Abbiamo letto,con attenzione e soddisfazione, sul Tirreno del 17 u.s. un articolo sul nuovo ospedale e sul lento iter di conclusione dell’operazione. Contrariamente ad alcune opinioni, la soddisfazione è data appunto dalla “lentezza” che ci pare possa essere un aiuto alla razionalità ed alla riflessione e, magari, ad un ripensamento .
Cogliamo quindi l’occasione per dare, come Osservatorio sulle Trasformazioni Urbane, un contributo al dibattito e, se possibile, al chiarimento di alcuni aspetti evidenziati nell’articolo in esame.
Primo elemento : un “accordo di programma” non può costituire una scorciatoia per decisioni che dovranno essere assunte ma semplicemente, come dice la stessa denominazione, un “programma” per decisioni future sulla cui realizzazione varie istituzioni concordano l’iter autorizzativo. Le varianti urbanistiche dovranno essere fatte in seguito ed in seguito dovranno essere approvati i progetti e le modalità di realizzazione. Le scadenze sono solo indicative e sono condizionate da atti futuri comunque da assumere nei tempi necessari.
Il piano di caratterizzazione ambientale. Tale piano è indispensabile per il risanamento e l’utilizzazione di aree ritenute inquinate come quelle della ex Sice-Pirelli, cioè aree derivanti dalla dismissione di fabbriche che nel corso della propria attività hanno utilizzato o prodotto elementi potenzialmente inquinanti. Nessuno obbligava l’Azienda USL o il Comune ad utilizzare sconvolgendole aree che ritenevano inquinate e che erano da 30 anni ormai ricoperte e confinate; tale scelta di utilizzazione, che riteniamo ingiustificata e sconsiderata, comporta che l’utilizzatore predisponga il piano in oggetto, cioè l’Azienda USL Toscana nord/ovest e non il Comune che utilizzerebbe, in questa circostanza, risorse da destinare al proprio patrimonio.
In ogni caso chi procede a tali operazioni deve necessariamente partire dalla situazione anteriore, cioè dalla presenza della fabbrica, esaminando planimetrie e destinazioni d’uso per verificare dove, eventualmente, fossero depositati inquinanti, come venne fatto negli anni ’80, al momento della realizzazione dell’ampliamento del Parco. Da nessuna parte del piano di caratterizzazione si fa riferimento alle preesistenze, ma si esamina solo parzialmente il sottosuolo. Le sorprese, ed eventuali ritardi, potrebbero venire successivamente in fase di escavi.
Permute, manca la perizia. Capiamo che questo sia un periodo difficile per il Comune per effettuare perizie per permute, in considerazione delle questioni aperte nell’ufficio patrimonio, ma riteniamo che la permuta di un’ area pubblica comunale, destinata ed usata come verde ed attrezzature pubbliche ma, tutto sommato, libera con un’area attualmente usata come sede ospedaliera e che tale dovrà rimanere fino a quando non sarà realizzato il nuovo ospedale, potrà configurarsi al più come una promessa con incerta concretizzazione nei tempi e nella realizzazione, nel caso in cui la costruzione del nuovo ospedale non trovasse conclusione o si determinassero ritardi nei tempi di realizzazione. In tale incertezza la definizione dell’esatto valore dei terreni appare assai problematica e non valutabile come area disponibile ; inoltre nel quadro economico ad oggi disponibile non sono comprese le demolizioni né ipotizzato chi le assumerà.
Rompicapo masterplan. Appare quanto meno inconsueto che uno strumento
attuativo comunale venga redatto da un privato, come si configura l’Azienda,
secondo i propri interessi, investendo, tra l’altro aree che non sono di sua
proprietà, non solo comunali ma in buona parte proprietà privata se
consideriamo l’intero quadrilatero confinato dal viale Carducci, dal viale
Alfieri, dalla via Gramsci e dalla via Del Corona.
Il finanziamento del nuovo nosocomio, è definito dalla Regione Toscana dalla Delibera N 703 del 08-06-2020, che rappresenta una parziale modifica del Piano degli investimenti della Regione, nel senso che sposta il grosso dei finanziamenti alla annualità 2022, ma non si fa alcun esplicito riferimento alle fonti dei finanziamenti, che, quindi, rimane in proporzione quella individuata dal Piano di investimenti sopra richiamato, che prevede anche l’alienazione di beni. È lecito, quindi, supporre, che ad oggi anche gli edifici storici attualmente costituenti gli Spedali Riuniti possano essere oggetto di alienazione e naturalmente la loro destinazione d’uso è elemento fondamentale del loro valore. Tale destinazione d’uso non può essere nascosta sotto i termini generici “rigenerazione” o “riqualificazione” e non compare da nessuna parte l’impegno finanziario per la cosiddetta “Cittadella della salute”; tra l’altro più volte da parte dei tecnici comunali e dell’ A USL, è stata affermata la difficoltà, anche se poco credibile, di ristrutturazione e di consolidamento antisismico degli edifici storici ospedalieri. Abbiamo notato che l’arch. Silvia Viviani, che come assessora all’Urbanistica segue la questione, fa parte del consiglio di amministrazione della CDP immobiliare srl che è attiva nella valorizzazione del patrimonio immobiliare di proprietà e di provenienza pubblica attraverso operazioni di sviluppo e di riqualificazione urbanistica; la società ha acquisito un’esperienza specifica nel settore delle trasformazioni e valorizzazioni urbanistiche e l’ha estesa poi all’intera filiera immobiliare con lo sviluppo dell’attività di gestione, costruzione e di commercializzazione. Al di là delle questioni di possibile conflitto di interesse, su cui non ci interessa entrare in questa sede, desideriamo richiamare alla fondatezza delle ipotesi che vengono avanzate e alla “trasparenza” cioè il dovere di chi amministra la cosa pubblica ed il denaro pubblico di render conto dell’uso che ne fa.
Si evidenziano poi altri problemi: se si riscontra da parte del Comune la necessità di una variante urbanistica evidentemente i progetti non rispettano le indicazioni contenute nelle regole attualmente vigenti per l’area, né per quanto concerne il regolamento urbanistico né per quanto concerne il piano strutturale. Non sappiamo se il termine riportato “variante semplificata” , che non ci pare compaia in alcuna legge o manuale, serva solo a banalizzare la necessità della doppia variante o sia solo uno dei termini fantasiosi usati dall’assessora come l’ ”appiccicume” edilizio o l’ossimoro “urbanistica passo dopo passo” che nega qualsiasi processo programmatorio. A noi, modestamente, pare che la pianificazione territoriale ed urbanistica sia quel metodo, quell’insieme di strumenti capaci di garantire anticipatamente, in funzione di determinati obbiettivi, coerenza, nello spazio e nel tempo, alle trasformazioni territoriali. La città non è solo un affare.
Salta il bando ad aprile. Ci viene da dire: fortunatamente. Ciò consente una reale partecipazione sull’ubicazione del nuovo ospedale e sulla sua organizzazione in coerenza con l’ospedale esistente da salvare, partecipazione che non c’è stata né nelle modalità (informazione ed ascolto) né ne numero davvero esiguo dei partecipanti. Se si tiene conto del modo in cui l’ufficio tecnico dell’AUSl determina le manutenzioni dell’attuale edificio ospedaliero e della progettazione ed esecuzione della Casa della salute di via del Mare, ad Ardenza, lo studio di fattibilità tecnico economica del nuovo ospedale da porre a base del bando per la progettazione delle opere forse richiede qualche ripensamento.