semplicemente, come dice la stessa denominazione, un “programma” per decisioni future sulla cui realizzazione varie istituzioni concordano l’iter autorizzativo. Le varianti urbanistiche dovranno essere fatte in seguito ed in seguito dovranno essere approvati i progetti e le modalità di realizzazione. Le scadenze sono solo indicative e sono condizionate da atti futuri comunque da assumere nei tempi necessari.

Il piano di caratterizzazione ambientale. Tale piano è indispensabile per il risanamento e l’utilizzazione di aree ritenute inquinate come quelle della ex Sice-Pirelli, cioè aree derivanti dalla dismissione di fabbriche che nel corso della propria attività hanno utilizzato o prodotto elementi potenzialmente inquinanti. Nessuno obbligava l’Azienda USL o il Comune ad utilizzare sconvolgendole aree che ritenevano inquinate e che erano da 30 anni ormai ricoperte e confinate; tale scelta di utilizzazione, che riteniamo ingiustificata e sconsiderata, comporta che l’utilizzatore predisponga il piano in oggetto, cioè l’Azienda USL Toscana nord/ovest e non il Comune che utilizzerebbe, in questa circostanza,  risorse da destinare al proprio patrimonio.

In ogni caso chi procede a tali operazioni deve necessariamente partire dalla situazione anteriore, cioè dalla presenza della fabbrica, esaminando planimetrie e destinazioni d’uso per verificare dove, eventualmente, fossero depositati inquinanti, come venne fatto negli anni ’80, al momento della realizzazione dell’ampliamento del Parco. Da nessuna parte del piano di caratterizzazione si fa riferimento alle preesistenze, ma si esamina solo parzialmente il sottosuolo. Le sorprese, ed eventuali ritardi, potrebbero venire successivamente in fase di escavi.

Permute, manca la perizia. Capiamo che questo sia un periodo difficile per il Comune per effettuare perizie per permute, in considerazione delle questioni aperte nell’ufficio patrimonio, ma riteniamo che la permuta di un’ area pubblica comunale, destinata ed usata come verde ed attrezzature pubbliche ma, tutto sommato, libera con un’area  attualmente usata come sede ospedaliera e che tale dovrà rimanere fino a quando non sarà realizzato il nuovo ospedale, potrà configurarsi al più come una promessa con incerta concretizzazione nei tempi e nella realizzazione, nel caso in cui la costruzione del nuovo ospedale non trovasse conclusione o si determinassero ritardi nei tempi di realizzazione. In tale incertezza la definizione dell’esatto valore dei terreni appare assai problematica e non valutabile come area disponibile ; inoltre nel quadro economico ad oggi disponibile non sono comprese le demolizioni né ipotizzato chi le assumerà.

Rompicapo masterplan. Appare quanto meno inconsueto che uno strumento attuativo comunale venga redatto da un privato, come si configura l’Azienda, secondo i propri interessi, investendo, tra l’altro aree che non sono di sua proprietà, non solo comunali ma in buona parte proprietà privata se consideriamo l’intero quadrilatero confinato dal viale Carducci, dal viale Alfieri, dalla via Gramsci e dalla via Del Corona.

 Il finanziamento del nuovo nosocomio, è definito dalla Regione Toscana dalla  Delibera N 703 del 08-06-2020, che rappresenta una  parziale modifica del Piano degli investimenti della Regione, nel senso che sposta il grosso dei finanziamenti alla annualità 2022, ma non si fa alcun esplicito riferimento alle fonti dei finanziamenti, che, quindi, rimane in proporzione quella individuata dal Piano di investimenti sopra richiamato, che prevede anche l’alienazione di beni.  È lecito, quindi, supporre, che ad oggi anche gli edifici storici attualmente costituenti gli Spedali Riuniti possano essere oggetto di alienazione e naturalmente la loro destinazione d’uso è elemento fondamentale del loro valore. Tale destinazione d’uso non può essere nascosta sotto i termini generici “rigenerazione” o “riqualificazione” e non compare da nessuna parte l’impegno finanziario per la cosiddetta “Cittadella della salute”; tra l’altro più volte da parte dei tecnici comunali e dell’ A USL, è stata affermata la difficoltà, anche se poco credibile, di ristrutturazione e di consolidamento antisismico degli edifici storici ospedalieri. Abbiamo notato che l’arch. Silvia Viviani, che come assessora all’Urbanistica segue la questione, fa parte del consiglio di amministrazione della CDP immobiliare srl che è attiva nella valorizzazione del patrimonio immobiliare di proprietà e di provenienza pubblica attraverso operazioni di sviluppo e di riqualificazione urbanistica; la società ha acquisito un’esperienza specifica nel settore delle trasformazioni e valorizzazioni urbanistiche e l’ha estesa poi all’intera filiera immobiliare con lo sviluppo dell’attività di gestione, costruzione e di commercializzazione. Al di là delle questioni di possibile conflitto di interesse, su cui non ci interessa entrare in questa sede, desideriamo richiamare alla fondatezza delle ipotesi che vengono avanzate e alla “trasparenza” cioè il dovere di chi amministra la cosa pubblica ed il denaro pubblico di render conto dell’uso che ne fa.

Si evidenziano poi altri problemi: se si riscontra da parte del Comune la necessità di una variante urbanistica evidentemente i progetti non rispettano le indicazioni contenute nelle regole attualmente vigenti per l’area, né per quanto concerne il regolamento urbanistico né per quanto concerne il piano strutturale. Non sappiamo  se il termine riportato “variante semplificata” , che non ci pare compaia in alcuna legge o manuale, serva solo a banalizzare la necessità della doppia variante o sia solo uno dei termini fantasiosi usati dall’assessora come l’ ”appiccicume” edilizio o l’ossimoro “urbanistica passo dopo passo” che nega qualsiasi processo programmatorio. A noi, modestamente, pare che la pianificazione territoriale ed urbanistica sia quel metodo, quell’insieme di strumenti capaci di garantire anticipatamente, in funzione di determinati obbiettivi, coerenza, nello spazio e nel tempo, alle trasformazioni territoriali. La città non è solo un affare.

Salta il bando ad aprile. Ci viene da dire: fortunatamente. Ciò consente una reale partecipazione sull’ubicazione del nuovo ospedale e sulla sua organizzazione in coerenza con l’ospedale esistente da salvare, partecipazione che non c’è stata né nelle modalità (informazione ed ascolto) né ne numero davvero esiguo dei partecipanti. Se si tiene conto del modo in cui l’ufficio tecnico dell’AUSl determina le manutenzioni dell’attuale edificio ospedaliero e della progettazione ed esecuzione della Casa della salute di via del Mare, ad Ardenza,  lo studio di fattibilità tecnico economica del nuovo ospedale da porre a base del bando per la progettazione delle opere forse richiede qualche ripensamento.


mercoledì 10 marzo 2021

L’ospedale e il Pd. di Leonardo Bertelli, Tommaso Tocchini, Daria Faggi.


Dal Tirreno del 9 marzo 2021 abbiamo appreso, con soddisfazione, che a Livorno  anche i consiglieri comunali del PD, partito che ha la maggioranza in Consiglio Comunale e che ha espresso il sindaco, si sono accorti che nella programmazione sanitaria riguardante la città di Livorno non mancano problemi.

Questo è quanto andiamo ripetendo da molto tempo ed in modo particolare e più insistente da circa un anno, cioè dalla firma, nel giugno 2020,  dell’ Accordo di programma tra Amministrazione Comunale, Regione, Provincia, Azienda USL Toscana nord/ovest, Sovrintendenza pisana Archeologia, Belle Arti e Paesaggio che, senza alcuna consultazione con la cittadinanza, è comparso all’improvviso sulla stampa locale.

Anche in quella occasione sottolineammo come le indicazioni di nuovo nosocomio erano del tutto avulse da una seria e motivata programmazione sanitaria, che avrebbe dovuto precedere le scelte edificatorie, tanto più indispensabile in una situazione come quella di Livorno in cui negli anni si è assistito a un reale depauperamento dei servizi sia nell’ambito  dell’assistenza territoriale sia di quella ospedaliera, depauperamento che i consiglieri di maggioranza hanno denunciato solo oggi.

Come emerge da tutti i nostri interventi, con la proposta del Monoblocco si va a confermare il ruolo secondario , all’interno del sistema regionale, dell’ospedale livornese.

Con la cesura netta, prodotta dal prolungamento di via della Meridiana, tra Monoblocco e ospedale storico,si suggella l’abbandono del sistema attuale (lo sventramento della piastra chirurgica ne assurge a simbolo), si abbandona anche fisicamente l’ospedale storico, se ne separa il destino, se ne stravolge l’identità con la demolizione dei corridoi vetrati, predisponendo i padiglioni ad usi ignoti, in una configurazione somigliante ad una lottizzazione.

Con tardiva cognizione si corre ai ripari con improvvisate ipotesi di riutilizzo dei padiglioni, dopo aver perso l’occasione di rigenerarne il modello funzionale che in questa fase di emergenza pandemica è stato indicato come una possibile soluzione alla necessità del mantenimento di contemporaneità di cure.

Pare opportuno ricordare che nell’ottobre dello scorso anno abbiamo contestato alla direzione dell’azienda USL il modo in cui si era calcolato, in previsione del nuovo progetto, ed in epoca prepandemica,  il fabbisogno ospedaliero di Livorno, quantificato in un numero palesemente insufficiente: il rapporto abitanti/posti letto, il numero delle specializzazioni erano stati  dimensionati sui dati dell’intera regione, confermando quindi la necessità per la popolazione livornese di avvalersi di nosocomi posti fuori della nostra provincia.

In sostanza si rinuncia all’opportunità di creare, con una graduale ristrutturazione funzionale, che non dovrebbe aver conosciuto interruzioni, ed con una adeguata implementazione strutturale e dimensionale, coesa con il sistema originario, un grande ospedale che la città di Livorno merita.

Così la scelta localizzativa e costruttiva costituisce un triplo danno: un ospedale nuovo insufficiente, la completa dismissione funzionale di quello esistente e l’annullamento di una parte di verde pubblico.

Ci siamo chiesti e ci  chiediamo  perché il Comune di Livorno, sovvertendo l’ordine metodologico elementare della programmazione e progettazione urbana che vorrebbe vi fosse piena conoscenza del sistema poi la formulazione dell’idea infine la ricerca della migliore soluzione per realizzarla, abbia acriticamente accolto il progetto  della Regione Toscana  per il territorio livornese. Appare evidente che l’obiettivo principale di tale progetto non è tanto la risposta ai   bisogni del territorio livornese, quanto il completamento del disegno dei nuovi ospedali in Toscana, che ha caratterizzato la politica sanitaria della Regione nei precedenti anni e che ha mostrato non poche criticità. 

La presa di posizione del gruppo consiliare del PD sembra strappare finalmente il velo di insano opportunismo sulla questione ed aprire una nuova strada da percorrere  per realizzare un nuovo ospedale per Livorno, che, ricordiamo, è possibile all’interno dell’area ospedaliera attuale.

La nostra speranza è, quindi, che si possa al più presto correggere la rotta senza disperdere tempo e risorse utili, mettendo a frutto le esperienze di settore più recenti, per raggiungere un risultato che possa essere  un esempio da seguire e non una replica di modello di struttura standard la cui validità è già stata messa in discussione dove operante.