INTERVENTO TOMMASO
Prima parte: citazioni
da Salzano e
Astengo, sulla complessità dell’urbanistica:
Ripetere dei concetti che dovrebbero essere ovvi è
sempre utile perché li dimentichiamo e spesso,
nella pratica, vengono ignorati o
difficilmente rispettati.
Per i concetti illustrati la città non deve essere solo argomento di
competenza degli urbanisti, ma
di interesse primario di chi la abita e di tutte le dimensioni della cultura e
della scienza che abbiano a cuore che la
città esista, e sopravviva alla marea montante dell'individualismo e della
privatizzazione, alla riduzione di ogni bene a merce.
Altre
citazioni di Salvatore Settis per mettere in guardia sulla tendenza al consumo
del territorio e della memoria storica e sulla città murata dentro, priva di
capacità dialogo, di osmosi tra le sue parti.
Seconda parte: una nota polemica
1_ sul segretario AP Provinciali
sulle competenze esclusive in merito alla pianificazione delle aree portuali: brutto
segnale di sottovalutazione più o meno intenzionale della complessità
dell’argomento in quanto veniva rivendicata, di fatto, l’autonomia decisionale
dell’AP e dei suoi esperti sulle sorti di un ambito territoriale che contiene
zone che per evoluzione storica, per
recenti trasformazioni e comunque per ragionevole
opportunità sono da considerarsi urbane e strutturalmente e funzionalmente legate
alla città.
PORTA A MARE, BELLANA ed a tutta la zona d’interfaccia CITTÀ-PORTO, il retroterra e le infrastrutture
urbane, e anche il sistema urbano dei fossi.
2_sull’arch. Cagnardi e sul suo
comportamento contraddittorio come le sue affermazioni in cui è caduto nell’esposizione
delle linee del PS: elenco dei risultati
fallimentari del suo vecchio piano-
La PORTA A TERRA incompiuta, il NUOVO
CENTRO falso, la PORTA A MARE un anonimo nuovo quartiere di periferia non più cuore pulsante del turismo……..
Tutti esempi che dimostrano che l’interesse prioritario è stato PER DECENNI quello di costruire a
prescindere dagli obiettivi dichiarati, tradendo il senso compiuto della
pianificazione dove ogni parte dovrebbe sostenere l’altra a grande scala come a piccola scala fino ai
singoli progetti.
Il fenomeno della storia urbanistica di Livorno è
il sistematico tradimento dei Piani regolatori
nella fase di attuazione, il
prevedere una cosa per farne un’altra.
solamente ITALO INSOLERA rinnegò la
paternità del piano tradito prima ancora di partire.
Terza parte: le nostre preoccupazioni
Il quadro poco rassicurante:
per lo stravolgimento della
pianificazione recente e per le condizioni complessive della città,
per le nuove previsioni ed i nuovi propositi frettolosi …
per gli ATTORI DI RUOLO che sono chiamati
a dargli forma,
per le manifeste ambizioni della
portualità e le esperienze
fallimentari ed i ritardi dei programmi che hanno caratterizzato fino ad oggi IL
SETTORE.
Quarta parte: i nostri propositi
Non ci arrendiamo, ci sono ancora margini di azione per rimediare o ridurre i danni che temiamo;
non procedere bruciando i tempi, non persistere
con i vecchi vizi e i vecchi metodi, non procedere con
l’attuazione delle cose più facili senza domandarsi se questo sia opportuno, o prioritario, senza approfondire il senso della
sostenibilità che vuol dire agire senza
doversi pentire.
Quinta parte: il convegno
I temi del convegno che intendiamo
organizzare ad autunno nascono :
_dai dubbi profondi e dalle domande
che non trovano risposta nella selva di carta stampata e documenti spesso privi
di rigore scientifico del piano regolatore
portuale
_dalla necessità di fare sintesi di un percorso di approfondimento sul campo di informazione, condivisione e confronto che vogliamo
percorrere attraverso riunioni aperte e focus tematici e comunicati, continuando così nel metodo fin
qui adottato che se non altro servirà a smuovere noi cittadini dalla tendenza
ad occuparci del proprio cortile ed alla tendenza alla rassegnazione e alla
delega sulle questioni riguardanti l’intera città ed il suo futuro.
Curarsi dall’atteggiamento del BADALÌ che porta all’ assuefazione al declino, a
digerire tutto, che porta a non
accorgersi più dei fenomeni che
lentamente erodono la qualità dell’ambiente quindi la qualità della propria
vita.
vi sono nuove generazioni e nuovi livornesi
che rischiano di non conoscere le radici storiche e culturali della città e
di non percepire gli elementi che ne testimoniano i valori fondanti :
quei valori che non devono costituire
ostacolo allo sviluppo e al rinnovo ma devono servire da paradigma per COSTRUIRLO.
Citazione di Jan Assman sull’oblio
delle radici storiche
Dobbiamo quindi sollecitare tutti
alla partecipazione, all’attenzione, e pretendere la chiarezza e la trasparenza di chi ci governa
Va costituito un URBAN CENTER nostro
pensiero fisso che come spesso diciamo segnerà
la fine della ragione d’essere dell’Osservatorio
Vorremmo quindi verificare le nostre
idee, quelle uscite da un confronto tra un numero troppo limitato di
appassionati, confrontandoci più ampiamente con tutti i cittadini che hanno a
cuore la città e vogliono immaginarne il futuro.
A questo scopo attingere da chi
riteniamo abbia la conoscenza la cultura e l’esperienza necessaria,
e per questo agire su tre piani:
1) condividere le nostre posizioni di
principio generale, per semplificare quelle sull’approccio politico ambientale;
2) attingere, in materie di cui non
possediamo i fondamentali, elementi per
confortarci o per correggerci affinché si possa individuare la direzione da
prendere per affrontare una situazione che non ci rassicura affatto
3) partecipare le nostre convinzioni riguardo alcuni aspetti particolari, I PUNTI
CRITICI
sesta
parte: i confini di competenza
un
obiettivo fondamentale da perseguire, di ordine normativo è quello di stabilire
i nuovi confini di competenza demaniale che attualmente determina e sta alla
base dei conflitti, ma anche delle
manovre tra Comune ed Autorità Portuale.
il limite è
individuato in maniera
generica sulla base della presenza di specchi e vie d’acqua
da questa definizione >>> A SUD dello scolmatore A NORD dello scoglio della Regina,
non vi sono
altre definizioni che ne stabiliscano geometricamente il confini; questi
evidentemente sono stati nel tempo determinati
da altre condizioni come ad esempio il limite doganale.
Va messo in
discussione quanto si dà per scontato oggi del perimetro di quest’area
sulla base
di alcune considerazioni:
1) il limite doganale ha subito nel
tempo profonde modifiche ed ha svincolato fino ad oggi ampie aree di margine >> traslando la zona operativa verso le zone di
espansione a nord
2) la rete dei fossi un tempo parte
integrante dell’operatività del porto mercantile ( di qui l’importanza di
approfondire il tema storico urbanistico di Livorno città-porto) oggi non ha
vita propria se non integrandola col tessuto urbano --- l’aspetto della
percorribilità è questione di regole di navigazione e sicurezza su cui HA
COMPETENZA la Capitaneria di porto.
3) Stesso discorso vale per la BELLANA, zona
che non può essere finalizzata alla
nautica senza gravare sulla città per
carico urbanistico - infrastrutture e dotazioni quindi la sua utilizzazione deve derivare da scelte
urbanistiche riguardanti la città e non il porto e non basta AD EVITARLO l’aggettivo
SOCIALE che è profondamente bugiardo (nautica sociale)
4) Il confine muta con le destinazioni: per esempio la PORTA A MARE è di fatto un
quartiere urbano.
5) Il confine muta con la convenienza: tre
esempi
Il primo è _ LA PIAZZA MAZZINI- fu annessa alla STU - porta a mare per aumentare la volumetria estendendo l’area
di applicazione degli indici in cambio
dell’impegno alla riqualificazione dell’area pubblica, operazione formalmente discutibile
Il secondo è_ LA DOGANA D’ACQUA ceduta
alla competenza comunale per poter attingere al finanziamento dei PIUSS – a
prescindere dal senso dell’intervento e dal risultato, il comune avrebbe avuto
altre opportunità di utilizzo fondi (all’epoca
furono banditi tre concorsi ( oltre che
Dogana d’Acqua anche la ex Pirelli ed il Forte S Pietro)
Il terzo è _ LA FORTEZZA VECCHIA ora ingiustificatamente
annessa all’area portuale, operazione motivata da una sedicente misura di
compensazione rispetto al VIA che di fatto consegna il più significativo
monumento architettonico di Livorno ad un destino immeritevole _ il comune così si libera di un impegno
oneroso consegnando il suo tesoro ad un ente che ne sfrutterà le doti per fini
impropri
QUINDI
Si devono determinare due zone portuali
una di prevalente operatività di
indiscussa competenza dell’Autorità Portuale
l’altra di prevalente interesse
comunale perché in trasformazione urbana
Settima ed ultima parte:
l’architettura può servire a verifica delle scelte urbanistiche?
1) PIAZZA ORLANDO non è più l’anticamera del
lungomare, ma sembra una piazza di periferia
2) il RESTAURO E FUNZIONALIZZAZIONE
DELLA DOGANA D’ACQUA non è altro che
un’operazione speculativa dove la nuova volumetria prevale sulla ricostruzione
del vecchio edificio e la parte più pregiata e suggestiva che era il reale motivo del restauro rimane un rudere rimarrà sempre così? quando sarà
avviato il recupero dello specchio d’acqua?
3) le previsioni del vecchio piano
attuativo della STAZIONE MARITTIMA avrebbero trasformato il SILOS SGARALLINO in un ecomostro: il
recupero di quest’area sarebbe una
notevole occasione per dare valore, immagine
e visibilità internazionale al porto. Vanno organizzare allo scopo iniziative
di studio aperto alla partecipazione di esperti e cittadini e questo va fatto ASSOLUTAMENTE prima di
procedere all’approvazione del piano attuativo, perché da questo studio può
scaturire una soluzione nuova che sostituisca le previsioni folli del
regolamento delle varianti approvate
Note finali
la necessità di liberare il Rivellino dal depuratore di fondamentale importanza
perché il depuratore attualmente rappresenta una presenza e un ostacolo
insormontabile che impedisce la percezione unitaria delle fortificazioni della loro continuità ed il recupero e la valorizzazione
del FORTE S.PIETRO che riteniamo
fondamentale insieme a PIAZZA DEL LUOGO PIO come elemento di congiunzione strutturale e
funzionale tra città e porto.
la zona contesa, la fascia di margine,
rappresenta il territorio dove si nasconde il vero business per l’A.P. che
valorizza così le società di suo controllo PORTO 2000 e PORTO IMM.
Il rischio è che, se il Comune non riesce
a vincolare le aree e riacquisirne il controllo, saranno consegnate
all’interesse privato di chi ne rileverà la gestione quindi la trasformazione
chiudendo definitivamente ogni possibilità di dialogo con il centro
storico (le citate zone murate interne
alla città) e di renderle parte organica
del Piano Strutturale.
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