L’ Osservatorio Trasformazione Urbane -Livorno
Livorno 28 ottobre 2009
NUOVO OSPEDALE E DINTORNI
La scelta di fare un nuovo ospedale a blocco in località Via Mondolfi, non contenuta nell’attuale Piano Regolatore, ci sembra davvero inaccettabile nel merito e nel metodo.
Bisogna non possedere il minimo senso del ridicolo per affermare che la delocalizzazione del nosocomio livornese “ci sta benissimo nel vigente piano regolatore” che guarda caso non prevede affatto lo spostamento della struttura ospedaliera.
Detto questo riteniamo che si possa convenire con quanto espresso dal sindacato FIALS così come riportato dai quotidiani locali nei giorni scorsi:
“Nessuna pregiudiziale verso un nuovo ospedale, ma cogliamo forti difetti di democrazia e di programmazione”.
Questa proposta di “nuovo ospedale” è un ulteriore dimostrazione dell’incapacità di uscire dalla gabbia autoreferenziale dei partiti e delle loro rappresentanze amministrative, e costituisce un pessimo esempio di governo del territorio.
Due gli elementi che suscitano forte irritazione nella sensibilità dei cittadini responsabili: la sottovalutazione della partecipazione e la mancanza di trasparenza nelle scelte concernenti le modifiche urbanistiche e territoriali.
Dovremmo chiedere conto alla Regione di quanto affermato sulla carta in merito ad uno degli obbiettivi generali del piano sanitario regionale 2008-2010, (che tra l’altro non prevedeva una nuova sede ospedaliera a Livorno) che è quello di favorire la partecipazione dei cittadini ed il coinvolgimento dei professionisti nella realizzazione del piano stesso.
Nei fatti la Legge regionale 27/12/2007 n.69 “Norme sulla promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali”, è ridotta a carta straccia.
Sottolineiamo, inoltre, che il Comune di Livorno ha firmato nel non lontano 6 giugno 2008 il relativo protocollo di intesa che insiste su:
la necessità della partecipazione dei cittadini e dei residenti alla elaborazione delle politiche pubbliche;
i valori della concertazione e del confronto come metodo di governance nei rapporti con gli enti locali.
Crediamo che sia del tutto evidente che il “nuovo ospedale” e l’abbandono e il cambiamento d’uso dell’attuale sede ospedaliera e dei presidi sanitari esistenti sia da considerare, per la città e non solo, un grande intervento con possibili rilevanti impatti di natura ambientale, territoriale, sociale ed economico, e dunque pare assai grave la disinvoltura con cui si sottrae alla pianificazione generale anticipando l’intervento di delocalizzazione.
Crediamo altresì che sia evidente come non possa essere considerata esaurita la partecipazione con la pubblicazione sui quotidiani locali di interviste agli organi decisionali (Assessore regionale, Sindaco, Direttore dell’ASL) nel mese di ottobre e da cui si evince chiaramente che le decisioni erano già state assunte anche negli elementi di dettaglio.
Tanto che il 16 ottobre abbiamo appreso che la relazione di fattibilità economico-finanziaria, era stata predisposta da uno Studio legale, studio Pettinelli, con sede a Milano, Roma, Venezia, che aveva inoltre compiuto una valutazione economica di tutti gli immobili di proprietà pubblica alienabili, nonché sul costo “preciso” per la nuova struttura di 238.446.000 euro, o di 220.538.229 euro (fonte il Tirreno del 25 ottobre.
Ci troviamo, dunque, presumibilmente, in questa situazione: alcuni mesi prima del 30 settembre, il direttore dell’ASL ha affidato ad uno studio professionale l’incarico di redazione di fattibilità economico-finanziaria, dando indicazioni sulla ubicazione della nuova sede, fornendo (ragionevolmente), almeno un progetto preliminare su cui basare la valutazione di costo e dando indicazioni di alienazione di quasi tutte le sedi costituenti il sistema socio sanitario livornese, il tutto all’insaputa ei cittadini e dell’intero consiglio comunale.
Il sindaco ci dice che il dibattito sulla nuova sede si è sviluppato “in maniera più o meno carsica”, cioè tradotto in italiano, in modo “più o meno” sotterraneo: questa è la nuova politica partecipativa dell’amministrazione comunale di Livorno.
Per entrare nel merito di una questione così importante come la struttura sanitaria della nostra città, davvero non è chiaro quale modello di organizzazione e quali contenuti abbiano in mente il sindaco e il direttore dell’ASL 6. Il nuovo sistema è tutto incentrato sull’ospedale senza alcun ambulatorio, presidio, consultorio di quartiere o di zona? E la nuova struttura, come è concepita? Con gli stessi reparti di oggi o con un nuovo assetto delle medicine generali e specialistiche?
A noi pare che pochissimi livornesi abbiano espresso in questi anni malcontento per l’architettura del vecchio ospedale, semmai lamentano la lentezza del pronto soccorso, la mancanza di reparti di riabilitazione, l’assenza di camera iperbarica, le lunghe liste di attesa, e via dicendo.
Del resto l’area attuale è così ampia e sottoutilizzata da consentire la costruzione di blocchi, piastre, torri o quanto si voglia costruire. Inoltre è centrale e facilmente raggiungibile con mezzi pubblici, condizione ben difficilmente raggiungibile nell’area proposta in Via Mondolfi.
Convinti che non esista partecipazione senza una tempestiva e puntuale informazione, che non può essere delegata esclusivamente alla stampa locale, ci pare comunque opportuno e doveroso porre alcune domande: risposte chiare ed esaurienti potrebbero servire ad avviare un confronto meno “carsico” in cui la città possa esprima i propri desideri, bisogni, aspettative di partecipazione alla vita civile e sociale.
La Giunta Comunale ha deciso la localizzazione prima o dopo l’affidamento della relazione allo studio Pettinelli? La direzione dell’Asl quando e da quale organo istituzionale ha avuto indicazioni sulla localizzazione, sulla dimensione della nuova struttura sanitaria e sulle modifiche conseguenti nell’attuale tessuto cittadino?
Come è stato affidato l’incarico da parte di un ente pubblico allo Studio legale? Con un incarico fiduciario o tramite gara ad evidenza pubblica? Quanto è costato?
Chi ha dato l’incarico, e a chi, per disegnare il progetto preliminare del nuovo ospedale?
Come è possibile affrontare il nuovo strumento urbanistico, anticipando un cambiamento così sostanziale dell’assetto cittadino che investe direttamente un’area extraurbana di 25 ettari, senza considerare le aree confinanti, nonché aree urbane su cui insistono l’attuale sede ospedaliera e l’intera rete socio sanitaria esistente?
Il nuovo strumento urbanistico è già stato affidato? A chi? Gli estensori, compiacenti, dovranno limitarsi ad accettare le scelte effettuate al di fuori di qualsiasi pianificazione e programmazione territoriale generale?
Le valutazioni economiche compiute dallo Studio Pettinelli sugli edifici da alienare (quasi tutto il sistema socio sanitario livornese) tengono conto della permanenza di destinazione in servizi pubblici degli edifici o di una diversa destinazione privata, non prevista dall’attuale strumento urbanistico? Perché francamente se nelle vecchie strutture saranno consentiti usi diversi, la stima di 300 euro a mq ci sembra davvero sottostimata.
Sono state valutati bene i costi complessivi e le necessarie risorse per la realizzazione delle urbanizzazioni dell’area, sopratutto in merito all’acquisto dei terreni e strutture varie, calcolato intorno ai 14 milioni di euro?
O seguendo il metodo già sperimentato dovremmo cedere un altro pezzo di città per non dichiarare fallimento?
I milleseicento posti auto presuppongono un modello di trasporto prevalentemente privato per coprire un servizio pubblico carente?
Come si concilia lo sviluppo dei servizi territoriali, fondamentali per l’assistenza socio sanitaria, con la prevista alienazione di gran parte della rete esistente? I relativi costi per le nuove realizzazioni sono stati valutati?
Nel valzer dei numeri e delle indicazioni come si è passati dai previsti 650 posti letti, enunciati il 30 settembre ai 487 del 24 ottobre?
Lo strumento urbanistico vigente fornisce indicazioni di viabilità che tengono conto del paesaggio con sottopasso alla sommità della collina e sottopasso della ferrovia e della vecchia Aurelia. Non si ritiene deleterio un nuovo cavalcavia di raccordo con la zona di Banditella? Non è bastata la lezione del cavalcavia del Corallo?
Un ultima domanda: è possibile in questa città affrontare problemi di tale portata e di tale comune interesse attraverso un processo in cui siano trasparenti i modi, i tempi, le responsabilità nella formazione delle decisioni ed in cui siano previsti e realizzati percorsi di reale partecipazione di chi questa città la abita?
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