La ristrutturazione completa della sanità, che prevede nuove destinazioni d’uso e nuova collocazione di strutture di interesse vitale, è una scelta di trasformazione del territorio comunale, che non si può fare in deroga e al di fuori dei piani regolatori; non capirlo è un sintomo dello stravolgimento di senso operato in questi anni, nella percezione delle pianificazioni e del governo del territorio.
Perché allora criticare il sistema Bertolaso- Berlusconi che ha da sempre operato in deroga agli strumenti urbanistici, nel nome della massima efficacia e concretezza?
Al di la dei reati ipotizzati nel merito di alcune operazioni immobiliari, collegati a grandi eventi, a noi sembra inaccettabile in se e per se la licenza di costruire al di fuori e al di sopra delle norme vigenti.
Il fastidio verso le pastoie di regole votate e sottoscritte, per l’uso e la trasformazione della città, è diventato non solo un vizio della pregiata ditta (B.B.) ma di un’ampia schiera di amministratori locali.
Perché perdere l’occasione di localizzare finanziamenti urgenti sul territorio comunale (o provinciale) per seguire le indicazioni del PRG e gli indirizzi di pianificazione urbana? Ben vengano grandi eventi, occasioni economiche da cogliere al volo, come è stato per l’Aula Mariana a Montenero, in occasione del Giubileo, ad opera della vecchia giunta Lamberti: risultato soldi pubblici buttati al vento, l’aula da abbattere per un mancato controllo dello stato idrogeologico che allora veniva dato per sicuro.
Anche la vicenda del nuovo ospedale si configura come una scelta improvvisata e pericolosa fuori dalle regole urbanistiche.
Questo ci sembra assai grave, fuori da ogni altra ipotesi di reato, che del resto in nessun nostro intervento abbiamo ipotizzato.
A fronte di ciò, le esperienze di partecipazione promosse con Cisternino 2020 e su una parte del Pentagono del Buontalenti, suonano come diversivo per accontentare le voglie della cittadinanza attiva.
Pertanto anche se apprezziamo la ricerca da parte dell’amministrazione comunale di una scelta consensuale, attraverso l’ascolto di proposte di cittadini, associazioni e comitati per l’operazione di rinnovo dell’arredo urbano del centro, pensiamo che non si possa confondere la diversa dimensione dei problemi tra scelta dell’illuminazione, pavimentazione etc. dei portici e del mercato e l’operazione urbanistica che rivoluziona l’intera struttura socio sanitaria cittadina.
E’ necessario il riequilibrio di una città troppo costruita, con carenza di servizi e centri civici, mobilità caotica e nessun serio piano di trasporto pubblico integrato, dopo quello non realizzato di Insolera (tranvie dorsali e lungo il mare, e servizi navette di collegamento).
Per questo proponiamo esperienze di urbanistica partecipata: purché ci sia il rispetto delle regole e un reale diritto all’informazione.
Non abbiamo molto da perdere: la città sta diventando un luogo privato, in cui ognuno viene confinato nel proprio recinto, nel carcere mentale di una malintesa idea di sicurezza che ci nega l’avventura dell’incontro tra diverse identità, idee, culture, dove gli unici spazi di aggregazione sono i “non luoghi” dei centri commerciali; stiamo regredendo all’idiotismo della comunità ristretta.
Perduta l’idea stessa di pubblica utilità, ognuno rivendica il diritto di costruire da se e per se (altrimenti come si spiegano migliaia di costruzioni abusive?) e i palazzinari pretendono il diritto di estendere la loro colate di cemento e mattoni su tutta Livorno, al di fuori di ogni utilità sociale e/o collettiva.
Insomma quella della urbanistica partecipata è una sfida ineludibile: a partire dal rilevamento dei problemi, all’esame del risorse, alla discussione delle soluzioni.
Sono necessarie grandi opere all’altezza delle esigenze dei tempi, di messa in sicurezza dell’ambiente costruito (ristrutturazioni antisismiche, raccolta di acque piovane, risparmio idrico e energetico, integrazione e sostituzione del sistema energetico con le energie rinnovabili, raccolta differenziata, sostituzione del trasporto privato con quello collettivo e la restituzione di spazio pubblico ai cittadini per l’incontro e la risocializzazione.
Nel governo della città non si tratta di cogliere l’attimo, ma piuttosto di riflettere seriamente sul futuro. Torniamo al rispetto delle regole decise e sottoscritte: in questo senso ci pare opportuno sostenere il referendum promosso da un comitato cittadino, firmando ai banchetti e partecipando attivamente alla raccolta delle firme.
Livorno 13 marzo 2010
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