lunedì 25 maggio 2015

CONVEGNO FRONTE DEL PORTO intervento di Tommaso Tocchini

INTERVENTO TOMMASO

Prima parte:  citazioni
da  Salzano e Astengo, sulla complessità dell’urbanistica:  
Ripetere dei concetti che dovrebbero essere ovvi è sempre utile perché li  dimentichiamo e spesso, nella pratica, vengono ignorati  o difficilmente rispettati.

Per i concetti illustrati  la città non deve essere solo argomento di competenza degli urbanisti,            ma di interesse primario di chi la abita e di tutte le dimensioni della cultura e della scienza   che abbiano a cuore che la città esista, e sopravviva alla marea montante dell'individualismo e della privatizzazione, alla riduzione di ogni bene a merce.

Altre citazioni di Salvatore Settis per mettere in guardia sulla tendenza al consumo del territorio e della memoria storica e sulla città murata dentro, priva di capacità dialogo, di osmosi tra le sue parti.

Seconda parte: una nota polemica
1_ sul segretario AP Provinciali sulle competenze esclusive in merito alla pianificazione delle aree portuali: brutto segnale di sottovalutazione più o meno intenzionale della complessità dell’argomento in quanto veniva rivendicata, di fatto, l’autonomia decisionale dell’AP e dei suoi esperti sulle sorti di un ambito territoriale che contiene zone che per evoluzione storica,  per recenti trasformazioni  e comunque per ragionevole opportunità sono da considerarsi urbane e strutturalmente e funzionalmente legate alla città.
PORTA A MARE, BELLANA ed a tutta la zona d’interfaccia CITTÀ-PORTO,            il retroterra e le infrastrutture urbane, e anche il sistema urbano dei fossi.
2_sull’arch. Cagnardi e sul suo comportamento contraddittorio come le sue affermazioni in cui è caduto nell’esposizione delle linee del PS:  elenco dei risultati fallimentari del suo vecchio piano-
La PORTA A TERRA incompiuta, il NUOVO CENTRO falso, la PORTA A MARE un anonimo nuovo quartiere di periferia  non più cuore pulsante del turismo……..
Tutti  esempi che dimostrano che l’interesse prioritario è stato PER DECENNI quello di costruire a prescindere dagli obiettivi dichiarati, tradendo il senso compiuto della pianificazione dove ogni parte dovrebbe sostenere l’altra  a grande scala come a piccola scala fino ai singoli progetti.
Il  fenomeno della storia urbanistica di Livorno è il sistematico tradimento dei Piani regolatori  nella fase di attuazione, il prevedere una cosa per farne un’altra.
solamente ITALO INSOLERA rinnegò la paternità del piano tradito prima ancora di partire.

Terza parte:  le nostre preoccupazioni
Il  quadro poco rassicurante:
per lo stravolgimento della pianificazione recente e per le condizioni complessive della città,
per le nuove previsioni  ed i nuovi propositi frettolosi  …
per gli ATTORI DI RUOLO che sono chiamati a dargli forma,
per le manifeste ambizioni della portualità             e le esperienze fallimentari ed i ritardi dei programmi che hanno caratterizzato fino ad oggi IL SETTORE.

Quarta parte: i nostri propositi
Non ci arrendiamo, ci sono ancora margini di azione per rimediare o ridurre i danni  che temiamo;
non procedere  bruciando i tempi,  non persistere  con i vecchi vizi  e  i vecchi metodi, non procedere con l’attuazione delle cose più facili senza domandarsi  se questo sia opportuno, o prioritario,  senza approfondire il senso della sostenibilità         che vuol dire agire senza doversi pentire.

Quinta parte: il convegno
I temi del convegno che intendiamo organizzare ad autunno nascono :
_dai dubbi profondi e dalle domande che non trovano risposta nella selva di carta stampata e documenti spesso privi di rigore scientifico       del piano regolatore portuale
_dalla necessità di fare sintesi di  un percorso di approfondimento sul campo  di informazione,  condivisione e confronto che vogliamo percorrere attraverso riunioni aperte e focus tematici  e comunicati, continuando così nel metodo fin qui adottato che se non altro servirà a smuovere noi cittadini dalla tendenza ad  occuparci del proprio cortile   ed alla tendenza alla rassegnazione e alla delega sulle questioni riguardanti l’intera città ed il suo futuro.

Curarsi dall’atteggiamento del     BADALÌ   che porta all’ assuefazione al declino, a digerire tutto, che porta a  non accorgersi  più dei fenomeni che lentamente erodono la qualità dell’ambiente quindi la qualità della propria vita.
vi sono nuove generazioni e nuovi livornesi che rischiano di non conoscere le radici storiche e culturali  della città             e di non percepire gli elementi che ne testimoniano i valori fondanti :
quei valori che non devono costituire ostacolo allo sviluppo e al rinnovo ma devono servire da paradigma per COSTRUIRLO.
Citazione di Jan Assman sull’oblio delle radici storiche
Dobbiamo quindi sollecitare tutti alla partecipazione, all’attenzione, e pretendere la  chiarezza e la trasparenza di chi ci governa
Va costituito un URBAN CENTER   nostro pensiero fisso  che come spesso diciamo segnerà la fine della ragione d’essere dell’Osservatorio 

Vorremmo quindi verificare le nostre idee, quelle uscite da un confronto tra un numero troppo limitato di appassionati, confrontandoci più ampiamente con tutti i cittadini che hanno a cuore la città e vogliono immaginarne il futuro.
A questo scopo attingere da chi riteniamo abbia la conoscenza la cultura e l’esperienza  necessaria,   e per questo agire su tre piani:
1)      condividere le nostre posizioni di principio generale, per semplificare quelle sull’approccio politico ambientale;
2)      attingere, in materie di cui non possediamo i fondamentali, elementi   per confortarci  o  per  correggerci  affinché si possa individuare la direzione da prendere per affrontare una situazione che non ci rassicura affatto
3)      partecipare  le nostre convinzioni  riguardo alcuni aspetti particolari, I PUNTI CRITICI   

sesta parte: i confini di competenza
un obiettivo fondamentale da perseguire, di ordine normativo è quello di stabilire i nuovi confini di competenza demaniale che attualmente determina e sta alla base   dei conflitti, ma anche delle manovre tra Comune ed Autorità Portuale.
il limite è individuato             in maniera generica sulla base  della presenza di  specchi e vie d’acqua
da  questa definizione >>> A SUD   dello scolmatore   A NORD dello scoglio della Regina,        
non vi sono altre definizioni che ne stabiliscano geometricamente il confini; questi evidentemente sono stati  nel tempo determinati da altre condizioni come ad esempio il limite doganale.
Va messo in discussione quanto si dà per scontato oggi   del perimetro di quest’area 
sulla base di alcune considerazioni:
1)      il limite doganale ha subito nel tempo profonde modifiche ed ha svincolato fino ad oggi  ampie aree di margine >>  traslando la zona operativa verso le zone di espansione a nord
2)      la rete dei fossi un tempo parte integrante dell’operatività del porto mercantile ( di qui l’importanza di approfondire il tema storico urbanistico di Livorno città-porto) oggi non ha vita propria se non integrandola col tessuto urbano --- l’aspetto della percorribilità è questione di regole di navigazione e sicurezza su cui HA COMPETENZA la Capitaneria di porto.
3)      Stesso discorso vale per la BELLANA, zona che non può essere finalizzata  alla nautica   senza gravare sulla città per carico urbanistico - infrastrutture e dotazioni quindi  la sua utilizzazione deve derivare da scelte urbanistiche riguardanti la città e non il porto e non basta AD EVITARLO l’aggettivo SOCIALE che è profondamente bugiardo (nautica sociale) 
4)      Il confine muta con le destinazioni: per esempio la PORTA A MARE è di fatto un quartiere urbano.
5)      Il confine muta con la convenienza: tre esempi                 
Il primo è _ LA PIAZZA MAZZINI-      fu annessa  alla STU - porta a mare  per aumentare la volumetria estendendo l’area di applicazione degli indici     in cambio dell’impegno alla riqualificazione dell’area pubblica,   operazione formalmente discutibile
Il secondo è_ LA DOGANA D’ACQUA ceduta alla competenza comunale per poter attingere al finanziamento dei PIUSS – a prescindere dal senso dell’intervento e dal risultato, il comune avrebbe avuto altre opportunità di utilizzo fondi  (all’epoca furono banditi tre concorsi  ( oltre che Dogana d’Acqua anche la ex Pirelli ed il Forte S Pietro)
Il terzo è _ LA FORTEZZA VECCHIA ora ingiustificatamente annessa all’area portuale, operazione motivata da una sedicente misura di compensazione rispetto al VIA che di fatto consegna il più significativo monumento architettonico di Livorno ad un destino immeritevole  _ il comune così si libera di un impegno oneroso consegnando il suo tesoro ad un ente che ne sfrutterà le doti per fini impropri
QUINDI
Si devono  determinare  due zone portuali
una di prevalente operatività di indiscussa competenza dell’Autorità Portuale
l’altra di prevalente interesse comunale perché in trasformazione urbana

Settima ed ultima parte: l’architettura può servire a verifica delle scelte urbanistiche?

1)    PIAZZA ORLANDO non è più l’anticamera del lungomare, ma sembra una piazza di periferia
2)   il RESTAURO E FUNZIONALIZZAZIONE DELLA DOGANA D’ACQUA  non è altro che un’operazione speculativa dove la nuova volumetria prevale sulla ricostruzione del vecchio edificio e la parte più pregiata e suggestiva che era  il reale motivo del restauro   rimane un rudere rimarrà sempre così? quando sarà avviato il recupero dello specchio d’acqua?
3)   le previsioni del vecchio piano attuativo della STAZIONE MARITTIMA avrebbero trasformato  il SILOS SGARALLINO in un ecomostro: il recupero di quest’area  sarebbe una notevole occasione per dare valore,   immagine e visibilità internazionale al porto. Vanno organizzare allo scopo iniziative di studio aperto alla partecipazione di esperti e cittadini  e questo va fatto ASSOLUTAMENTE prima di procedere all’approvazione del piano attuativo, perché da questo studio può scaturire una soluzione nuova che sostituisca le previsioni folli del regolamento delle varianti approvate

Note finali

la necessità di liberare il Rivellino dal depuratore di fondamentale importanza perché il depuratore attualmente rappresenta una presenza e un ostacolo insormontabile che impedisce la percezione unitaria delle fortificazioni   della loro continuità ed il recupero e la valorizzazione del FORTE S.PIETRO         che riteniamo fondamentale insieme a PIAZZA DEL LUOGO PIO  come elemento di congiunzione strutturale e funzionale tra città e porto.

la zona contesa, la fascia di margine, rappresenta il territorio dove si nasconde il vero business per l’A.P. che valorizza così le società di suo controllo PORTO 2000 e PORTO IMM.

Il rischio è che, se il Comune non riesce a vincolare le aree e riacquisirne il controllo, saranno consegnate all’interesse privato di chi ne rileverà la gestione quindi la trasformazione chiudendo definitivamente ogni possibilità di dialogo con il centro storico  (le citate zone murate interne alla città) e di renderle  parte organica del Piano Strutturale.

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