Una delle false motivazioni
addotte per il trasferimento dell’Ospedale a Montenero fu l’impossibilità di
intervenire sulla struttura di via Nievo senza venir meno ai vincoli della
Soprintendenza per la tutela del complesso storico.
La cosa mi fu
smentita dallo stesso responsabile dell’area livornese della Soprintendenza
allorché chiesi se vi fosse stata una riflessione approfondita del problema e
mi fu risposto che non vi era stato neppure un incontro in proposito con il Comune
ed l’ASL.
Rispetto al tema, ho
personalmente una posizione critica rispetto ad una rigida interpretazione
delle norme di tutela, che a mio parere deve considerare il valore reale del
bene da tutelare, dei suoi componenti, della sua relazione con la sua funzione
ed il contesto in cui è inserito; ed ho sempre ritenuto la fase di
approfondimento e confronto fondamentale per trovare le soluzioni che non
lascino situazioni irrisolte.
Quindi quando ho
letto la notizia che La Regione Toscana e l’USL hanno localizzato il nuovo
blocco ospedaliero nell’area della ex Pirelli, ripensando a quanto sopra, ho
riconsiderato alcune vicende.
Gli edifici della la
ex Pirelli formano un complesso considerato archeologia industriale che in
passato è stato oggetto di due tentativi di intervento di riuso o recupero.
_ il primo
nacque dalla necessità di realizzare
parcheggi auto di servizio all’ospedale, che prevedeva l’utilizzo dei capannoni
posti lungo la via della Meridiana, per cui fu bandita una gara per la concessione degli
immobili per la loro trasformazione e gestione.
L’aggiudicatario
della gara proponeva di aumentare la superfice di parcheggio con un solaio
intermedio tra il piano terra e la copertura; l’utilità del raddoppio della
capacità del parcheggio e la maggior garanzia per l’equilibrio economico
dell’operazione cozzò con il parere
negativo della Soprintendenza PI_LI che
non ritenne sufficiente mantenere inalterata la struttura esterna, e chiese che venisse mantenuta integra anche
la struttura interna di sostegno della copertura (pilastri e capriate
metalliche). L’impossibilità di ricavare un’altezza adeguata sopra il nuovo
solaio intermedio, senza la sostituzione delle capriate, rese impraticabile
l’operazione che fu revocata.
_ Nell’ambito dei
finanziamenti PIUSS, nel 2008, furono
indetti tre concorsi di idee per relativi al Forte S. Pietro, alla Dogana
d’Acqua ed al complesso della Pirelli, dove era previsto di collocare il Polo
Archivistico Livornese ed altri servizi ad esso connessi. Questo intervento avrebbe costituito una struttura pubblica di
valenza socio culturale nel cuore della città, con funzioni non incompatibili
con l’area del parco Pertini. Il premio del concorso, per decisione della
Commissione, non fu assegnato e le risorse finanziarie furono destinate al
restauro della Dogana d’Acqua ( il cui risultato fa rimpiangere una diversa
scelta operativa). La presenza in commissione di un rappresentante della Soprintendenza può far supporre che sia stata una
motivazione simile alla precedente, contraria a qualsiasi modifica
dell’organismo originario, a portare al respingimento di tutte le proposte.
A questo punto è
opportuno fare una riflessione a tutto campo sulla questione del nuovo ospedale
che coinvolga aspetti architettonici ed urbanistici; e per questo riprendo qui
di seguito, attualizzandola, una riflessione già scritta in occasione della
previsione di trasferimento dell’ospedale, per sostenerne il mantenimento nella
sede storica.
Tutelare
un edificio considerato patrimonio storico/architettonico significa non
solamente mantenerne l’integrità fisica, ma in anche rispettarne la funzione nei
casi in cui anche in relazione a questo secondo aspetto assuma il valore
attribuito. (non riferirsi esclusivamente alla datazione)
Questa
attenzione è tanto più opportuna quanto
più l’edificio rappresenta ed
interpreta funzionalmente la sua
destinazione e non mostri specifici pregi artistici o architettonici.
Nel
caso di edifici storicamente più recenti, questo è ancor più evidente perché la struttura
funzionale tende a permanere; se altrimenti la funzione venisse a decadere, dovendo
intervenire nel riuso e ristrutturazione, andrebbe scelta la destinazione più coerente
in termini di articolazione degli spazi d’uso del bene originale e più compatibile alla sua
identità.
Con
il passare del tempo, il
valore intrinseco del bene architettonico tende comunque ad assumere il
valore puramente testimoniale (della sua funzione e della sua evoluzione )e
quindi si storicizza come opera architettonico/ monumentale finendo per
essere conservata, visitata ed ammirata, ma non usata.
Quest’ultimo
caso può valere, per esempio, per la fortezza vecchia, ma ovviamente non per l’Ospedale
.
L’Ospedale
di Livorno ( realizzato intorno al 1930), è un organismo architettonico
complesso, fortemente caratterizzato dalla sua destinazione e da un concetto
non ancora superato di blocchi funzionali specializzati collegati da percorsi
protetti (modello presente in molti centri ospedalieri di eccellenza in Italia
ed all’estero) ; partendo da questo
presupposto c’è da chiedersi se non ci siano le condizioni per il suo recupero
edilizio e tecnologico prima di ipotizzare il trasferimento della struttura
sanitaria in altro luogo.
Si
era invece frettolosamente rinunciato ad affrontare il problema
ed è venuto a mancare un minimo approfondimento sul tema di fondo, non
avviando un adeguato confronto sulle implicazioni di un intervento edilizio cui sarebbe soggetta la
struttura ospedaliera per l’adeguamento ai necessari requisiti strutturali ed
ambientali.
Peraltro qualsiasi destinazione alternativa, oltre a
provocare una perdita di identità del complesso, obbligherebbe ad interventi
altrettanto pesanti per evitare un suo
anomalo utilizzo o la sua inevitabile decadenza ed abbandono.
Oggi è possibile riprendere l’argomento del
recupero funzionale dell’Ospedale e valutare ogni ipotesi di intervento,
esplorare anche la previsione di pesanti
operazioni piuttosto che rinunciare alla destinazione per la quale la struttura
pubblica è stata realizzata.
Questo
approccio finora inesplorato ritengo possa aprire nuovi scenari: quelli che vedono entro il perimetro della struttura
ospedaliera le condizioni per operare
sugli edifici finalizzando gli interventi alle nuove esigenze, e possa svelare spazi per accogliere un eventuale nuovo
blocco funzionale. Esistono infatti alcuni
edifici di più recente costruzione ed estranei
al progetto originario, ma anche in estrema ratio qualche elemento originario
la cui eliminazione non pregiudicherebbe
la matrice storica del complesso, la cui demolizione potrebbe creare od incrementare aree
disponibili ad una nuova edificazione. E così
portare avanti un programma di rinnovo dell’Ospedale nella sua sede storicamente consolidata,
urbanisticamente integrata alla città e considerata dalla maggior parte dei
livornesi un patrimonio comune
Dunque c’è da chiedersi se prima degli annunci
sull’operazione che riverserebbe sull’area ex Pirelli le soluzioni delle nuove necessità, si debba
procedere ad opportune valutazioni,
approfondimenti e confronti riguardanti entrambi gli organismi oggi
coinvolti nell’operazione.
Allora provo a
formulare alcune delle domande che dovrebbero porsi:
-
se sia opportuno intervenire nell’area della ex
Pirelli con il nuovo blocco, presumibilmente sottraendo spazio al parco Pertini,
o comunque andando a creare una presenza incombente e incompatibile per
destinazione alla funzione pubblica di un’area verde storica e centrale della
città;
-
se sia più valida una trasformazione della ex
Pirelli in struttura di servizio e di interfaccia con il parco, non escludendo
eventuali servizi accessori al complesso ospedaliero.
-
se sia più opportuno intervenire entro il perimetro del vecchio
complesso ospedaliero, anche con sostituzioni ed incrementi di volumetrie, pur
di mantenerne la funzione; questo attraverso l’inevitabile sacrificio di parti
meno significative architettonicamente, piuttosto che riservare ad esso diverse(?)
destinazioni che ne tradirebbero la matrice originaria, ancora coerente e
funzionale nella sua articolazione.
In sostanza non si
può affrontare le questioni senza una conoscenza profonda di dove si va ad
operare: partendo dal modello di sanità che si intende seguire, come ribadito
nell’ultima nota OTU, si deve procedere ad una seria analisi e programmazione
confrontando le necessità, le risorse
disponibili ( patrimonio immobiliare storico ) i margini di intervento
praticabili, le ripercussioni sul contesto più ampio, l’ambito urbanistico; ed
infine agire in maniera trasparente operando le scelte non prima di una
condivisione degli scenari attraverso una reale partecipazione.
Buone le intenzioni,
ma evitiamo facili soluzioni che rischiano di naufragare o di fare danni, o comunque
di lasciare zone d’ombra irrisolte.
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