Un vuoto di
memoria: Non perdere la testa e la memoria è obbligo di
tutti. Claudio Magris.
Dopo gli ’articoli
comparsi in questi giorni su Il Tirreno riguardanti una ipotesi di diversa ubicazione
dell’ospedale nuovo, diversa da quanto previsto dal Piano Strutturale, ,come Osservatorio
Trasformazioni Urbane riteniamo opportuno
intervenire nuovamente su una questione
che ha ormai una storia ultradecennale, che ha visto scelte, per usare un eufemismo, avventurose: una
localizzazione urbanisticamente assai discutibile, una ipotesi di reperimento
di fondi che privava la comunità di molti “beni pubblici”, il ricorso allo strumento
projet financing, che aveva già mostrato in numerose esperienze
di essere fallimentare ed anche molte menzogne (ricordate quando si parlava, ad
esempio,del pericolo di perdere i “finanziamenti europei”, mai previsti in
realtà ?)
Quelle
scelte, su cui non era stato attivato alcun percorso partecipativo, se non
confronti “carsici”, (per usare una
espressione del sindaco di allora), hanno comunque provocato una forte
reazione: la costituzione di un comitato cittadino contro la localizzazione a
Montenero basso, dibattiti, raccolta di oltre 11.000 firme e articoli di
architetti , anche dell’osservatorio trasformazioni urbane per l’urbanistica
partecipata, un referendum fortemente osteggiato dalla Amministrazione
allora in carica, che dette comunque un risultato inequivocabile contrario alla
localizzazione allora individuata.
Infine si è
convenuto che il miglior sito dove far nascere il nuovo ospedale, è e
resta l’attuale area ospedaliera di Viale Alfieri., un’area semicentrale agevolmente raggiungibile da
ogni quartiere della città anche in autobus, e senza patente e auto privata, condizione di
molti anziani che sono ovviamente i più assidui frequentatori di ospedale e
poliambulatorio; e’ inoltre, possibile
una volta aperto l’ingresso in viale Carducci,come già era previsto nel vecchio
progetto di ristrutturazione,organizzare spazi di parcheggio per autoambulanze
,il personale e i visitatori .
Abbiamo
spiegato fino alla noia che il sistema a padiglioni è adottato anche oggi in
altre città e regioni e che i padiglioni si possono perfettamente ristrutturare
rendendoli efficienti e rispondenti alle esigenze dei tempi, ma che se si fosse
scelto un nuovo ospedale a monoblocco, esisteva la possibilità di costruirlo
senza problemi, alle spalle dei padiglioni storici, esattamente come pochi anni fa è stato possibile costruire la
nuova piastra della chirurgia.
Certo questa
scelta urbanistica, che, lo ricordiamo è stata recepita nel Piano strutturale,
impedisce che l’area di viale Alfieri diventi oggetto di speculazioni edilizie,
mentre si colloca all’interno della logica del non consumo del territorio .
Riteniamo che a questo punto il gioco di proporre aree nuove d’intervento,
serva soltanto a riempire qualche colonna dei quotidiani locali e a ritardare
finanziamenti e realizzazioni cosa di cui la popolazione livornese non ha alcun bisogno; concentriamo
la partecipazione sul tipo di sanità che desideriamo e sulle modalità di
risposta edilizia a tale tipo di sanità.
Ridurre
le aree verdi, ipotizzare nuove edificazioni ci sembra, inoltre, una scelta incapace di cogliere quel rinnovato
e forte interesse per le questioni ambientali, espresso anche e soprattutto
dalle giovani generazioni, il cui futuro dovrebbe stare a cuore a chi opera
scelte che inevitabilmente si ripercuoteranno lungamente sull’assetto urbano
futuro.
i
Livorno 18 ottobre 2019