Va bene, continuiamo così, facciamoci del male»
(Nanni Moretti in Bianca)
per l’OTU Tommaso Tocchini, Daria Faggi, Leonardo Bertelli.
Il tormentone di questo periodo di isolamento e
distanziamento è:” Andrà tutto bene” e ne comprendiamo l’obiettivo
antidepressivo e consolatorio, Ma!!
Pensiamo che sia facile capire che non andrà
tutto bene se le criticità emerse con tutta la loro evidenza non spingeranno ad
una riflessione attenta, a scelte coerenti con una possibilità di contribuire a
dar vita a realtà meno distruttive, più eque, che rispettino la vita e la
libertà delle persone, tutte.
Ci piacerebbe anche assistere al
riconoscimento di errori fatti da chi ha
esercitato, a vario titolo e a vari livelli, il potere, o quanto meno a delle
scuse: sappiamo che se non c’è questo, difficilmente si darà vita ad un reale
cambiamento.
E questo vale ai diversi livelli e l’agire
locale potrebbe dare utili suggerimenti.
Purtroppo quando leggiamo articoli come quelli
comparsi in questi giorni sulla stampa
locale a proposito del progetto di “ nuovo ospedale”, sentiamo farsi sempre più
sottili le nostre speranze.
Dalle notizie che ricaviamo dagli articoli
apprendiamo che si sacrifica senza alcuna remora un parco pubblico cittadino
demolendo una attrezzatura esistente; si aggiunge che il verde sarà recuperato
dopo, dopo quando? E il verde sarà all’interno dell’area ospedaliera? Cosa ne è
della riflessione, più volte avanzata in questi mesi del rapporto effetti
pandemie/ dissesto ambientale?
La crisi sanitaria di questi mesi ha, tra
l’altro, dimostrato l’inadeguatezza di sistemi basati sulla cura dei ricoverati
in poche grandi strutture a discapito della prevenzione e della medicina
territoriale: questo, insieme alla consapevolezza del disastro conseguente al
progressivo disinvestimento nella sanità pubblica, richiede una revisione globale della
programmazione a livello nazionale, regionale, locale.
Ed allora, che senso ha precipitarsi a
presentare, in forme dal punto di vista di rapporti istituzionali e di
partecipazione democratica assai discutibili, l’ennesima versione del progetto di nuova unità ospedaliera?
La delicatezza dell’argomento e la
sua importanza per la città, testimoniata dalla sua annosa cronistoria, nonché
la promessa reiterata da parte dell’amministrazione, di procedere in modo
trasparente condividendo tutte le scelte con la cittadinanza, avrebbero
consigliato di trattare l’argomento con modalità assai diverse e se l’emergenza
Covid.19 dovesse servire da giustificazione per chiudere improvvisamente senza
discussione la questione del nuovo ospedale si aggiungerebbe danno a danno.
Riteniamo quindi opportuno proporre
alla Amministrazione e alla cittadinanza alcuni spunti di riflessione
Ci sono alcune caratteristiche che
accomunano il primo progetto (definitivo), quello
fortunatamente abbandonato, risultato
di un appalto concorso e quindi di un
confronto tra diversi progettisti, e quello comparso improvvisamente in questi giorni
(neppure preliminare) a firma di un ingegnere:
-
la mancanza di opportuni riferimenti ad una
pianificazione sanitaria e di indicazioni sul tipo di sanità e di
organizzazione ospedaliera, come sottolineato da una parte del sindacato ospedaliero;
-
un insano disprezzo dei fondamenti generali
urbanistici:
Il Piano
Strutturale attuale approvato dal Consiglio Comunale con Delibera n. 75 del
7 Aprile 2019, prevede di costruire la nuova struttura nell’area dell’attuale
Ospedale di Viale Alfieri: una sua
modifica richiede procedure complesse, tempi lunghi ed anche, ci augureremmo,
l’apertura di un dibattito in città. Il progetto comparso attualmente sulla stampa cittadina non è sicuramente
all’interno dell’attuale nosocomio, appare piuttosto un nuovo ospedale molto
ridotto nelle dimensioni che tende ad abbandonare l’esistente riproponendo l’
“affare” della nuova costruzione e della “valorizzazione” edilizia del vecchio.
Anche l’indicazione della nuova viabilità che unirà il viale Carducci alla via
Gramsci , tagliando in due l’area ospedaliera e demolendo servizi di recente costruzione
nonché la cosiddetta “rotondina” (edificio vincolato), appare destinata più ad
urbanizzare aree edificabili che a servire attività ospedaliere. Totalmente
assente qualsiasi valutazione sull’impatto ambientale sulle residenze
della Via Meridiana e sul parco adiacente (o quel che ne resterebbe).
Ed inoltre:
-
sulla
struttura ex Pirelli, nonché sul parco
storico Pertini esistono i vincoli della
Sovraintendenza, vincoli che in passato hanno impedito la realizzazione di progetti comunali
-
riguardo
all’affermazione che spostare la nuova costruzione nell’area ex Pirelli,
produrrebbe un risparmio di 80 milioni di euro (immaginiamo ci si riferisca al
progetto precedente illustrato nel
novembre/dicembre scorso), ci
chiediamo se si sia tenuto conto:
-
dello
stato del sottosuolo dell’area ex
Pirelli, che, ricordiamo, è stata area industriale dal 1906 fino agli anni ’80
del ‘900 e che comporterebbe, nel caso
di scavi un intervento non semplice di
bonifica;
-
degli
interventi necessari al restauro ed all’adeguamento strutturale e funzionale
dello stesso complesso ex Pirelli per il suo innesto al nuovo blocco
ospedaliero;
-
dei
lavori infrastrutturali e di risarcimento del parco pubblico, che non dovranno
essere operazioni accessorie rispetto all’intervento ospedaliero.
In
assenza di esami del sottosuolo, di valutazioni sulle demolizioni necessarie,
in sostanza di un progetto esecutivo serio con apposito computo metrico
estimativo, il calcolo sui costi riteniamo sia stato eseguito a spanne.
Al momento
quindi ci sembra una proposta frettolosa e avventata, sicuramente non
partecipata e foriera di danni futuri, che, inoltre, potrebbe comportare
ulteriori ritardi, ben oltre la fine della pandemia e della temuta fase di
ritorno 2021, nell’avvio della costruzione della nuova struttura ospedaliera e
il ripristino dei padiglioni storici.