di Leonardo Bertelli
Dobbiamo essere grati ai 28.317 cittadini livornesi (giovani, anziani, stranieri) che il 28 novembre si sono recati nei seggi a votare, superando difficoltà di reperimento dei seggi stessi, notizie contraddittorie dell'ultima ora nonché il maltempo.
Essi costituiscono la base democratica e consapevole della cittadinanza su cui costruire il futuro attivo e partecipativo di una città che si è dimostrata, in larga parte, indifferente e rinunciataria a fronte di problemi di ambiente e assetto territoriale che devono interessare tutti nello stesso modo.
Dobbiamo farci carico noi, che abbiamo sostenuto il referendum, strumento ultimo a cui costretti a rivolgerci, per una mancata discussione e partecipazione in forme diverse, di non essere riusciti a far capire l'importanza dell'occasione referendaria ed i motivi per difendere con il voto le ragioni del si o del no in modo evidente e costruttivo.
Ancora una volta, ed anche questo è preoccupante per le sorti del sistema democratico in cui viviamo, i partiti, i sindacati, le associazioni che si sono schierate da una parte o dall'altra, non hanno avuto alcuna influenza sugli elettori e sono, ritengo, gli unici che escono sconfitti sonoramente dal referendum.
Il Sindaco ed i consiglieri comunali, tutti rappresentanti delle forze politiche che li hanno designati all'incarico, prendano atto della sconfitta, sconfitta della democrazia, e smettano, gli uni, di esaltarsi in una vittoria (?) che non c'è stata gli altri di tentare di giustificare una sconfitta (?) poco onorevole per tutti.
Solo piaggeria e “captazio benevolentiae” (in livornese ruffianeria e leccaculismo) può far dichiarare al Sindaco che sono “normali” coloro che non hanno votato, proprio lui che nel suo programma di governo aveva dichiarato di volere :
“.....superamento di una visione gerarchica..., idea della partecipazione come motore di cambiamento..., i cittadini non più solo destinatari delle azioni di governo, ma essi stessi azioni di governo..., la partecipazione si evolve a strumento per costruire e mantenere i legami sociali, per riaffermare e difendere una visione comunitaria del territorio...., Livorno “città della partecipazione”.
I cittadini che hanno votato, che hanno esercitato la loro sovranità popolare, sono i soli vincitori del confronto referendario, non intendono essere professionisti della partecipazione, compito che lasciano, pro tempore, al Sindaco, ai consiglieri comunali, ai dirigenti sindacali e delle associazioni, e rimangono in vigile attesa delle conseguenze del loro voto e delle successive occasioni di confronto a partire dal nuovo strumento urbanistico della città.
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