Singolare davvero la presentazione in commissione consiliare, da parte dell’architetto Cagnardi, del nuovo piano regolatore del territorio livornese.
L’importante occasione per rendere edotta la
città sulla, fino a qui, misteriosa revisione del piano precedente e sulle
azioni per dare concretezza alla dichiarata volontà di sperimentare una
pianificazione partecipata, ha partorito qualcosa di più inquietante del
classico topolino.
Intanto abbiamo scoperto che
l’amministrazione comunale non adotterà un nuovo piano strutturale e dunque
procederà a una “variante generale” del piano: strumento, questo, non previsto, però, dalla legislazione urbanistica
vigente, che stabilisce di limitare le varianti alla modifica del regolamento
urbanistico, senza trasformazioni dei fondamenti strutturali. Forse per
superare questo imbarazzo, si è optato per l'adozione di un termine fin qui
sconosciuto nell’urbanistica, appunto la revisione, strumento che non è una
nuova adozione ma nemmeno una variante. Questo non dovrebbe sorprendere in un
comune che già si è inventato il concetto di “varianti anticipatrici”, in sé
impossibili nel senso che è ovvio che le modifiche riguardavano il piano in
vigore e non un inesistente futuro strumento.
Però alla fine quello che appare chiaro, al di là della dubbia
legittimità dell'operazione, è che per la modica cifra di un milione di euro,
il progettista incaricato adeguerà lo strumento alle scelte già operate disinvoltamente
dall’amministrazione, come lo spostamento dell'ospedale e sistemerà le
questioni rimaste in sospeso e il pasticcio urbanistico scaturito da scelte
parziali, sconnesse e improvvisate di nuove localizzazioni, fatte al di fuori
di qualsiasi studio di insieme.
Chissà se nel poco tempo previsto per
partorire questa cosiddetta “variante generale”, l'architetto Cagnardi, noto e
assai stimato urbanista, già autore di piani regolatori di importanti città
italiane, avrà l'occasione di verificare come il suo precedente Prg di Livorno
sia stato stravolto e pasticciato. Ma ancora più sconvolgente è stato scoprire
che la tanto attesa presentazione del progetto di partecipazione della
cittadinanza alla trasformazione della città, ha svelato che l'operazione consiste
nella solita vecchia pratica di ascoltare le parti interessate, ovvero i
portatori di interessi privati e non nella reale partecipazione alle scelte di
quei cittadini il cui unico interesse è
quello civico del bene comune. È questa una pratica, purtroppo, tradizionale
che in questa città, come in altri luoghi, ha accompagnato l'azione di
pianificazione, e per la prima volta non è gratuita ma onerosa.
Non è nemmeno nominato, e ancora meno
previsto, il mitico Urban Center, oggetto dei desideri ma anche oggetto di
studio da parte dell'amministrazione comunale, che ha mandato proprie
delegazioni a visitare le città già dotate di centri per la partecipazione,
gite che avremmo pagato ben volentieri se ci fosse stato un risultato. Dunque
assolutamente deludente l'ascolto dei lavori della commissione, apparsa come un
manipolo di marziani a convegno. In una situazione assolutamente nuova,
attraversata da una crisi epocale che sta dislocando enormi interessi in nuove
aree del mondo, con effetti di tale portata che cambieranno aspetti e equilibri
globali, effetti che ci coinvolgono pesantemente, gli unici che sembrano non
afferrare la portata delle trasformazioni in corso sono proprio i nostri
amministratori.
Il buon senso suggerirebbe di utilizzare
l'occasione della adozione di un nuovo piano, partendo dai cambiamenti profondi
della condizione economica e sociale,
per progettare la città nuova con nuovi metodi di confronto con i cittadini
livornesi, a cominciare dalla parte più attiva che agisce sul territorio, aprendo
un centro di informazione e documentazione di urbanistica e attivando tutti i
più moderni strumenti di ascolto e soprattutto di partecipazione. Noi
dell'Osservatorio Trasformazioni Urbane intanto proseguiamo negli incontri con
le forze politiche (la prossima è con SEL) e nello studio dei percorsi urbani
conoscitivi per osservare insieme le trasformazioni più discutibili e negative
della città. Per dare un contributo alla revisione del piano o, altrimenti
chiamata “variante generale”.
Daria
Faggi dell’Osservatorio Trasformazioni Urbane
Livorno 30 maggio 2013
Livorno 30 maggio 2013