venerdì 30 settembre 2011

NUOVO OSPEDALE A LIVORNO TOGLIERE IL VELO AL PROJECT FINANCING di Leonardo Bertelli dell'Osservatorio Trasformazioni Urbane

Dall'esame del bando per la realizzazione di un nuovo presidio ospedaliero in Livorno e dal relativo disciplinare di gara si desume che in parziale difformità dall'Accordo di Programma a suo tempo sottoscritto l'intera opera viene realizzata a cura del privato promotore finanziario che in concessione curerà la progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva nonché la successiva intera costruzione del nuovo presidio, compresa la direzione dei lavori ed il coordinamento della sicurezza in fase di progetto e di esecuzione.
Naturalmente il privato, bontà sua, “dovrà prestare attenzione” al Documento Preliminare di Progettazione dello Studio di Fattibilità (riteniamo predisposto dallo studio tecnico-legale Pettinelli, anche se nessuno ha mai dato risposta alla richiesta di chiarimenti in merito).
L'unico riferimento ad un possibile controllo pubblico verrà indicato all'interno della bozza di convenzione ,che il promotore privato dovrà fornire in fase di gara, tra i vari elementi che la caratterizzano ; l'intera convenzione varrà al massimo tre ( diconsi tre) punti, dei cento a disposizione della commissione giudicatrice.
Non appare chiaro il motivo per cui il costo globale dell'intervento era stato stabilito in circa 267 milioni di euro e adesso il totale, IVA compresa, è divenuto di 191 milioni, con una diminuizione di 76 milioni. Si evidenzia nel disciplinare (art. 4 punto l) che ad oggi mancano i 130 milioni del cosiddetto finanziamento regionale, da restituire mediante la vendita del patrimonio immobiliare dell'AUSL 6, in quanto l'Amministrazione non procederà nell'aggiudicazione in caso di mancato ottenimento di tale finanziamento. Non appare chiaro inoltre se i 130 milioni siano da aggiungere ai 191 milioni già individuati portando il costo complessivo a 321 milioni.
Si sottolinea che la gestione affidata al privato avrà una durata di 356 mesi (circa 30 anni) e che l'AUSL prevede di pagare annualmente al concessionario per i servizi oltre 33 milioni di euro più IVA, a base 2010, quindi con rivalutazioni successive.
Una operazione analoga per la costruzione di un nuovo ospedale tramite un project financing è partita lo scorso anno a Padova con la ferma opposizione del PD e della CGIL.
Vale la pena di leggere, per gli ovvi riferimenti e similitudini, quanto affermato dall'opposizione di sinistra patavina e pubblicato dalla stampa locale.
La posizione del PD : “ ....Bisogna abbandonare il ricorso alla costruzione di strutture pubbliche con il project financing dimostratosi oneroso e rischioso perchè cede pezzi del sistema al mercato. “
Ed il segretario generale della Camera del Lavoro territoriale di Padova:
“ Il progressivo contenimento dei finanziamenti pubblici ha determinato, anche in sanità, il ricorso al partenariato pubblico/privato per la realizzazione di strutture ospedaliere e territoriali ............Si è slittati lentamente, in questo modo, verso una logica privatistica nella gestione del comparto sanitario. Il privato recupera il suo investimento gestendo il flusso di cassa derivante dall'espletamento del servizio. In sanità, dove la domanda dei servizi è sufficientemente stabile, il rischio per il privato risulta così notevolmente abbassato......... Il project financing in ambito sanitario lascia una serie di questioni aperte. Dall'inizio alla scadenza del contratto si succederanno, se tutto va bene, almeno 5-6 direttori generali. Chi sarà chiamato a dirigere l'azienda dopo 15 anni sarà in grado di onorare gli impegni presi ? Se incontrasse difficoltà a pagare il canone ? E se il soggetto promotore a seguito di una contrazione del flusso di cassa dovesse fronteggiare una richiesta di pignoramento dell'ospedale da parte della banca finanziatrice? Se per il privato una riduzione del flusso di cassa rappresenta una mera eventualità, questa è invece una certezza per il pubblico che rinuncia in partenza a una fetta dei suoi guadagni. In pratica il pubblico paga il privato per offrire sanità al cittadino. Ma a chi deve rivolgersi un dipendente ospedaliero se c'è qualcosa che non funziona nella sua unità operativa ? Va dal soggetto promotore o dal direttore sanitario ? Il privato, una volta completata l'opera, si interesserà al recupero del capitale investito. Siamo tutelati di fronte al rischio che si possa occupare più del volume delle prestazioni offerte che della loro qualità ?..........Servono sicuramente chiavi interpretative e approcci nuovi, ma non ci convince un'idea di welfare che si traduca semplicemente nel fatto che il pubblico deleghi ad altri le proprie responsabilità e funzioni, o una sussidiarietà intesa come sostitutiva e alternativa al ruolo pubblico. “
Ritengo si possano pienamente condividere le considerazioni critiche avanzate dal PD e dalla CGIL ….....di Padova; ma qui siamo a Livorno !
Leonardo Bertelli dell'Osservatorio Trasformazioni Urbane