giovedì 19 novembre 2020

Un interesse ed una protesta unitaria

 


di Leonardo Bertelli dellOTU

Livorno 19 novembre 2020

 

Esistono tre posizioni diverse tra coloro che vogliono un nuovo ospedale più grande (almeno 600 posti letto, più dotato di medici ed infermieri,e collegato ad un a medicina territoriale più estesa ed efficiente) senza distruggere un parco pubblico :

- chi lo chiede dentro l'attuale sede di via Alfieri

- chi lo vuole altrove

- chi lo vuole ristrutturando l'esistente

nessuno , tuttavia, sembra  apprezzare l’attuale proposta di fattibilità, che si può definire “ospedalino Saccardi” (per le indicazioni espresse dall'ex assessore  regionale) e che l'attuale amministrazione comunale ha sottoposto ad un sedicente “percorso di informazione ed ascolto” poco partecipato sia per le modalità prescelte che per il numero di cittadini informati ed ascoltanti.

Come Osservatorio Trasformazioni Urbane abbiamo criticato il percorso sopra citato, intrapreso dal Comune tramite la soc. Simurg, sia perché non mette  in discussione l'unica scelta spettante al Comune cioè la scelta urbanistica di localizzazione del nuovo nosocomio e di destinazione d'uso degli immobili ed aree del vecchio abbandonate, sia perché rischia di depotenziare il successivo obbligatorio processo partecipativo a cui dovrà sottoporsi il progetto, o meglio, i progetti preliminari futuri. A tale proposito abbiamo inviato una nota informativa alla garante regionale della partecipazione.

Abbiamo inoltre, con una apposita comunicazione, richiamato l'attenzione della Soprintendenza per l'archeologia, belle arti e paesaggio sulle manomissioni progettate nell'edificio ospedaliero esistente, nell'edificio ex Pirelli e nel parco storico.

Una lettera è stata inoltre inviata alla Corte dei Conti di Firenze per informarla dell'inutile ed intempestivo, a nostro avviso,  depauperamento, con cessioni a terzi,  dei beni demaniali pubblici comunali, facendo seguito alle informazioni derivate dalla stampa locale.

In modo autonomo gruppi di cittadini sensibili ai problemi sollevati si sono organizzati per manifestare il loro dissenso alla proposta di ubicazione del Nuovo Ospedale ed alla distruzione del parco difendendo le aree a verde ed i beni comuni, richiedendo di sottoscrivere documenti di critica.

Ad oggi non abbiamo notato il manifestarsi dell'interessamento dei raggruppamenti politici esistenti in Livorno, così come dei gruppi ed associazioni che si richiamano alla difesa del verde, della natura e dei beni comuni.

 

I punti in comune  tra i critici ed i dissenzienti sono la salvaguardia del parco Pertini ed in generale del verde e degli spazi pubblici e la necessità di una nuova progettazione partecipata, che parta da una pianificazione sanitaria che, innanzitutto, organizzi ed incrementi la medicina di base e preventiva, che dimensioni in modo corretto le necessità di ospedalizzazione, e che partendo dall'esperienza dell'attuale pandemia tenga di conto della possibilità del ripetersi del fenomeno.

Possiamo lavorare insieme su i due punti comuni ? E tenere desta ed informata l'opinione pubblica sull'argomento che riguarda tutti e ricadrà sulle spalle delle future generazioni ??

lunedì 16 novembre 2020

PROGETTO NUOVO OSPEDALINO IN VIALE CARDUCCI


di Daria Faggi dell’OTU

Come si vede bene dalla planimetria che illustra il progetto del nuovo ospedale, la nuova struttura  divora mezzo Parco Pertini, e poiché l’area dove sono previste le demolizioni dell’attuale nosocomio  (in arancio chiaro) è ampia e potrebbe contenere anche l’ospedale nuovo, non si comprende proprio lo spostamento della localizzazione.

Se fosse costruito dentro l’area di Viale Alfieri  si eviterebbe la distruzione di un parco, e non sarebbe necessario redigere un nuovo piano regolatore, senza il quale non si può muovere foglia.

In blu sono identificate le strutture che verranno dismesse, senza peraltro indicare la nuova destinazione d’uso, a quanto pare i progettisti non hanno idea di come utilizzare buona parte (quasi la metà) dell’attuale ospedale.

Solo di tre padiglioni storici è indicata la nuova funzione socio sanitaria (color arancio scuro).

Incredibile è poi la prevista demolizione dei collegamenti tra padiglioni (arancio chiaro) ignorando con disinvoltura le tutele previste per il valore architettonico testimoniale dell’ospedale storico .

Infine in tempi di Covid questo progetto appare totalmente inadeguato.

Questa stagione drammatica di pandemia suggerirebbe più lungimiranza e cautela nelle proposte di nuova sanità pubblica, che in questo modo viene ulteriormente ridotta, contavamo su  una moderna struttura ospedaliera (350 posti letto) in aggiunta all’attuale  ospedale una volta terminata la ristrutturazione (400/500 posti letto), mentre  al termine di questa operazione ci troveremo con  un ospedaletto da 450 posti letto, e l’abbandono di tutto o quasi il grande ospedale di viale Alfieri.

 


Livorno 16 novembre 2020

mercoledì 28 ottobre 2020

Informazione sull’incontro del 16 ottobre con il Sindaco Salvetti e l’OTU

 



Il 16 ottobre 2020 si è svolto un incontro, richiesto da tempo dall’Osservatorio Trasformazioni Urbane, tra quest’ultimo e l’Amministrazione Comunale sul tema del “Nuovo Ospedale”.

Erano presenti per l’OTU Daria Faggi, Leonardo Bertelli, Tommaso Tocchini e per l’Amministrazione Comunale Luca Salvetti, sindaco, Silvia Viviani, assessora all’Urbanistica, Leonardo Gonnelli, dirigente  Dipartimento Lavori pubblici e assetto del territorio e  Pietro Contorno  “addetto alla segreteria politica”.

 

 Quello che segue non è un verbale dell’incontro quanto piuttosto una nota degli argomenti affrontati e delle  impressioni di chi ha partecipato per l’OTU e sarà quindi usato da qui in avanti  il noi, quando riportiamo le posizioni espresse dai tre portavoce dell’OTU.

 

In apertura di incontro abbiamo illustrato, consegnandole, le tre lettere spedite alle competenti autorità regionali e nazionali, per segnalare quelle che ci sono sembrate irregolarità, incongruità o inadempienze nell’iter avviato dal  comune di Livorno per la costruzione di un nuovo ospedale. Alcuni dei rilievi e osservazioni più rilevanti sono state riprese e riassunte per chiarire motivi e natura dell’incontro.

 

L’iniziativa dell’invio delle tre lettere ha, perlomeno, indotto all’impegno gli uffici comunali per controllare la plausibilità delle argomentazioni  contenute nelle lettere stesse e questo, forse, dovrebbe assicurarci la massima attenzione da parte della Amministrazione Comunale nello sviluppo del procedimento avviato con la firma del protocollo di accordo, specialmente riguardo alle questioni più delicate. Secondo il Sindaco la denuncia dell’OTU sarebbe originata da un pregiudizio, per cui sarebbe stata imbastita una specie di azione preliminare fondata su fatti non consumati. In sostanza le notizie in base alla quali abbiamo promosso le suddette iniziative, tratte dai media locali, non rispondevano alla realtà dei fatti, ma solamente a congetture deducibili dai documenti e dalle comunicazioni ufficiali; questo prova l’approssimazione dei media stessi e,  implicitamente,  l’insufficiente capacità comunicativa del Comune.

Su questo punto il Sindaco ha affermato di aver voluto l’avvio del cosiddetto percorso di informazione e partecipazione  nonostante che in questo caso non fosse obbligatorio (sic!); noi abbiamo dichiarato di non ritenere che con questo si possa riparare all’esclusione della cittadinanza da una decisione di tale portata, dove il coinvolgimento di un bene pubblico come il Parco diventa dirimente, con un’azione tardiva e dalle prime avvisaglie inerte  rispetto a decisioni non reversibili ed abbiamo ribadito l’elusione agli obblighi alla partecipazione di tutte le Amministrazioni che si sono succedute dalla istituzione del regolamento. Comunque se è vero che il tipo di percorso è di secondo grado ovvero di consultazione/ascolto – fonte SIMURG-  ( che da quanto ci risulta dovrebbe essere “un approccio che prevede una fase di informazione sulle scelte operate, poi  una fase di ascolto degli stakeholder individuati rispetto all’ambito considerato, in seguito alle quali potranno poi essere considerate dall’Amministrazione le osservazioni emerse  per una valutazione della qualità delle politiche e per una eventuale rimodulazione delle stesse)  con una opportuna azione di vasta condivisione non si possono escludere ripensamenti se non proprio inversioni di rotta.

Il sindaco ha sostanzialmente ribadito la volontà di realizzare “finalmente un nuovo ospedale per la città” , scelta che abbiamo più volte ribadito anche noi, e  la sua convinta adesione al nuovo percorso proposto dalla regione, in quanto le motivazioni ( troppi vincoli nell’area dell’attuale ospedale, tempi troppo lunghi e difficile gestione dei cantieri ) gli sono sembrate inoppugnabili.

 

Nota: notiamo una contraddizione tra l’affermazione della esistenza di troppi vincoli e la facile rimozione di questi quando nell’  attuale  progetto si manomettono  pesantemente gli edifici di valore storico e testimoniale e pure un parco ottocentesco.

In sostanza si è potuto evincere dall’incontro che:

·         per i finanziamenti ed i tempi non ci sono dati certi,

·         che nessuna cessione d’area sarà eseguita fino a che non sia concluso l’iter di adeguamento urbanistico (Leonardo Gonnelli),

·         che il masterplan  è perfettibile (Sindaco),

·         e questi sono elementi che possono aprire uno spiraglio a possibili ripensamenti, almeno parziali.

·         non va negato comunque che le risposte sulle scelte progettuali che noi abbiamo fortemente contestato non ci hanno rassicurato:

 

1)           l’occupazione del parco Pertini, come avevo presunto fin da subito, è stata giustificata dal fatto che la superficie interessata coincide all’area ex STICE, corrispondente all’ampliamento del Parterre effettuato negli anni 80 su progetto dell’arch. Ferrara, quindi non “storicizzata” ed evidentemente non ritenuta soggetta a vincolo dalla Soprintendenza che è tra i firmatari del protocollo; il ché vuol dire che si è mirato alla soluzione facile, occupando un parco pubblico da barattare alla fine del gioco con un’area edificata da convertire a parco, evitando di affrontare la complessità di un puzzle interno al perimetro ospedaliero, che avrebbe obbligato all’abbandono di un modello standard, ma che avrebbe condotto a soluzioni meno banali e soprattutto avrebbe dato maggiore importanza al recupero della vecchia struttura, tema del secondo aspetto poco rassicurante. Peraltro abbiamo tenuto a precisare che la parete dell’edificio ospedaliero che sarà alta minimo 15 metri e lunga 150, sarà di enorme impatto rispetto al Parterre, perché praticamente coincidente con il confine, sempre che non sia necessaria, come riteniamo, una fascia di rispetto e servizio periferica all’ospedale nuovo che sconfinerebbe sulla zona del parco ottocentesco; comunque sarà una presenza ingombrante per i frequentatori del parco, che creerà un cono d’ombra per una buona parte del giorno e sostituirà la fonte di luce permanente che attualmente si gode dal cielo aperto sopra la pista e l’anfiteatro.

2)           È accertato che il vecchio ospedale non manterrà la sua funzione (esclusi alcuni edifici periferici);  la sua  conversione non ha ancora una finalità certa,  ci è stato riferito che gli edifici saranno destinati ad attività compatibili con la sanità e con le attività ospedaliere, attività che vanno dai centri di ricerca medica (CNR – Sant’Anna) al trasferimento delle RSA (centro Pascoli) agli alloggi temporanei   (di isolamento post-covid). Intanto sulle planimetrie vi sono indicazioni dell’abbattimento dei corridoi vetrati, elementi fondamentali per mantenere la visione unitaria del complesso e la sua memoria storico-architettonica.  Chiederemo la rettifica di tale previsione (il Sindaco, a cui evidentemente era sfuggita  questa previsione, ha garantito il mantenimento dell’integrità del complesso)  e chiederemo  che tutto ciò sia sottoscritto nell’accordo finale, perché sarà l’USL, proprietaria degli immobili, a dover realizzare la conversione, chiederemo inoltre che nell’accordo sia compreso il relativo piano finanziario o che questo sia collegato ad un contratto con i vari soggetti interessati alla gestione, che ne sancisca il mantenimento dell’integrità architettonica e compatibilità delle destinazioni al complesso sanitario.

Infine una nota sull’intervento dell’Assessora Viviani e la sua supponenza rispetto all’orientamento urbanistico da seguire che per sintesi  definiremmo urbanistica disinvolta. La questione meriterebbe un commento a parte, dal momento che questo modo di gestire la pianificazione rischia di produrre alla città più danni dell’urbanistica contrattata (vedi varianti anticipatrici). Questo atteggiamento è generato infatti dall’incapacità di esprimere un’idea di città e territorio, dalla creazione di un vuoto decisionale per la sua gestione che viene occupato da iniziative private che per natura non sono  in grado di contabilizzare i danni che un investimento potrebbe produrre nel lungo periodo, ma solo il profitto immediato.

Ultimissima, e amara, notazione: Contorno rispondendo alla domanda sul fabbisogno di letti in ospedale in rapporto alla popolazione ha detto che i letti non servono se non c'è il personale e dunque è un falso problema ....

Battuta infelice che ben esprime lo stato delle cose presenti .

 OTU

 

LIVORNO 16 OTTOBRE 2020

 

 

 

Osservatorio Trasformazioni Urbane abbiamo inviato alle diverse autorità competenti, tre documenti

 


Come Osservatorio Trasformazioni Urbane abbiamo inviato alle diverse autorità competenti, tre documenti  in cui segnaliamo gli aspetti di criticità dell’iter adottato da Amministrazione Comunale livornese in relazione alla  complessa operazione per  brevità chiamata “  nuovo ospedale, e esprimiamo le motivazioni e i contenuti del nostro dissenso .

 

Il primo:  è inviato alla  Garante regionale toscana della informazione e della partecipazione, titolato significativamente “un  simulacro di partecipazione “.

Pensiamo infatti che un’ opera di tale impegno

  • che richiede un complesso iter di variazione del vigente piano strutturale e dunque una adeguata valutazione di impatto urbanistico e ambientale,
  • che prevede tra l’altro   lo smantellamento di un parco pubblico la cui realizzazione è costata, 30 anni fa , 2 miliardi di lire,
  • che implica un intervento pesante su un parco storico ( 1845 ) 
  • che comporta la dismissione dell’attuale ospedale di viale Alfieri,

meritasse un progetto serio di  vera partecipazione della cittadinanza fin dalle prime mosse.

Invece, a scelte fatte e non condivise (l’accordo di programma è sottoscritto nel giugno 2020) , a settembre 2020 con una conferenza stampa ci viene comunicato che entra nel vivo il percorso di informazione e  partecipazione, in prima battuta definito di informazione e ascolto, promosso dal comune di Livorno in accordo con l’azienda USL Toscana nord ovest.

 

Il secondo documento è una istanza inviata alla Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno e al Ministero per i Beni e le Attività Culturali  per segnalare l’inosservanza delle norme di conservazione dei beni storici  architettonici di valore testimoniale. 

Infatti viene intaccata pesantemente la morfologia dell’ospedale storico ( anni 30 )

 distruggendo le gallerie vetrate che collegano i padiglioni e costituiscono la caratteristica tipologica del nosocomio livornese .

Subiscono pesanti variazioni per essere inglobati nella nuova struttura ospedaliera

i capannoni della ex Pirelli, fin qui “tutelati”  ( sono state respinte proposte funzioni di parcheggi a servizio della zona ospedaliera che comportavano interventi molto leggeri).

Pesante è l’impatto sul parco storico ottocentesco noto come Parterre che dovrebbe essere soggetto a rispetto e tutela .

 

 

Il terzo documento è stato inviato alla  Corte dei Conti  per segnalare il sospetto di irregolarità nella gestione del denaro e  del patrimonio pubblico, almeno da quanto è dato di conoscere attraverso le notizie di stampa.

Il 9 settembre 2020 veniva annunciato che il comune di Livorno, attraverso una operazione di permuta dai connotati vaghi,  aveva  provveduto a cedere un’area comprendente il parco pubblico in zona ex Pirelli, una striscia del Parterre,

i capannoni lungo via della Meridiana, gli edifici siti in viale Carducci: la palazzina oggi destinata a scuola, la sede dell’AUSER e l‘attuale sede degli uffici parchi e giardini. L’operazione, strettamente legata al progetto nuovo ospedale, veniva compiuta senza predisposizione di varianti agli attuali strumenti di pianificazione,

 senza le  quali la costruzione della struttura progettata costituirebbe un grave abuso edilizio. 

Senza variante e dunque senza variazione della destinazione d’uso risulta che il comune ha ceduto all’Azienda sanitaria  (che dal ‘93 ha perso il carattere di organo della regione, per assumere a fine anni 90 la natura di ente pubblico economico con piena autonomia imprenditoriale) beni di demanio pubblico non alienabili  (parco, edificio scolastico e sedi di uffici e magazzini pubblici ) 

Come se non bastasse il Comune  per il carotaggio (finalizzato a quantificare il livello dell’inquinamento su terreni che sono stati alienati) sostiene una  spesa che, a nostro avviso, toccherebbe ai nuovi possessori .

 

 

 

In conclusione, ogni pretesa di coinvolgimento in processi tardivamente adottati che sembrano foglie di fico per nascondere l’irritualità e la dubbia correttezza amministrativa dell’intera operazione  “ nuovo ospedale “ appare poco convincente

 e non cambia la sostanza di un agire arrogante e decisionista che è  l’opposto di una urbanistica trasparente e partecipata .

Di fatto la grande maggioranza della popolazione  livornese  non è stata messa in grado di capire le trasformazioni in progetto, che consistono  tra l’altro  nello smantellamento dell’ospedale storico, destinato a diverso e non ben definito uso, 

insomma non è stata adeguatamente informata del fatto che la nuova struttura non si aggiunge al vecchio ospedale ma lo sostituisce interamente ( fatto salvo l’ottavo padiglione ) .

 

 

venerdì 21 agosto 2020

 LE PRIME DUE SCHEDE SU OSPEDALE 2030


INIZIATIVA DEL 30 LUGLIO 2020 PER L'OSPEDALE IN AREA VIALE ALFIERI 

martedì 23 giugno 2020

OVUNQUE MA NON IN VIALE ALFIERI di Tommaso Tocchi per l’OTU




Nei sei anni che corrono tra la nota sulla TUTELA DEL PATRIMONIO (che fu pubblicata nel 2014 dall’Osservatorio T.U., a margine dei quesiti che pose agli aspiranti sindaco,  nell’ambito delle iniziative contro l’Ospedale a Montenero) e quest’ultima sul FUTURO DEL VECCHIO OSPEDALE, avrebbe potuto svolgersi una proficua riflessione solo se vi fosse stata la disponibilità al confronto tra gli enti coinvolti nel programma e tra questi e la città; sarebbe sicuramente emersa una soluzione condivisa e non sarebbe stato sprecato del tempo. Ma evidentemente il Dominus della questione ha voluto altrimenti e, per la debolezza e la convenienza dei comprimari che si sono succeduti, ha portato con il tempo e le circostanze  a questa nuova proposta, distante per collocazione alla prima, ma vicina alla medesima per modello e per le criticità che mostra.

i due contributi:
che ne sarà del nuovo ospedale 2020
tutelare il patrimonio 2014


CHE NE SARÀ DELL’ATTUALE OSPEDALE.

Un aspetto irritante che non è mai stato chiarito fin dall’inizio della storia del nuovo Ospedale è  la sorte  del complesso storico di viale Alfieri nel caso che si realizzi il nuovo blocco altrove,  circostanza che persiste anche nell’ultimo progetto.
Infatti, nonostante l’adiacenza della localizzazione prevista, quest’ultima proposta è comunque fisicamente indipendente e la poca chiarezza sull’utilizzo, ad opera compiuta,  dei vecchi padiglioni non allontanano lo spettro di un complesso storico destinato all’abbandono: un evento che scaturisce dai vincoli cui sono soggette alcune strutture che finiscono per rendere complesso ed economicamente sconveniente qualsiasi sforzo per il loro recupero.
C’è una regola che sarebbe bene tenere in considerazione quando si procede ad attuare un programma “Planter avant batir”; il suo significato è compiuto in se, ma può essere traslato nel concetto che le priorità non devono necessariamente seguire l’obiettivo immediato, ma devono guardare più lontano; l’obiettivo del progetto non deve prevalere sul quadro contestuale, rischiando di ignorarlo, ma deve considerarne le conseguenze finanche a sovvertire le priorità tempistiche, affinché una volta realizzato trovi una condizione accogliente e nel suo percorso non faccia vittime.
Le  soluzioni migliori, nascono spesso dai percorsi più impervi, e soprattutto attraverso il confronto, e perché no, i conflitti, che devono comunque avvenire sempre sulla base della chiarezza d’intenti,  la semplificazione non paga mai.
Banalizzando, sembra che la soluzione sottoscritta nell’ultimo accordo sia stata concepita per mantenere l’impostazione del progetto originario di Montenero, pur facendo una falsa concessione alla forte domanda perché venisse realizzato nell’ambito della vecchia struttura; così si è trovato uno spazio adiacente ritenuto disponibile senza considerare il fatto che è un parco pubblico storico.

In questa problematica si innesta il ruolo della Soprintendenza, che a Livorno non sempre ha mostrato un comportamento consapevole, il cui avallo al nuovo progetto di via della Meridiana appare segnale preoccupante.
Questo atteggiamento può rivelare la complicità che talvolta ha assunto questo organismo in alcune vicende locali ( intenzionalmente oppure per volubilità del suo ruolo istituzionale?),  consentendo di farsi strumento di scelte che hanno prodotto esiti in contraddizione con il suo mandato.
L’atteggiamento espresso da questo istituto, che dovrebbe mostrarsi equilibrato ed equo  di fronte a soggetti pubblici o privati, è apparso inspiegabilmente mutevole, da fortemente determinato a distratto o assente su alcune importanti chiamate in causa.
Qualsiasi giustificazione addotta dalla Soprintendenza in ordine alla competenza territoriale o a opinabili condizioni di tempistica e contesto non può essere giusta motivazione di fronte ad alcuni risultati palesemente criticabili;  anche se va ricordato che spesso è stata coinvolta, proprio da soggetti pubblici, rispetto a proprie iniziative a proposito o sproposito, strumentalmente o per convenienza.
Curiosa fu la sua nota sulla darsena Europa che valutò la visibilità prospettica dell’opera dalla sommità di Montenero se confrontata con la sua assenza dal dibattito sull’impatto visivo del progetto di costruzione del capannone Azimut, muraglia su cui oggi va a sbattere la vista verso nord dal viale Italia.
L’assenza è evidente anche riguardo  la demolizione dei magazzini ottocenteschi del Molo Mediceo o sull’ancor più antica officina, che era  adiacente al lazzeretto San Rocco, che dopo essere stata svelata in tutta la sua potenza strutturale originaria, di recente è stata nuovamente occultata dalla scatola edilizia destinata ad area commerciale.
È strano quanto ferma è stata nella determinazione al vincolo dei vecchi silos granari e del suo blocco cementizio aderente, dal momento che fu latitante in occasione della prevista sua trasformazione ad albergo con una improbabile operazione di piercing  ( fortunatamente abortita per palese dimostrazione di oscenità architettonica alla sua pubblicazione).
E che dire delle residenze di porta a mare e dell’insediamento dietro le fonti del Corallo, del  sedicente restauro di Dogana d’acqua (PIUSS dixit) in assenza di restauro, eccetera … ?
situazioni che meriterebbero ognuna uno specifico capitolo.


Ma ora l’Ospedale, la ex Pirelli ed il Parterre.

La Soprintendenza ha costituito uno degli ostacoli (secondo i responsabili tecnici del Comune) a qualsiasi operazione d’intervento sullo storico complesso ospedaliero, anche alla demolizione dei padiglioni posteriori  al progetto primario,  che generarono la proposta di trasferimento del nuovo blocco a Montenero basso.
Il parere della Soprintendenza fu causa della rinuncia della società che vinse l’appalto di concessione per l’utilizzo dei capannoni della ex Pirelli di via della Meridiana come parcheggio di servizio all’Ospedale, in quanto negò l’autorizzazione alla sostituzione di alcune capriate di sostegno della copertura proposta per un maggior utilizzo della volumetria, quindi della superficie funzionale, pur con l’impegno al mantenimento della scatola muraria esterna e della sua composizione volumetrica.
Non si può escludere che abbia avuto un ruolo nell’annullamento del concorso di idee per la riqualificazione come polo archivistico della ex Pirelli (cfr. finalità del bando del 2008).
La presenza del Soprintendente alla firma del protocollo di accordo sul nuovo progetto dell’Ospedale con cui si stabilisce la realizzazione della strada di attraversamento dell’attuale area ospedaliera con l’abbattimento di  parti recenti del complesso, ma anche di manufatti storici e l’interruzione di alcuni dei percorsi di collegamento dei padiglioni e soprattutto si viene a sottrarre una considerevole superficie del parco Pertini  (ricordiamolo, lo storico Parterre del Poccianti della prima metà dell’800), sta a confermare i dubbi  cui si allude all’inizio di questa nota e induce ad una supposizione: che quest’ultima soluzione sia stata da sempre una opzione  che gli enti coinvolti avevano sempre tenuto in serbo.
Nel caso che una soluzione del genere venga portata a compimento,  tra le problematiche che emergeranno, ci sarà quella che sul vecchio ospedale prima o poi (nel malaugurato caso, speriamo subito) vi sarà la necessità di intervenire, quindi di procedere a quelle operazioni che sarebbero potute servire ad un recupero funzionale atto al mantenimento del complesso nell’ambito di un rinnovato centro ospedaliero, divenendone parte da integrare col nuovo blocco.
Altrimenti la falsa tutela del complesso storico si avvierà a produrre il suo completo abbandono e degrado.

Varrebbe la pena riflettere anche su altri argomenti collegati come: 
l'assenza dei settori più sensibili delle professioni e della cultura nei riguardi degli aspetti della tutela del patrimonio della città; ci fu l'indignazione generale sulla pavimentazione di via Grande, ma niente viene detto sull'amputazione del Parterre.
La disattenzione di tutte le Amministrazioni che hanno governato la città alla qualità architettonica che nasce sempre dalla conoscenza, dall'approfondimento, dal confronto e che ha mostrato il meglio quando accompagnata al dialogo con il contesto e con le regole, anche nel caso delle soluzioni più coraggiose.

TUTELARE IL PATRIMONIO

Tutelare un edificio considerato patrimonio storico/architettonico significa non solamente mantenerne l’integrità fisica, ma anche rispettarne la funzione perché spesso è anche in relazione a questo secondo aspetto che assume il valore attribuito.
Questa attenzione deve essere assunta come regola ed è tanto più opportuna  quanto più l’edificio rappresenta  ed interpreta  funzionalmente la sua destinazione.
Nel caso di edifici storicamente più recenti questo  è ancor più evidente perché il significato o la necessità della funzione permane, altrimenti  se la funzione viene a decadere, dovendo intervenire nella ristrutturazione, se ne modifica la funzione scegliendo la destinazione più vicina in termini di spazio d’uso del bene originale e più compatibile alla sua identità.
Con il passare del  tempo,  il  valore intrinseco del bene architettonico tende comunque ad assumere il valore puramente testimoniale della sua funzione e della sua evoluzione e quindi  si storicizza come  opera architettonico/ monumentale finendo per essere conservata, visitata ed ammirata, ma non usata.

Consideriamo ora  l’Ospedale di Livorno ( realizzato intorno al 1930), un organismo architettonico complesso, fortemente caratterizzato dalla sua destinazione e da un concetto non ancora superato di blocchi funzionali specializzati collegati da percorsi protetti;  partendo da questo presupposto ci siamo chiesti se non ci siano le condizioni per il suo recupero edilizio e tecnologico prima di ipotizzare il trasferimento della struttura sanitaria in altro luogo.
La sensazione è che vi sia stata una rinuncia all’origine del problema  e sia mancato un minimo di approfondimento sul tema di fondo, non avviando un adeguato confronto sulle implicazioni di un  intervento edilizio cui sarebbe soggetta la struttura ospedaliera per l’adeguamento ai necessari requisiti strutturali ed ambientali.
È opportuno invece approfondire l’argomento del recupero funzionale dell’Ospedale e prendere in considerazione ogni ipotesi di intervento, esplorare  anche la possibilità di pesanti operazioni piuttosto che rinunciare alla destinazione per la quale la struttura pubblica  è stata realizzata.
Peraltro  qualsiasi destinazione alternativa, oltre a provocare una perdita di identità del complesso, obbligherebbe ad interventi altrettanto pesanti  e questo per evitare un suo anomalo utilizzo o la sua inevitabile decadenza ed abbandono.
Questo approccio finora inesplorato dimostrerà  che entro il perimetro della struttura ospedaliera esistono le condizioni  per  operare  sugli edifici finalizzando gli interventi alle nuove esigenze e svelerà  spazi per accogliere un eventuale nuovo blocco funzionale, dal momento che esistono alcuni edifici di più recente costruzione ed  estranei al progetto originario la cui demolizione  potrebbe creare od incrementare aree disponibili ad una nuova edificazione.
C’è ancora tempo per portare avanti un programma di rinnovo dell’Ospedale nella  sua sede storicamente consolidata, urbanisticamente integrata alla città e considerata dalla maggior parte dei livornesi un patrimonio comune.


giovedì 23 aprile 2020

Sull’ennesimo progetto di Ospedale a Livorno


Va bene, continuiamo così, facciamoci del male»
(Nanni Moretti in Bianca)



per l’OTU Tommaso Tocchini, Daria Faggi, Leonardo Bertelli.

Il tormentone di questo periodo di isolamento e distanziamento è:” Andrà tutto bene” e ne comprendiamo l’obiettivo antidepressivo e consolatorio, Ma!!

Pensiamo che sia facile capire che non andrà tutto bene se le criticità emerse con tutta la loro evidenza non spingeranno ad una riflessione attenta, a scelte coerenti con una possibilità di contribuire a dar vita a realtà meno distruttive, più eque, che rispettino la vita e la libertà delle persone, tutte.
Ci piacerebbe anche assistere al riconoscimento  di errori fatti da chi ha esercitato, a vario titolo e a vari livelli, il potere, o quanto meno a delle scuse: sappiamo che se non c’è questo, difficilmente si darà vita ad un reale cambiamento.

E questo vale ai diversi livelli e l’agire locale potrebbe dare utili suggerimenti.
Purtroppo quando leggiamo articoli come quelli comparsi in  questi giorni sulla stampa locale a proposito del progetto di “ nuovo ospedale”, sentiamo farsi sempre più sottili le nostre speranze.

Dalle notizie che ricaviamo dagli articoli apprendiamo che si sacrifica senza alcuna remora un parco pubblico cittadino demolendo una attrezzatura esistente; si aggiunge che il verde sarà recuperato dopo, dopo quando? E il verde sarà all’interno dell’area ospedaliera? Cosa ne è della riflessione, più volte avanzata in questi mesi del rapporto effetti pandemie/ dissesto ambientale?

La crisi sanitaria di questi mesi ha, tra l’altro, dimostrato l’inadeguatezza di sistemi basati sulla cura dei ricoverati in poche grandi strutture a discapito della prevenzione e della medicina territoriale: questo, insieme alla consapevolezza del disastro conseguente al progressivo disinvestimento nella sanità pubblica,  richiede una revisione globale della programmazione a livello nazionale, regionale, locale.
Ed allora, che senso ha precipitarsi a presentare, in forme dal punto di vista di rapporti istituzionali e di partecipazione democratica assai discutibili, l’ennesima versione del  progetto di nuova unità ospedaliera?

La delicatezza dell’argomento e la sua importanza per la città, testimoniata dalla sua annosa cronistoria, nonché la promessa reiterata da parte dell’amministrazione, di procedere in modo trasparente condividendo tutte le scelte con la cittadinanza, avrebbero consigliato di trattare l’argomento con modalità assai diverse e se l’emergenza Covid.19 dovesse servire da giustificazione per chiudere improvvisamente senza discussione la questione del nuovo ospedale si aggiungerebbe  danno a danno.
Riteniamo quindi opportuno proporre alla Amministrazione e alla cittadinanza alcuni spunti di riflessione

Ci sono alcune caratteristiche che accomunano il primo progetto (definitivo), quello fortunatamente  abbandonato, risultato di  un appalto concorso e quindi di un confronto tra diversi progettisti, e quello  comparso improvvisamente in questi giorni (neppure preliminare) a firma di un ingegnere:
-     la mancanza di opportuni riferimenti ad una pianificazione sanitaria e di indicazioni sul tipo di sanità e di organizzazione ospedaliera, come sottolineato  da una parte del sindacato ospedaliero;

-     un insano disprezzo dei fondamenti generali urbanistici:

Il Piano Strutturale attuale approvato dal Consiglio Comunale con Delibera n. 75 del 7 Aprile 2019, prevede di costruire la nuova struttura nell’area dell’attuale Ospedale di Viale Alfieri:  una sua modifica richiede procedure complesse,  tempi lunghi ed anche, ci augureremmo, l’apertura di un dibattito in città. Il progetto comparso attualmente sulla stampa cittadina non è sicuramente all’interno dell’attuale nosocomio, appare piuttosto un nuovo ospedale molto ridotto nelle dimensioni che tende ad abbandonare l’esistente riproponendo l’ “affare” della nuova costruzione e della “valorizzazione” edilizia del vecchio. Anche l’indicazione della nuova viabilità che unirà il viale Carducci alla via Gramsci , tagliando in due l’area ospedaliera e demolendo servizi di recente costruzione nonché la cosiddetta “rotondina” (edificio vincolato), appare destinata più ad urbanizzare aree edificabili che a servire attività ospedaliere. Totalmente assente qualsiasi valutazione sull’impatto ambientale sulle residenze della Via Meridiana e sul parco adiacente (o quel che ne resterebbe).

Ed inoltre:
-     sulla struttura  ex Pirelli, nonché sul parco storico Pertini esistono  i vincoli della Sovraintendenza, vincoli che in passato hanno  impedito la realizzazione di  progetti comunali
-        riguardo all’affermazione che spostare la nuova costruzione nell’area ex Pirelli, produrrebbe un risparmio di 80 milioni di euro (immaginiamo ci si riferisca al progetto precedente illustrato nel novembre/dicembre scorso),  ci chiediamo se si sia tenuto conto:
-     dello stato del sottosuolo  dell’area ex Pirelli, che, ricordiamo, è stata area industriale dal 1906 fino agli anni ’80 del ‘900  e che comporterebbe, nel caso di scavi    un intervento non semplice di bonifica;
-     degli interventi necessari al restauro ed all’adeguamento strutturale e funzionale dello stesso complesso ex Pirelli per il suo innesto al nuovo blocco ospedaliero;
-     dei lavori infrastrutturali e di risarcimento del parco pubblico, che non dovranno essere operazioni accessorie rispetto all’intervento ospedaliero.
In assenza di esami del sottosuolo, di valutazioni sulle demolizioni necessarie, in sostanza di un progetto esecutivo serio con apposito computo metrico estimativo, il calcolo sui costi riteniamo sia stato eseguito a spanne.
Al momento quindi ci sembra una proposta frettolosa e avventata, sicuramente non partecipata e foriera di danni futuri, che, inoltre, potrebbe comportare ulteriori ritardi, ben oltre la fine della pandemia e della temuta fase di ritorno 2021, nell’avvio della costruzione della nuova struttura ospedaliera e il ripristino dei padiglioni storici.