DIBATTITO IN PORTO di Tommaso Tocchini dell’OTU
Non è un dato trascurabile che Il
percorso “di informazione, discussione e confronto” sia stato avviato dopo l’approvazione degli strumenti urbanistici che
disciplinano i programmi ed i progetti di rilevanza oggetto di esame. Forse è per
questo che durante i due mesi di
dibattito si è manifestata un’apertura
al confronto tra APL e AC, una situazione non registrata in fase di
discussione del PRP durante la quale vi era stato un duro confronto tra i due
enti, conclusosi con una chiara supremazia dell’APL che si concretizzò con l’approvazione del piano senza alcuna
significativa variazione rispetto all’assetto prestabilito; unica concessione fu
un protocollo aggiuntivo, sul quale nessuna persona di buon senso aveva riposto
speranza , giacché imponeva all’AC una missione impossibile nel programma di
revisione del PS; la scomparsa del tema
del PS dall’agenda del Comune lo ha poi dimostrato.
Questo dibattito quindi si è
aperto con tutte le carte in mano all’APL.
I progetti infatti risultano elementi
invarianti e a rafforzarne questa loro valenza vi sono i bandi di gara per la
realizzazione delle opere e, nel caso della Stazione Marittima, per la
privatizzazione della Porto di Livorno 2000, bandi che fanno riferimento agli
strumenti approvati e conseguentemente ai parametri in essi contenuti, in base
ai quali si conformeranno le offerte. Qualsiasi variazione cambierebbe i
presupposti della gara invalidandone i risultati od aprendo contenziosi, confronti
e contrattazioni che portano sempre ad esiti controversi.
Comunque sia nell’incontro
conclusivo sia APL che AC hanno dichiarato buoni propositi in merito alla possibilità di dare, in qualche misura, risposte
alle osservazioni pervenute, essendo in corso
la fase di elaborazione definitiva dei progetti, la cui approvazione
coinvolgerà anche l’AC.
Nel merito le proposte, che sono
state raccolte dalla responsabile del dibattito Sophie Guillain, in buona parte
ricalcano aspetti che vennero già sollevati da vari soggetti (cittadini,
gruppi, associazioni ..) in fase di approvazione del PRP, ed allora sistematicamente
ignorati. Quindi non c’è altro che aspettare gli effetti auspicati dei risultati del
dibattito sui progetti portuali e sul PS, anche se, date le premesse, la diffidenza è d’obbligo. Sarà quindi
opportuno che al dibattito pubblico segua una fase di monitoraggio pubblico
perché non si risolva tutto attraverso facili concessioni prive di sostanza.
Per questo si vuole mettere in
evidenza alcuni punti fondamentali nella relazione tra città e porto, emersi anche durante il dibattito, che non possono
essere ignorati poiché delineano un possibile nuovo contesto che induce ad un
diverso approccio e ad una reale revisione
del progetto della stazione Marittima. Questi sono legati principalmente al destino
dei monumenti storici presenti nella zona e per questo sarebbe opportuna una riflessione più approfondita sul valore
del patrimonio storico e monumentale, su come intervenire su di esso ed a chi
affidarlo.
L’area urbana
Esiste un percorso storico
articolato che verrebbe finalmente liberato attraverso lo spostamento del
depuratore del Rivellino, che rappresenta la chiave di volta per la ricucitura urbana
del centro storico, e che per questo dovrebbe essere sostenuta e supportata
economicamente dal momento che una sua nuova collocazione in area
industriale/portuale sarebbe anche funzionale alle stesse attività portuali. A
questo merito si rileva però l’assenza di approfondimento di questa prospettiva.
Dal punto di vista urbanistico ciò
aprirebbe la strada ad un recupero possibile del percorso mediceo delle
fortezze e dei fossi e delle propaggini Leopoldine di Dogana d’acqua e San
Marco.
Lo stato attuale vede infatti l’impossibilità
di utilizzare il forte S. Pietro e gli edifici presenti al suo interno mentre
con lo smantellamento degli impianti di depurazione ed il ripristino del canale
interrato si presenterebbe l’opportunità
di accesso e di utilizzazione di quest’area a funzioni della stazione marittima
predisponendo l’area storica a diverse opportunità:
·
l’ integrazione con il contesto delle nuove
strutture museali e culturali, di cui ora stentiamo a prevederne felici
prospettive, porterebbero beneficio in questo intreccio di destinazioni e prossimità.
·
La riapertura della via d’acqua rappresenterebbe
la porta naturale ai collegamenti sui percorsi d’acqua.
·
La libera connessione delle mura lorenesi con le
medicee aprirebbe la direttrice NE unendo al pentagono la Dogana d’Acqua, e
creando le condizioni di un recupero dell’infelice intervento le cui finalità (PIUSS)sono
state completamente disattese
L’area portuale
La messa a disposizione di aree
ed edifici urbani consentirebbe di diminuire il carico edilizio nell’area della
Stazione Marittima ed in particolare di sottrarre la Fortezza vecchia ad uno
sfruttamento intensivo quanto incongruo rispetto al valore storico testimoniale
del monumento cittadino a cui andrebbe riservato un trattamento rispettoso che
ne esalti le suggestioni e le caratteristiche storiche e testimoniali piuttosto
che considerarlo contenitore prezioso di attività commerciali e promozionali
che ne occulterebbero le specificità. In merito a questa situazione si sottolinea l’assenza critica o complicità
della Soprintendenza.
La recente rivalutazione dei Silos
granari, rispetto al puro valore volumetrico attribuitogli nel precedente
strumento attuativo dal medesimo gruppo di progettazione, che è tuttora
incaricato per la nuova versione della Stazione Marittima, offre un’altra
opportunità da sfruttare. Durante il
dibattito si è parlato di questo immobile di archeologia industriale e della
possibilità di promuovere per il suo
recupero un concorso internazionale, ma non si è mai evidenziato come, rispetto
ad una qualsiasi soluzione possa uscire da questa iniziativa, di cui il
workshop ha mostrato possibili suggestioni, quest’area possa cambiare
completamente gli equilibri architettonici e funzionali del piano attuativo.
Quindi il mutamento dei presupposti da cui si parte
per definire la zona della Stazione Marittima consentirebbe di operare quella
simbiosi virtuosa tra città e porto che non veda l’area portuale replicare
funzioni urbane, costituendo un’enclave in concorrenza, ma che possa creare le
condizioni perché le funzioni di accoglienza vengano svolte prevalentemente
dall’area urbana storica in quanto compatibili ad essa ed elemento di
rinascita. La riserva di aree che si verrebbe a creare in ambito portuale
potrebbe essere funzionale a creare quei servizi essenziali alla
riqualificazione dei quartieri limitrofi come i parcheggi e le aree verdi.
Avverrebbe quindi uno scambio funzionale che porterebbe
ad avvicinare i cittadini all’area ed alla vita portuale reale, esperienza che
non si manifesterebbe se si mantenesse l’attuale cesura, o che si eserciterebbe
solamente per la frequentazioni delle repliche concorrenziali ( geniale!!
L’outlet al porto); porterebbe infine gli
operatori portuali, i viaggiatori di transito, i croceristi, gli equipaggi a
respirare subito l’aria della città storica ed a apprezzarne il reale valore.
Nota: si tralasciano le
osservazioni su Porta a Mare, e gli approfondimenti su Silos e Fortezza Vecchia
come sugli altri monumenti, per le quali si rimanda alla copiosa documentazione
prodotta da OTU.
Tommaso Tocchini
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