Confermiamo il nostro apprezzamento per le scelte annunciate dall’attuale
Amministrazione Comunale in merito alla realizzazione di un ospedale
nuovo nella esistente sede ospedaliera di viale Alfieri .
Appare evidente che il punto di partenza per tale realizzazione debba
essere il piano avanzato dal direttore generale dell’AUSL 6 dott. Mariotti
nell’anno 2007, peraltro già accolto in quell’anno dal Consiglio Comunale,
salvo ripensamento successivo nel 2009 ; è altresì evidente una necessaria
attualizzazione del progetto che comunque non potrà scostarsi di molto dalle
linee progettuali del 2007.
Evidenziamo l’ipocrisia di coloro che per spostare altrove la sede
ospedaliera si soffermano sui disagi della costruzione all’interno
dell’ospedale esistente, infatti non
sanno o fingono di non sapere che la prima
operazione dello spostamento a Montenero basso consisterebbe nell’ abbattimento della sede della R.S.A.
Pascoli (non vecchia e funzionante), e lo spostamento nei vecchi padiglioni di
via Alfieri (4° e 5°), con necessarie operazioni edilizie all’interno del
nosocomio esistente che non possono essere di lieve entità per la spesa
preventivata nell'accordo di 10 milioni di euro. A ciò si aggiunga che in cambio il Comune avrebbe ceduto all'ASL il
terreno per la costruzione dell'Ospedale.
Cioè i
passati amministratori (comunali e sanitari) per avere un servizio, che già
esiste e funziona in zona tranquilla e salubre, ne avrebbero ottenuto un altro
interno all’attuale sede di viale Alfieri,
con necessaria non breve edificazione,
ed in più avrebbero ceduta un'area pubblica già destinata a parco.
Per avere una
attrezzatura pubblica, forse in condizioni peggiori, si sarebbero spesi 10
milioni di euro (prezzi preventivati nel 2010, ma quanto alla fine dei
lavori?), costruendo comunque vicino ai padiglioni esistenti, ed in più avremmo
ceduto senza compenso, per cementificarla, un’area verde, pubblica, da
proteggere e destinare a parco.
Per poter
restituire alla Regione Toscana la somma
in prestito, promessa per la costruzione (130 ml. di euro) , sarebbe stato
necessario vendere, secondo l'accordo (privatizzando beni pubblici), i 3/4
della sede attuale dell'ospedale, abbandonando strutture nuove (piastra
operatoria con eliporto, pronto soccorso, unità di radio diagnostica ecc.) per
le quali si sono già spesi circa 100 milioni di soldi pubblici, edifici
difficilmente trasformabili per altre attività, forse considerabili solo come
volumi da demolire, senza sapere ancora quale sarà la loro destinazione, ed
inoltre, la villa Rodocanacchi a Monterotondo con 8 ettari di parco (bene
pubblico da tutelare), ed ancora i distretti di via Filippo Venuti, di via
Ernesto Rossi, di Borgo S.Jacopo, di via della Bastia, di via Fiera di
S.Antonino, di via del mare, di via S. Gaetano, di via S.Francesco, di via
Piave, l'unità immobiliare di piazza Attias, e di via Tiberio Scali, cioè la
maggior parte della sanità decentrata sul territorio che si dice(?) di
potenziare; sicuramente la loro destinazione non avrebbe potuto essere
pubblica in quanto nella situazione di crisi attuale nessun ente pubblico
ha risorse da spendere per comprare e ristrutturare.
Omettiamo ,in
questa sede, le valutazioni del tutto negative, come dimostrabile dagli esempi
realizzati, sull’ affidamento (più di un
terzo delle spese previste) alle "risorse private" che avrebbero
realizzato le opere mediante il metodo del "project financing"
(finanza di progetto),
Confermiamo,
ancora una volta, che desideriamo per Livorno un Nuovo Ospedale che deve essere
realizzato all’interno dell'attuale sede di viale Alfieri utilizzando e
ristrutturando, ove possibile, i “vecchi” edifici e non abbandonando i nuovi
già realizzati.
Ciò che
abbiamo chiesto alla nuova amministrazione del Comune di Livorno il 30 giugno
scorso, presentando e consegnando le circa 11.000 firme di cittadini (insieme
ad ALBA e al comitato contro la localizzazione del nuovo Ospedale, di cui
faceva parte anche il M5S) è di mostrare la propria volontà politica ed
amministrativa nel fare quello che riteniamo l'interesse della collettività da
tutelare, compiendo gli atti che gli competono, concretizzando annunci e
promesse, che sono riassumibili nei
seguenti 10 punti :
•
Recedere
(dichiarandola nulla e revocando la relativa delibera) dalla variante al
Regolamento Urbanistico che destina a sede ospedaliera l’area di Montenero
basso che, destinata genericamente a servizi, deve essere dedicata a parco
pubblico. Tale variante era, in tutta evidenza una variante al Piano
Strutturale come evidenziato nel ricorso (senza esito né risposta) avanzato
dall’Osservatorio Trasformazioni Urbane (che alleghiamo); solo la complicità
della Regione ha potuto rendere accettabile una evidente forzatura ed
illegittimità degli atti compiuti dal Comune.
•
Recedere
(revocando la relativa delibera e gli atti conseguenti) dalla cessione
dell’area come sopra destinata che, priva dell’indicazione a sede ospedaliera,
non ha motivo di entrare in proprietà dell’AUSL 6. Indichiamo anche
l’opportunità di inviare ad un esame di legittimità della Corte dei Conti gli
atti di cessione, sostanzialmente a titolo gratuito tra il Comune di Livorno e
la citata AUSL 6.
•
Rivedere e
cessare le opere stradali e le altre connesse che riguardino l’accesso alla
nuova sede ospedaliera, modificando il piano annuale e triennale delle opere
pubbliche e destinando i relativi capitoli di spesa ad altre opere più
necessarie per la collettività.
•
Dare
indicazioni per il nuovo piano strutturale che NON comportino la
“valorizzazione” degli edifici ed aree di proprietà dell’AUSL 6 destinati alla
vendita per la restituzione alla Regione dei fondi di rotazione che intendesse
mettere a disposizione per la costruzione del nuovo ospedale, peraltro non
ancora forniti.
•
In
conseguenza dei punti 1 e 2 non può essere rilasciato alcun permesso di
costruzione per il nuovo nosocomio.
•
Deve
essere tolta qualsiasi consulenza (e fiducia) a quei dirigenti comunali e
consulenti esterni che hanno predisposto ed approvato gli atti preordinati alla
variante agli strumenti urbanistici e alla realizzazione dell’ospedale
nell’area di Montenero basso.
•
Dare
valore, sia pure informale, al referendum consultivo sulla localizzazione del
nuovo ospedale anche se non raggiunse il quorum, revocando la delibera di
localizzazione oggetto del referendum stesso.
•
Fornire
direttive agli estensori del nuovo piano strutturale (preferibilmente cambiati)
per studiare e proporre assetto e varianti delle aree della sede ospedaliera
attuale e delle aree limitrofe in modo da agevolare nuovi servizi sanitari e di
corredo, nonché la funzionalità e l’agibilità dell’esistente.
•
Agevolare
i collegamenti con la sede di via Alfieri potenziando anche il servizio
pubblico
•
Bloccare
la vendita delle sedi dei servizi territoriali e delle aree di proprietà
pubblica e chiedere atti di miglioramento ed incremento della sanità sul
territorio.
Tali atti serviranno inoltre per aiutare
l’AUSL 6 a rinunciare all’appalto dell’ospedale a Montenero basso,
fortunatamente non ancora aggiudicato in via definitiva.
Si ricorda a tale proposito che appare
applicabile il punto k) dell’art.4 del Disciplinare di gara che impedisce
l’aggiudicazione definitiva prima della permuta
definitiva delle aree e degli immobili
oggetto di intervento (pag. 7).
Inoltre per quanto concerne eventuali
richieste di penali da parte di concorrenti alla gara si riportano di seguito
le relative disposizioni contenute nelle
ulteriori precisazioni contenute nel citato art. 4 del Disciplinare (pag. 8) :
k) che
l’Azienda USL n. 6 di Livorno, a suo insindacabile giudizio, si riserva la
facoltà di sospendere, revocare o annullare la procedura, senza che i
concorrenti possano avanzare alcuna pretesa;
j) che
l’Amministrazione aggiudicatrice non adotterà il provvedimento di
aggiudicazione definitiva e, conseguentemente, non procederà alla
sottoscrizione della convenzione di concessione – senza che per questo i
concorrenti possano vantare alcunché a titolo di indennizzo e/o risarcimento –
in caso di mancato ottenimento del finanziamento regionale a diverso titolo di
euro 130.000.000.
Invitiamo quindi tutti gli Enti
Pubblici, in qualsiasi modo coinvolti nell’appalto, a sostenere le ragioni
dell’AUSL 6 in un eventuale contenzioso a seguito di revoca della procedura,
pena un inopportuno ed incauto schieramento a favore delle ditte appaltatrici.