L’OTU si è posta come scopo primario l’obbiettivo di rilevare
ed approfondire le questioni che le
Amministrazioni del territorio affrontano nella programmazione e nelle azioni
riguardanti le trasformazioni del sistema urbano, ma è anche vero che la
disciplina e gli strumenti generali di questa materia si sostanziano, in base
alla loro interpretazione ed attuazione, in opere concrete di ogni genere, per funzione
e dimensione per quanto possibile devono rispettarne lo spirito, i principi informatori
e le finalità; quindi anche nelle piccole cose si rispecchiano la capacità di
lettura, la coerenza, il controllo della trasformazione del territorio, in
sostanza la cultura urbana ed ambientale che, chi amministra una città, deve
dimostrare; il sistema città va visto anche come sommatoria di interventi e va
verificato nei rapporti che si instaurano tra questi.
Per questo motivo siamo
intervenuti con una nota anche sui lavori di piazza F. D. Guerrazzi su cui si è aperto un confronto, purtroppo
tardivo, sulla necessità o meno di rispettare l’aspetto materiale della storia
della città (il lastrico originario della piazza a nostro parere recuperabile),
ma soprattutto per la mancata informazione di un progetto in area sensibile;
così pure abbiamo sollevato perplessità sulla ripavimentazione dei portici di
via Grande, un’azione che coadiuvata anche da una manifestazione di opinioni
nel merito da parte di cittadini e da un rapporto circostanziato presentato
dall’Ordine degli Architetti ha prodotto una pausa di riflessione che
auspichiamo preceda un cambiamento di programma operativo.
Con questo spirito
abbiamo insistito ad affrontare un tema che riguarda una problematica urbana
più ristretta, ma comunque relativa al sistema delle relazioni funzionali,
ambientali e antropologiche, ponendo l’attenzione sul progetto per la
realizzazione di uno skatepark, e soprattutto sulla prevista sua collocazione.
Va premesso che la
realizzazione di uno skate park a
Livorno è una necessità urgente, vista la diffusione di questa disciplina tra i
giovani che ricercano in ogni spazio disponibile le condizioni per poterlo
esercitare; in queste condizioni attualmente
vengono a crearsi situazioni di disagio e talvolta di pericolo, nonché a
manifestarsi nel tempo danni agli arredi e superfici degli spazi pubblici dove
vengono svolti poiché non costruiti per
sopportare sollecitazioni prodotte da alcuni esercizi di utilizzo degli skateboard.
Ben vengano quindi
iniziative a tale scopo, ma va tenuto in considerazione l’aspetto strutturale
dello skate park e la compatibilità di questo e del suo utilizzo con il
contesto in cui venga collocato.
Chi ha presente la
struttura e l’uso di uno skate park può
constatare come abbia un impatto invasivo che ha la necessità di essere
mitigato da un ambiente funzionalmente coerente e se possibile sufficientemente
isolato.
I percorsi di
evoluzione sono contenuti in piste e vasche cave arrotondate, altri percorsi
sono quelli composti da dossi, cunette e trampolini, tutti con dislivelli
rilevanti; il loro sviluppo deve essere sufficientemente ampio per evitare
incroci e sovrapposizione di percorsi di un numero congruo di utilizzatori, quindi complessivamente contenuti
in un’area di almeno 1000 mq. Le forme plastiche risultanti possono ricavarsi
anche per sottrazione, quindi con scavi del terreno, ma è evidente che anche in
questo caso una buona parte delle costruzioni emergono in significative altezze
; a queste volumetrie plastiche si potrebbero aggiungere eventuali volumi per
servizi dedicati.
Queste perplessità
espresse al primo annuncio dell’iniziativa ha trovato motivo di preoccupazione
quando il sabato precedente al giorno della consultazione elettorale è apparso un articolo sulla stampa
cittadina che comunicava l’affidamento dell’appalto dei lavori e che produceva
una immagine dell’impianto previsto.
È quindi certo che
sarà comunque un impianto a forte connotazione, di forte impatto visivo, e la collocazione che l’amministrazione pare
abbia trovato, è quantomeno sconsiderata per le seguenti ragioni. Perché questo verrebbe realizzato accanto
alla pineta della Rotonda di Ardenza, luogo di tranquillità e relax, dove
recentemente è stata rinnovata la baracchina destinata ad essere anche un luogo
di eventi culturali;
Perché sarebbe
confinante con un viale a forte intensità di traffico, dal quale,
all’uscita della sua curva della Rotonda, si apre la vista mare e un cono
visivo di particolare suggestione paesaggistica, rispetto alla quale questo
impianto si interporrebbe;
Perché sarebbe a
contatto con lo spazio da sempre dedicato alla passeggiata di TUTTE la famiglie
livornesi e non e per altre più specifiche ragioni di opportunità e sicurezza.
C’è da augurarsi che
questa scelta, nata forse dalla voglia
di dare risposte celeri, venga velocemente smentita, e che si operi una riflessione
attenta delle problematiche che quest’impianto, giustamente richiesto dai
ragazzi, produce se posto in un ambito non adeguato alla sua presenza: anche
per queste scelte che possono sembrare semplici, necessitano studi, confronti,
valutazioni, condivisione, partecipazione.
Di seguito si indicano
due collocazioni alternative adiacenti che non cambierebbero di molto
l’attrattività dell’impianto e che si inserirebbero in contesti ben più
compatibili, in un paesaggio che ne mitigherebbe
l’impatto visivo e che inoltre occuperebbero spazi sottoutilizzati o
abbandonati: il primo è tra il rio Ardenza e il campo da golf, dove attualmente
si trova una pista di pattinaggio mai utilizzata; il secondo è posto a titolo
esemplificativo di come potrebbe essere occupata un’area residuale della zona
sportiva della Banditella, comparto che, con opportuno programma della nuova
Amministrazione potrebbe offrire diverse soluzioni al caso oltre che costituire
campo di prova della capacità di invertire la tendenza al degrado di ampie
porzioni della città. Su questo specifico aspetto riguardante la Banditella si
rimanda alla relazione specifica che si trasmette separatamente.
Luglio 2019
Nessun commento:
Posta un commento