sabato 13 febbraio 2010

Presentazione dell’esposto sul nuovo ospedale di Livorno.

Presentazione dell’esposto sul nuovo ospedale di Livorno.

Nuovo Ospedale e dintorni, radiografia ed alternative ad un progetto nato male.
Il 4 ottobre, con un’intervista al principale quotidiano cittadino, il sindaco informava i Livornesi che il dado era tratto, la città avrebbe avuto un nuovo ospedale e lo avrebbe avuto sulle prime pendici della zona di alto pregio ambientale di Montenero, previa demolizione delle due case protette per anziani, esistenti nel sito, e vendita della maggior parte del patrimonio edilizio sanitario nell'ambito del territorio comunale.
Un approccio mediatico che confonde la partecipazione con il consenso, sostenuto dalla direttrice ASL e dall’Assessore Regionale alla sanità, escludendo il Consiglio Comunale di Livorno, tutti i Comuni della Provincia facenti parte della stessa Asl, gli addetti ai lavori e i cittadini, tutto ciò senza una pianificazione urbanistica generale che preveda e organizzi delocalizzazioni e modifiche di destinazione d'uso legate alla riprogrammazione territoriale della sanità e dei servizi sociali, sul territorio.
Ritenendo giuste e pertinenti le proteste dei comitati di residenti e cittadini espresse e le prese di posizione contrarie dei partiti dell’opposizione sia di destra che di sinistra (che chiedono di tenere aperto uno spazio di confronto, quanto meno sulla delocalizzazione), alcune associazioni e gruppi di lavoro sorti in città per costruire pratiche di partecipazione: APPL, MD, OTU, SENZA SOSTE si sono uniti, per contrastare le nuove scelte di trasformazione urbana, per la poca fondatezza del progetto di nuovo ospedale, assurdo e improvvisato, che porterà dequalificazione ambientale attraverso nuove cementificazioni collinari e un peggioramento sostanziale delle condizioni di vita dei livornesi.
Si verificherà un ulteriore depauperamento delle funzioni vitali della città storica, disagi dell’utenza per le distanze ben superiori rispetto al baricentrico ospedale attuale e la privatizzazione gestionale dei servizi ospedalieri a causa del previsto project financing a copertura di un terzo dei costi. Inoltre l’accollo al Comune di un mutuo di 30 milioni di euro per l’edificazione di tutte le spese di infrastrutture e di nuova sistemazione degli anziani sfrattati, prosciugare le sue risorse per un lungo periodo e causerà un ulteriore depauperamento delle funzioni della città storica, già ferita dalla proliferazione di ipermercati, palazzetti sportivi e cinema multisala in periferia.
Ci si chiede perché il Comune invece di accettare il confronto si è arrampicato in critiche speciose alla struttura dell’ospedale attuale. Ci sembra che sia la filosofia del mattone come volano dell’economia, la vera sirena ammaliatrice del governo locale (in questo non molto diverso dalla destra).
Il programma metterebbe in movimento, infatti, interventi edilizi di tutti i tipi, grandi demolizioni, ingenti volumi di nuove edificazioni (solo per quelle sono preventivati 229 milioni di euro e molti lavori stradali, ed attiverebbe le cosiddette valorizzazioni fondiarie, in quanto buona parte dell’area dell’ospedale attuale sarà destinata a residenze ed uffici, diventando una grande area di trasformazione in aggiunta di quelle previste, e le sedi diffuse sul territorio modificheranno in privata la loro destinazione d'uso senza sapere come e quando verranno sostituite.
L’altra questione è più banalmente elettorale e verte sull’efficacia, per gli amministratori di esibire capacità e dinamismo nel progettare il nuovo, comunque ed ad ogni costo. Siamo alle soglie di una tornata elettorale assai delicata, le elezioni regionali.
Tutto ciò in contrasto con lo strumento urbanistico vigente ed in assenza di una nuova pianificazione generale da tempo annunciata e non ancora predisposta: c’è in ogni caso il grave vulnus alla legislazione urbanistica, al di là di ogni valutazione critica sulle scelte di governo del territorio. E’ stata utilizzata una prassi al di fuori di ogni regola vigente, regole che in ogni caso impongono iter diversi da quelli disinvoltamente adottati.
Si è, infatti, decisa una variante al PRG della città saltando il passaggio obbligato di un’adozione formale, da sottoporre all’approvazione del consiglio comunale e alla verifica del governo regionale dopo i tempi stabiliti dalla legge per le osservazioni dei cittadini. Ribadiamo che nel piano strutturale il distretto ospedaliero insiste nell’area attuale di Viale Alfieri, che invece diviene area di trasformazione.
Il confronto con l’amministrazione comunale sarà incentrato sulla partecipazione democratica, sulla tutela ambientale, su una corretta pianificazione territoriale, su una programmazione sanitaria che privilegi le strutture diffuse di base e cercheremo di coinvolgere altri soggetti portatori di interessi collettivi (associazioni di volontariato, sindacati e associazioni di categoria, organizzazioni politiche, media indipendenti, centri sociali) per definire un modello di sviluppo sostenibile della città, che consegni definitivamente alla storia la politica del mattone ad ogni costo.
Per queste ragioni presenteremo un ESPOSTO
livorno 1o febbraio 2010

Nessun commento:

Posta un commento